"Verde Manara", storie di famiglie sospese: "Senza casa e abbandonati dalle istituzioni"
Una delegazione dei promissari acquirenti beffati dal cantiere posto sotto sequestro ha partecipato alla manifestazione in piazza a Milano

"Siamo finiti in un limbo, senza case e senza soldi. E, peggio ancora, siamo stati abbandonati dalle istituzioni". E' questo il grido d'aiuto che si alza da "Verde Manara", il complesso residenziale di via Villaggio dei Pini a Usmate Velate, posto sotto sequestro dallo scorso 17 luglio, nel quale avrebbero dovuto trovare sistemazione 24 famiglie.
"Verde Manara", storie di famiglie sospese
Condizionale d'obbligo, purtroppo, perché il loro sogno di trovare casa in un angolo verde della Brianza è diventato un incubo, schiacciato dal peso dell'inchiesta sul mattone che da oltre un anno sta tenendo il paese e il Comune con il fiato sospeso. La storia è tristemente nota: al centro del caso c'è l'ormai ex responsabile dell'Ufficio tecnico, Antonio Colombo, accusato di aver incassato delle mazzette per favorire alcuni imprenditori locali. Tra cui Alberto Riva, ovvero il costruttore che stava realizzando il complesso finito sotto sigilli da parte della Procura e della Guardia di Finanza.
"Siamo rimasti senza casa e senza sogni"
Tre palazzine per un totale di 24 appartamenti, dicevamo, dai quali emergono altrettante storie. Come quelle di famiglie consolidate che qui hanno investito tutti i loro risparmi, oppure quelle di giovani coppie che hanno ipotecato il loro futuro: progetti e futuri congelati, o meglio finiti nel limbo. Perché in attesa che la giustizia faccia il proprio corso, le loro vite si sono di fatto fermate a quel 17 luglio:
"Il problema è che in tutto questo stiamo pagando solo noi, persone oneste che hanno avuto solamente la colpa di aver scelto questo angolo di Brianza per costruire il proprio sogno - racconta Rossana Taddeo, una delle acquirenti beffate dall'inchiesta - Oggi siamo senza niente. Perché non abbiamo più soldi, non abbiamo le case che abbiamo comprato e non abbiamo più quelle vecchie perché ormai le abbiamo vendute. Siamo in un limbo dal quale sembra impossibile uscire"
La manifestazione in piazza a Milano
La donna, insieme ad alcuni "vicini" di casa ha partecipato alla manifestazione organizzata nel fine settimana scorso a Milano dal comitato "Famiglie Sospese" che raduna tutte quelle persone che hanno acquistato casa nei progetti bloccati (i nuclei familiari solo a Milano sono 1600, ndr) dopo le inchieste della Procura. Nel capoluogo lombardo, ma non solo, come dimostra la presenza di una delegazione di Usmate Velate:
"Prima di acquistare queste abitazioni abbiamo ovviamente chiesto delle referenze ed erano state tutte positive: ci siamo fidati, ma si trattava di una scelta ben ponderata - prosegue lei - Però tutto si è bloccato lo scorso luglio per via dell'inchiesta. All'inizio sembrava uno scherzo di pessimo gusto, poi però abbiamo capito che quei sigilli segnavano l'inizio di un vero incubo. Siamo letteralmente sospesi: non abbiamo più le case che avevamo già pagato e non abbiamo più i soldi ovviamente. Nessuno sa se e quando vedremo qualcosa. Nel mio caso specifico, poi, la beffa è doppia, perché per prendere casa qui non ho venduto solo la mia precedente, ma anche quella di mia madre anziana, che ho convinto a venire a vivere con me per poterle stare vicino. Risparmi di una vita che sono andati in fumo".
"Abbandonati dalle istituzioni"
Non cercano nessuna scorciatoia, ma solo il rispetto delle regole. E soprattutto della propria dignità:
"Noi siamo per le legalità, quindi se qualcuno ha sbagliato è giusto che paghi - dice - Ma in questo momento stiamo pagando solo noi, che nulla abbiamo fatto per meritare questa situazione. Purtroppo in questo scenario manca completamente anche il supporto delle istituzioni: al di fuori di qualche dichiarazione di facciata, non abbiamo mai avvertito la solidarietà o l'empatia dell'Amministrazione comunale. Sì, ci sono stati degli incontri nel corso di questi mesi, ma non hanno portato a nulla. O almeno questa è la percezione. E questo è l'aspetto che fa più male. L’unico sostegno che abbiamo ricevuto è quello del comitato “Famiglie Sospese” guidato da Filippo e Cristian, che vorrei ringraziare per l’empatia e la solidarietà dimostrata".
Nessuna certezza nemmeno sul futuro. La richiesta del pm, formulata in occasione dell’udienza di alcune settimane fa, era stata quella della confisca del cantiere per lottizzazione abusiva. Uno scenario che sarebbe nefasto per le famiglie qualora dovesse concretizzarsi:
"Possiamo solo attendere che qualcosa si sblocchi, ma siamo veramente affranti. Perché siamo in un limbo: sospesi senza poter vedere una via d'uscita"
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