Lesmo

Una vita dedicata ai ragazzi e alla scuola, la maestra Katya raggiunge la pensione

Dopo 42 anni di onorata carriera ecco il meritato traguardo: «Ho seminato tanto, ma ho raccolto altrettanto»

Una vita dedicata ai ragazzi e alla scuola, la maestra Katya raggiunge la pensione
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Non ce ne vogliano i tanti docenti dell’Istituto comprensivo di Lesmo, ma dal prossimo 1 settembre la scuola elementare sarà certamente più povera.

Una vita dedicata ai ragazzi e alla scuola, la maestra Katya raggiunge la pensione

Dopo 42 anni di onorato servizio, la maestra Katya Campagna ha infatti raggiunto il traguardo della meritata pensione appendendo al chiodo libri e gessetti. Difficile, se non impossibile, raccogliere in poche righe la carriera di una docente che in oltre quattro decenni ha letteralmente insegnato a leggere e scrivere a diverse generazioni di lesmesi. Bambini e ragazzi, con qualcuno che oggi è anche diventato genitore e ha ritrovato la maestra Katya come insegnante dei propri figli. Anche il sottoscritto può dire di aver imparato il «mestiere» grazie a lei. Ecco perché questa intervista assume un valore speciale: una chiacchierata che ha riportato le lancette del tempo a ritroso di oltre vent’anni, aprendo (con una certa nostalgia, va detto) una finestra su un passato che non può essere dimenticato. Anzi.

Il proverbiale passo indietro però ci riporta però al 1982, quando appena diciottenne la maestra Katya assume il primo incarico da docente:

«All’epoca il Comune aveva ancora la possibilità di affidare in maniera diretta le cosiddette attività integrative - racconta - L’incarico mi arrivò quindi dal sindaco Giovanni Redaelli subito dopo essermi diplomata alle Magistrali. Così a settembre, mentre mi preparavo per il concorso pubblico che sarebbe terminato solamente nel gennaio successivo, comincia la mia avventura nel mondo della scuola. Per me fu davvero una bella emozione iniziare a lavorare proprio nel mio paese, perché il mio desiderio era di quello di poter offrire un contributo concreto alla comunità».

Lettere, storia, materie umanistiche ed essendo diplomata in Conservatorio anche musica, che nei primi anni ha insegnato sia a Lesmo che a Peregallo, quando ancora c’era la scuola primaria. Ma non è stato questo l’unico cambiamento vissuto in quarant’anni di carriera.

"Scuola, prima palestra di socialità"

Dalla scuola in piazza Dante a quella di via Vittorio Veneto, senza contare la transizione dall’analogico al digitale:

«Ho cominciato con il ciclostile e ho terminato con la Lim, se ci penso è qualcosa di pazzesco - riflette con una certa ironia - La scuola e la professione si sono trasformate moltissimo, ciò che però è rimasta sempre uguale è stata la curiosità dei bambini, la loro voglia di imparare e di non fermarsi mai. Che poi è quello che cerchiamo di trasmettere loro oltre all’istruzione vera e propria. Del resto la scuola è la prima palestra di socialità per i più piccoli, anche se con il passare degli anni per loro diventa più difficile costruire relazioni anche per via della tecnologia galoppante che spesso tende a isolare anziché aggregare».

Difficoltà e soddisfazioni

Difficoltà e sacrifici non sono mancati, così come anche i bei momenti e le soddisfazioni. Motivo per cui il bilancio di questa straordinaria esperienza non può che essere positivo.

«E’ un lavoro creativo, dinamico, perché in un certo senso ogni giorno è sempre diverso dall’altro - dice l’insegnante - Penso di averci messo sicuramente del mio e questo aspetto oggi mi gratifica molto. Lavorare con i ragazzi ti arricchisce tantissimo: sei tu a insegnare, ma allo stesso tempo impari sempre qualcosa di nuovo dai tuoi alunni. E in fin dei conti continui a crescere anche grazie a loro. Insomma, sento di aver seminato tanto, ma anche di aver raccolto altrettanto. E questo è sicuramente l’aspetto più importante. Sono passati già un paio di mesi dall’ultimo giorno, ma l’emozione è ancora enorme: ho proprio sentito lo stacco dai colleghi, dai ragazzi e dalle famiglie. Un po’ mi ero preparata, ma devo ammettere che di fronte al loro affetto sono crollata anche io. Segno che i rapporti che si sono creati in tutti questi anni sono stati veri e molto forti».

Un nuovo capitolo

Per la maestra Katya si chiude un capitolo molto importante della propria vita, ma è già pronto ad aprirsene uno nuovo:

«Da anni collaboro con diverse onlus che si occupano di istruzione, educazione e formazione in tante parti del mondo, specialmente le più povere e bisognose di aiuto - spiega lei, che al ruolo di docente ha anche affiancato, negli anni, quello di volontaria in parrocchia e assessore alle Politiche sociali - Ho viaggiato tanto in passato e ho toccato con mano realtà molto difficili dentro al quale c’è tanto da costruire per offrire un sostegno concreto alle donne, ai bambini e a quelle persone che si trovano ai margini della società. Il nostro obiettivo è quello di portare la scuola anche a queste latitudini, in mezzo alla povertà, alle fragilità e a dinamiche che paiono davvero più grandi di noi. Sono esperienze che finora mi hanno arricchito tanto e che ho anche portato agli alunni di ritorno dai miei viaggi, raccogliendo curiosità e sincero interesse. A inequivocabile testimonianza che i più piccoli proprio non conoscono l’indifferenza».

Tornando alla professione che lascerà da settembre, qual è la più grande soddisfazione che si porterà dietro?

«Senza dubbio i rapporti umani coltivati tra le mura della scuola - afferma senza esitazioni - Quello che ho costruito negli anni lo vedo negli occhi degli ex alunni quando li incontro per strada. Mi fermano, mi chiedono, mi raccontano cosa fanno nella vita. Ed è lì che capisco che qualche seme allora è rimasto. Questa è la soddisfazione più grande. Perché non è quello che facciamo che ci qualifica, ma come lo facciamo. E io penso di averci sempre messo passione e slancio nel mio lavoro».

A testimonianza che il tempo passa, è vero, ma certe persone restano. E con esse anche i valori che sanno trasmettere. Anche a distanza di 42 anni.
Grazie maestra

Fabio Beretta 

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