Accoltellato per un cellulare: "Volevano ammazzarmi"

Il 31enne Carlo Alberto Paradisi era stato aggredito da due stranieri che poi avevano ucciso un cuoco a Milano

Accoltellato per un cellulare: "Volevano ammazzarmi"
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Accoltellato per un cellulare: "Volevano ammazzarmi"

Cinque coltellate che avrebbero potuto costargli la vita. Cinque fendenti infertigli con inaudita violenza da due magrebini che volevano rapinarlo del cellulare e di quei pochi spiccioli che aveva nella borsa.
Carlo Alberto Paradisi, il 31enne senza fissa dimora monzese accoltellato nella notte tra il 26 e il 27 aprile dai due nordafricani che poi avrebbero ferito una studentessa inglese e ucciso un cuoco bengalese di 22 anni, è sopravvissuto solo perché nei drammatici attimi immediatamente successivi l’aggressione è riuscito a chiamare i soccorsi.

Il racconto della vittima

A raccontare quei terribili momenti è lo stesso Paradisi, ormai dimesso dall’ospedale, ma con ferite incurabili. «Quella sera ero a Cinisello, in via Lincoln - ha iniziato a ricostruire - Mancavano 40 minuti a mezzanotte e stavo andando verso il Parco Canada, il giardinetto in cui avevo preso l’abitudine di trascorrere le notti. Dormivo riparato in uno dei giochi per i bambini. Sembrava un posto piuttosto tranquillo, in ogni caso era meglio che nei dormitori. Stavo camminando ed ero al telefono con la mia ragazza, quando a un certo punto mi si è avvicinato un uomo chiedendomi l’accendino. Gli ho detto che non lo avevo e lui ha insistito un po’. Poi però se n’è andato. O almeno così pensavo».

L'aggressione

Paradisi si è voltato e ha proseguito per la sua strada, salvo che, improvvisamente, il nordafricano ha preso la rincorsa e lo ha spintonato, facendogli cadere il telefono. A quel punto il 31enne, spaventato, ha tentato di fuggire. Invano. Perché nel frattempo è comparso un secondo uomo che ha tirato fuori una lama da 30 centimetri.

«Uno dei due mi ha intimato di dargli il cellulare, ma è tutto quello che ho, di conseguenza ho fatto di tutto per tenerlo». Ha iniziato dunque a difendersi, a divincolarsi, ma l’uomo che era alle sue spalle lo ha immobilizzato, mettendogli una mano sulla bocca in modo che non potesse gridare. L’altro, quello che si trovava di fronte, lo ha accoltellato. Non una, ma cinque volte. In un caso il colpo è stato inferto dal basso verso l’altro, provocandogli una ferita lunga 20 centimetri.

Lesioni gravissime

Gli altri fendenti gli hanno provocato una lesione alla milza e una, ancora più grave, al fegato. «All’inizio non ho sentito niente - ha proseguito - Mi sono rialzato e ho fatto qualche passo, ho appena fatto in tempo a chiedere aiuto. Poi mi sono visto le mani. Erano piene di sangue. A quel punto sono svenuto». I soccorritori lo hanno trovato a terra, esanime. Immediato il trasporto al Niguarda dove è rimasto ricoverato per una settimana. Ma una volta terminata la degenza, Paradisi è dovuto tornare alla vita di prima. «Le ferite fanno male e devo tenerle costantemente sotto controllo, solo che in queste condizioni non è facile vivere per strada».

La storia di Paradisi

Paradisi è rimasto orfano da giovane e, fino a pochi anni fa abitava insieme ai fratelli. Poi è arrivato lo sfratto e l’inizio della vita da senzatetto. Prima nei dormitori e nelle varie strutture di accoglienza del territorio, «ma sono troppo pericolosi, c’è gentaglia», quindi nei parchetti di Monza, Milano e Cinisello. «L’inverno l’ho trascorso a Monza, nella struttura di via Borgazzi, grazie al Piano freddo. È uno dei pochi posti che ho trovato in cui si sta bene. Un fatto da non dare per scontato visto che altrove la situazione è tragica. Gira certa gente... Nella casa di accoglienza di via Ortles, a Milano, c’è davvero da avere paura. Ora dormo in stazione a Monza, oppure a Sesto. Nessuno sembra in grado di aiutarmi».

I due aggressori in manette

Per quanto riguarda i due aggressori, Abderahim Anass e Saad Otmani, entrambi marocchini rispettivamente di 28 e 30 anni, si trovano ora in carcere. Quella notte, dopo aver accoltellato Paradisi, si sono spostati a Milano. Dove è proseguita la lunga scia di sangue (nella foto in apertura una delle immagini delle telecamere di sorveglianza diffuse dai Carabinieri).

Sempre a scopo di rapina, hanno prima aggredito una studentessa inglese, ferendola, poi - qualche secondo dopo - hanno cambiato obiettivo e hanno iniziato a inseguire Samsul Haque Swapan, cuoco bengalese, uccidendolo con un fendente al cuore. A incastrarli sono state le telecamere di videosorveglianza della zona che, una volta visionate, hanno portato i Carabinieri del Comando provinciale sulle loro tracce.

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