Accusato di violenze sessuali in una mansarda di Monza, sceglie il rito abbreviato
L'imputato, un 27enne di Cavenago, avrebbe abusato di due ragazze all'epoca minorenni.
E' accusato di violenze sessuali avvenute in una mansarda di San Fruttuoso, quartiere di Monza: sette anni fa, infatti, avrebbe abusato di due ragazze all'epoca minorenni. Ora il 27enne, oggi residente a Cavenago, ha scelto il rito abbreviato.
A giugno il processo
L’imputato, un 27enne oggi residente a Cavenago Brianza, ha scelto il rito abbreviato e il processo verrà discusso a giugno davanti al gup monzese Francesca Bianchetti. Due le presunte vittime, una delle quali, assistita dall’avvocato Paolo Pozzi, si è costituita parte civile.
Tutto comincia con tre amiche ventenni sedute in un bar, intente a scambiarsi chiacchiere e confidenze, nel mese di aprile 2021. La confessione di una di loro arriva quando si parla dell’ex fidanzato di un’altra loro conoscente.
"E’ lo stesso ragazzo che mi ha stuprata cinque anni fa", dice una delle tre, andando a ritroso con la memoria a una giornata estiva del 2016, quando aveva sedici anni.
Un dramma personale messo a tacere, forse per vergogna, paura, senso di frustrazione, sfiducia nella giustizia. Sono proprio le due amiche che ricevono questa rivelazione scioccante, a spingerla a rivolgersi alle Forze dell’ordine per presentare denuncia. Sono loro ad accompagnarla alla Polizia, perché raccontasse quanto accaduto anni prima nella mansarda di Monza con il giovane che allora aveva 21 anni. A quell’epoca, lo stesso ragazzo era stato indagato, un anno prima, per un ulteriore presunto abuso sessuale ai danni di un’altra minorenne, classe 1997. Indagine che, all’epoca, venne archiviata poiché si riteneva che fosse stato rispettato il "dissenso" esternato dalla vittima, ma che ora è nuovamente oggetto di contestazione. L’accusa di violenza sessuale aggravata dalla minore età delle vittime riguarda infatti entrambi gli episodi, risalenti nel tempo.
I fatti
La Procura (pm Sara Mantovani) dopo la denuncia presentata al commissariato di Milano Città Studi, ha dato incarico per le indagini agli investigatori della Squadra Mobile di Monza.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, l’imputato, assistito dall’avvocato Gianluca Paglino, avrebbe attirato le due ragazze nella mansarda di casa della nonna, con la scusa di volersi confrontare con loro sulla crisi che stava attraversando con la sua fidanzata dell’epoca ("Incontriamoci per parlare", avrebbe detto). Una volta appartatisi, però, provava un approccio sessuale che, secondo le accuse, si spingeva oltre i limiti. Nel primo caso (quello archiviato e riaperto), la giovane era riuscita a scrollarselo di dosso e a raggiungere la porta di ingresso in lacrime, chiedendo di uscire. Richiesta alla quale l’indagato aveva acconsentito, anche se si sarebbe raccomandato di "non riferire a nessuno quanto accaduto" quel giorno.
Nel secondo caso, invece (quello del 2016), l’abuso è andato fino in fondo, come raccontato alle amiche ("ci ha riferito di avergli detto di lasciarla stare e che non voleva, ma lui è andato avanti. Dopo l’ha riaccompagnata alla stazione, e da quel giorno ha detto di non averlo più visto o sentito"). Dopo quel fatto, secondo quanto riferito dalle amiche della ragazza allora sedicenne, quest’ultima non è stata più la stessa. Crisi di panico, lacrime improvvise, come quelle che l’hanno colta durante la presentazione della denuncia e nel corso dell’incidente probatorio tenutosi qualche mese fa a palazzo di giustizia.