Ventidue sindaci brianzoli e la norma contestata sull'accoglienza agli ucraini
Il bando della Protezione civile prevede il finanziamento solo dei progetti successivi al documento. E la solidarietà della prima ora?
Ventidue sindaci brianzoli hanno aderito alla proposta dei primi cittadino di Lissone e Seregno e sottoscritto la lettera inviata al presidente dell'Anci, contestando le modalità di accoglienza agli ucraini contenute in un bando della Protezione civile
La lettera dei sindaci brianzoli
Ventidue sindaci della Brianza, su iniziativa di Concettina Monguzzi di Lissone e Alberto Rossi di Seregno, hanno scritto ad Antonio Decaro, presidente nazionale dell’Associazione nazionale Comuni d’Italia (Anci), affinché chieda di porre rimedio a una incongruenza contenuta nella manifestazione di interesse pubblicata dal Dipartimento nazionale della Protezione civile e finalizzata allo svolgimento delle attività di accoglienza delle persone provenienti dall’Ucraina in fuga dagli eventi bellici. Il bando, infatti, ritiene finanziabili i progetti di accoglienza che vengono attivati successivamente al bando stesso, escludendo dal sostegno le attività già avviate. Questo con evidente penalizzazione di fatto per quanti, dalla prima ora, si sono impegnati in attività a favore dei profughi.
"La guerra in Ucraina – scoppiata ormai da otto settimane – ha prodotto il più grande esodo di persone da alcuni decenni a questa parte - si legge nella lettera - Un esodo, quello dei profughi ucraini, per lo più donne e bambini, che ha visto l’Italia come una delle mete d’arrivo di questi viaggi della speranza. In questo contesto che ci ha visto tutte e tutti coinvolti emotivamente in ragione delle immagini della guerra che arrivavano, e continuano tragicamente ad arrivare, noi Sindaci, insieme alle nostre comunità, ci siamo fatti carico di attivare un sistema di accoglienza che consentisse a queste persone di potersi sentire al sicuro e accolte. Una rete composta da enti del terzo settore e parrocchie, che come sempre si sono attivati con professionalità e attenzione a chi è in difficoltà, ma soprattutto da privati cittadini che con grande senso civico e spirito umanitario hanno aperto le porte delle loro case a chi non sapeva dove andare. I nostri 22 Comuni brianzoli accolgono a oggi oltre 1300 persone scappate dalla guerra, poco meno della metà dei quali minori, la gran parte ospiti nelle abitazioni dei nostri concittadini. Abbiamo sperato che il Governo premiasse questa disponibilità dimostrando riconoscenza a queste famiglie, anche fornendo loro un supporto economico per rifonderle dell’impegno che hanno finora sostenuto e che in molti sono disposti a continuare a sostenere. Questo invece non è accaduto, chi ospita (soprattutto chi lo fa già da quasi due mesi) si vede sempre più stanco e affaticato nella gestione delle spese, e a fronte di questo il bando della Protezione Civile che prevede questi contributi non includerà le persone che hanno già accolto/che sono state già accolte in famiglia, ma solo le nuove convivenze realizzate a partire dalla firma della convenzione. Prendiamo atto con amarezza dell’esclusione di chi sta già accogliendo queste persone in fuga dalla guerra, in un cortocircuito che premia chi invece si attiva solo ora a fronte di un contributo economico certo. Chi è stato più generoso viene così quasi mortificato. Siamo convinti che si debba correre rapidamente al riparo per evitare che si verifichi quella che non esitiamo a chiamare ingiustizia. E che a richiamare il Governo su questo aspetto debba essere proprio l’Associazione che rappresenta chi, in queste settimane complesse, si è fatto carico di sollecitare i suoi concittadini per individuare soluzioni praticabili nell’accoglienza che non sovraccaricassero la rete pubblica. Il Governo deve riconoscere un contributo per l’importante sforzo che stanno sostenendo. È miope e scorretto che questo contributo non vada anche alle famiglie che si sono messe a disposizione per accogliere già da febbraio. Il nostro sistema regge anche grazie a loro, e il dispositivo della Protezione civile nazionale deve riconoscerlo. Chiediamo allora a questa associazione di prendere una posizione forte e decisa nella speranza che il Governo possa sanare questa situazione e garantire un contributo a quelle famiglie che hanno aperto le porte delle loro case alle famiglie ucraine garantendo loro non solo un tetto, ma anche i pasti e assistenza in tutte quelle attività che coinvolgono chi si trova in una situazione come questa: ingresso nel sistema sanitario, introduzione all’attività scolastica, individuazione di attività per i più piccoli, solo per fare alcuni esempi concreti con cui ci siamo dovuti confrontare. Confidiamo nella sensibilità dimostrata da chi guida questa associazione e dai suoi organismi dirigenti per far sì che questa situazione possa davvero essere superata grazie a una interlocuzione proficua con il Governo.
I firmatari
Oltre che da Concettina Monguzzi e Alberto Rossi, il documento è stato sottoscritto anche da Simone Sironi – Sindaco di Agrate Brianza, Piermario Galli – Sindaco di Barlassina, Mauro Colombo – Sindaco di Bellusco, Andrea Esposito – Sindaco di Bernareggio, Marco Troiano – Sindaco di Brugherio, Monica Buzzini – Sindaco di Caponago, Daniele Nava – Sindaco di Carnate, Davide Fumagalli – Sindaco di Cavenago, Maurilio Longhin – Sindaco di Cesano Maderno, Maria Rosa Redaelli – Sindaco di Macherio, Maria Fiorito – Sindaco di Muggiò, Fabrizio Pagani – Sindaco di Nova Milanese, Daniel Siccardi – Sindaco di Ornago, Kristiina Loukiainen – Sindaco di Ronco Briantino, Carla Della Torre – Sindaco di Sulbiate, Pietro Cicardi – Sindaco di Triuggio, Lisa Mandelli – Sindaco di Usmate Velate, Samuele Consonni – Sindaco di Verano Brianza, Luca Ornago – Sindaco di Villasanta e Francesco Cereda – Sindaco di Vimercate.