Seregno

Una terapia innovativa per dare una speranza a tanti altri malati

La seregnese Lila Russo è in cura presso l’Istituto dei Tumori di Milano

Una terapia innovativa per dare una speranza a tanti altri malati
Pubblicato:

Trasformare una brutta esperienza in un’opportunità per aiutare gli altri, ecco cosa ha fatto Filomena Russo, conosciuta come Lila, 75 anni di Seregno, insegnante di Lettere alla scuola secondaria di primo grado Caldera di Cabiate, ora in pensione.

Una terapia innovativa per dare una speranza a tanti altri malati

«La diagnosi di linfoma non Hodgkin è stata davvero come ricevere una bastonata - racconta al nostro Giornale - Ho fatto un primo ciclo di chemioterapia nel 2018 dopo la diagnosi, ma poi ho avuto una recidiva. La scelta era tra continuare la chemio oppure accettare di partecipare a una sperimentazione all’Istituto dei Tumori di Milano, chiamata Car-T».

Le Car-T sono una terapia innovativa in campo onco-ematologico, che permette di offrire una possibilità di cura a pazienti con linfomi non Hodgkin o con leucemie linfoblastiche che sono andati incontro a una ricaduta dopo una o più terapie convenzionali.

«Ho voluto partecipare alla sperimentazione per poter essere di aiuto ad altri malati - aggiunge Lila Russo - Sapevo che potevano esserci dei rischi e che non sarebbe stato facile. Ma adesso, a due anni dalla cura, il mio linfonodo è ancora in remissione».

Come funziona la cura

La cura con Car-T è basata sui linfociti-T. Viene effettuato un prelievo di sangue al paziente e, attraverso un processo chiamato aferesi, i linfociti vengono prelevati e spediti in appositi laboratori negli Stati Uniti dove viene introdotto al loro interno il recettore Car, capace di riconoscere le cellule tumorali.

«Il momento più critico è quello in cui i linfociti vengono iniettati nuovamente in corpo. Dopo il procedimento effettuato nell’aprile del 2020 sono stata ricoverata per venti giorni e venivo monitorata 24 ore su 24. Successivamente ho passato sessanta giorni in una dimora nei pressi dell’Istituto per poter intervenire celermente in caso di complicazioni, che avrebbero potuto causare un ricovero in terapia intensiva».

Questi linfociti geneticamente modificati, però, non distruggono soltanto le cellule tumorali, ma anche il sistema immunitario:

«Sono immunodepressa e non esco molto di casa, ma sono comunque contenta. Questa sperimentazione è sicuramente un’eccellenza del territorio e l’Istituto nazionale dei Tumori di Milano mi ha sempre seguito con attenzione, specialmente il primario di ematologia oncologica, il dottor Paolo Corradini di Varedo. È un progetto a cui partecipano solo venti pazienti sul territorio nazionale e centoventiquattro tra Europa e Giappone».

Un aiuto per il reparto di oncologia pediatrica

Nonostante le difficoltà la seregnese non ha mai smesso di pensare agli altri:

«Al settimo piano dell’Istituto dei Tumori c’è il reparto di oncologia infantile - racconta commossa al ricordo - Un giorno sbagliai a prendere l’ascensore e ci finii per caso. Vedendo quei poveri bambini lottare contro una malattia così brutta, mi colpì la loro serenità e quella dei loro familiari. E così ho maturato il desiderio di fare qualcosa per loro».
«Molte persone care mi chiedevano di raccontare la mia storia. Così ho deciso di scrivere un racconto sulla mia esperienza di “cavia al tempo del Covid” e di donarlo all’associazione Bianca Garavaglia. Con una donazione di almeno dieci euro alla campagna “Il cielo è sempre più blu” è possibile ricevere il racconto e aiutare i volontari che operano nel reparto di oncologia pediatrica. Non è un racconto triste. Molti malati oncologici che lo hanno letto mi hanno detto che ha dato loro speranza. Il messaggio che volevo far passare è che non bisogna mai arrendersi, ma bisogna combattere anche davanti a difficoltà che ci sembrano insormontabili».

Seguici sui nostri canali
Necrologie