Monza

Abusava di ragazze minorenni nella mansarda della nonna

A denunciare il 27enne, ora in carcere, una delle vittime che si è rivolta alla polizia incoraggiata dalle amiche.

Abusava di ragazze minorenni nella mansarda della nonna
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Denunciato per violenza sessuale sette anni dopo quegli incontri in una mansarda in zona San Fruttuoso con delle ragazzine minorenni all’epoca del fatto.

Abusava di ragazze minorenni nella mansarda della nonna

Ora il giovane, oggi 27enne, si trova in carcere, dopo che, nei giorni scorsi il gip monzese Gianluca Tenchio ha aggravato la misura cautelare precedentemente emessa di obbligo di dimora nel comune di residenza (è residente in altro comune).

Il motivo di tale aggravamento, secondo quanto emerso da palazzo di giustizia, starebbe nel tentativo, da parte dell’indagato, di prendere contatti indirettamente con le parti offese.

Tutto comincia con tre amiche ventenni sedute in un bar, intente a scambiarsi chiacchiere e confidenze, nel mese di aprile 2021. La confessione di una di loro arriva quando si parla dell’ex fidanzato di un’altra loro conoscente.

«E’ lo stesso ragazzo che mi ha stuprata cinque anni fa», dice una delle tre, andando a ritroso con la memoria a una giornata estiva del 2016, quando aveva sedici anni. Un dramma personale messo a tacere, forse per vergogna, paura, senso di frustrazione, sfiducia nella giustizia. Sono proprio le due amiche che ricevono questa rivelazione scioccante, a spingerla a rivolgersi alle forze dell’ordine per presentare denuncia. Sono loro ad accompagnarla al commissariato di polizia Città Studi, perché raccontasse quanto accaduto anni prima in una mansarda di Monza, con il giovane finito in carcere, che allora aveva 21 anni.

A quell’epoca, lo stesso ragazzo era stato indagato, un anno prima, per un ulteriore presunto abuso sessuale ai danni di un’altra minorenne, classe 1997. Indagine che, all’epoca, venne archiviata poiché si riteneva che fosse stato rispettato il «dissenso» esternato dalla vittima, ma che ora, alla luce dei recenti sviluppi è stata riaperta.

L’ordinanza firmata nei giorni scorsi dal gip monzese Tenchio, che costringeva l’oggi 27enne all’obbligo di dimora nel comune di residenza, e al divieto di avvicinamento alle due parti offese, contiene infatti accuse di violenza sessuale aggravata dalla minore età delle vittime relative a entrambi gli episodi, risalenti a sette e sei anni fa. Misura, come detto, aggravata proprio in questi giorni con la custodia in carcere, alla luce di un presunto tentativo di inquinamento probatorio.

Le indagini

La procura di via Solera (titolare dell’indagine è il sostituto procuratore Sara Mantovani) dopo la denuncia presentata al commissariato di Milano Città Studi, ha dato incarico per le indagini agli investigatori della Squadra Mobile della Questura Monza, diretta da Marco Odorisio. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, l’indagato avrebbe attirato le due ragazze nella mansarda di casa della nonna, con la scusa di volersi confrontare con loro sulla crisi che stava attraversando con la sua fidanzata dell’epoca («Incontriamoci per parlare»). Una volta appartati, però, provava un approccio sessuale che, secondo le accuse, si spingeva oltre i limiti.

Nel primo caso (quello archiviato e riaperto), la ragazzina era riuscita a scrollarselo di dosso e a raggiungere la porta di ingresso in lacrime, chiedendo di uscire. Richiesta alla quale l’indagato aveva acconsentito, anche se si sarebbe raccomandato di «non riferire a nessuno quanto accaduto” quel giorno.

Nel secondo caso, invece – quello del 2016 -, l’abuso è andato fino in fondo, come raccontato alle amiche («ci ha detto di avergli detto di lasciarla stare e che non voleva, ma lui è andato avanti. Dopo l’ha riaccompagnata alla stazione, e da quel giorno ha detto di non averlo più visto o sentito»).

Dopo quel fatto, secondo quanto riferito dalle amiche della ragazza allora sedicenne, quest’ultima non è stata più la stessa. Crisi di panico, lacrime improvvise, come quelle che l’hanno colta durante la presentazione della denuncia («Ci ha raccontato che spesso scoppiava in un pianto a dirotto sentendosi immediatamente a disagio (…) soffre molto emotivamente la vicenda»). Le stesse amiche che hanno ricevuto la confidenza, sarebbero state oggetto di attenzioni da parte dell’indagato: «Nello stesso periodo in cui chiedeva alla nostra amica di incontrarla, ha scritto anche a me. Insisteva per vederci e parlare. Io non mi sentivo a mio agio dopo aver ricevuto i suoi messaggi. Erano sempre messaggi allusivi. Non ho mai accettato di incontrarlo», riferisce la testimone.

A carico dell’indagato, che respinge queste accuse, sono emersi anche due precedenti per casi di maltrattamenti in famiglia e altri presunti comportamenti violenti raccontati da una sua ex fidanzata. Testimonianza raccolta agli atti, anche se, allo stato attuale, si tratta di circostanze che non sono oggetto di contestazione.

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