Addio a Cesare, oggi l’autopsia per capire cos’è successo

Patruno non ce l’ha fatta: il motociclista monzese, 44 anni, giovedì è morto per le ferite del terribile schianto a Concorezzo. Nessun testimone si è fatto avanti

Addio a Cesare, oggi l’autopsia per capire cos’è successo

Ci hanno sperato fino all’ultimo che riaprisse gli occhi e tornasse dalla sua famiglia, ma alla fine il miracolo non è arrivato. Cesare Patruno, 44 Anni di Monza, conosciutissimo nel quartiere Libertà, è stato dichiarato morto giovedì 25 settembre 2025.

Addio a Cesare Patruno

Ha combattuto fino all’ultimo, come ha riferito anche la compagna Paola Magni che lo avrebbe dovuto sposare il 27 giugno del 2026, coronando quel legame d’amore fortissimo da cui è nata anche la loro figlia 14enne.
«Si è capito che lui ha lottato perché non ci voleva lasciare, ma le ferite e le emorragie alla testa erano gravissime nonostante indossasse regolarmente il casco», ha spiegato la compagna.
Per giorni la sua famiglia, gli amici e un intero quartiere ci hanno sperato.  Alla fine, però, giovedì è sopraggiunta la morte cerebrale.

Uno spiraglio che ha permesso però a Paola di rispettare un’altra grande volontà di Cesare: quella di donare gli organi.

L’ultimo gesto di generosità: donati gli organi

«Aveva appena rinnovato la tessera di Aido, sapevamo che fosse una sua volontà quella di donare gli organi e fino all’ultimo secondo il nostro Cesare ha mostrato la sua generosità: ora il suo grande cuore, i reni e il fegato permetteranno ad altri di vivere», ha spiegato Paola.
Intanto un intero quartiere, quello vicino a via Don Valentini dove abitava Cesare con la famiglia, si è stretto nel dolore in attesa di sapere quando saranno celebrati i funerali di Patruno.

Cesare stava andando a lavorare alla «MITSafetrans Srl» di Carugate (dove era impiegato come autista) quando ha perso il controllo della sua potente moto, per cause da accertare nella notte tra il 18 e il 19 settembre e nemmeno i soccorsi immediati sono riusciti a salvarlo.
Cesare aveva una vera e propria passione per le due ruote da sempre e frequentava anche i raduni di motociclisti. Per trovare pace la sua famiglia ha ripensato a quel tatuaggio che aveva sulla pelle: «Se un giorno la velocità dovesse uccidermi non piangete… perché io in quel momento stavo sorridendo!!!».

Dinamica ancora non chiara

Quanto alla dinamica, alla fine nessuno si è fatto avanti per raccontare cosa sia successo nella notte tra giovedì 18 e venerdì 19 settembre lungo la Sp13 in territorio di Concorezzo al confine con Agrate, nei pressi del Centro direzionale Colleoni. Lì Cesare Patruno si è schiantato con il Ktm, uscendo fuori strada, per motivi che non sono stati chiariti.
Qualcosa di più potrebbe scoprire l’autopsia che è stata disposta dal magistrato e che verrà eseguita proprio questa mattina, martedì 30 settembre 2025.

La famiglia settimana scorsa, proprio sulle pagine del nostro settimanale aveva lanciato un appello a chiunque avesse visto qualcosa: «Sappiamo che è uscito di casa alle 3.45 e l’incidente è avvenuto poco dopo, prima che raggiungesse il Colleoni», aveva spiegato la consorte Paola lanciando un appello: «Chiediamo a chiunque abbia visto qualcosa di mettersi in contatto con noi, vorremmo sapere cosa sia accaduto in quegli istanti».

Patruno ha perso il controllo della sua potente moto ed è finito sull’asfalto, terminando poi la corsa nel fossato a bordo strada. Le sue condizioni sono apparse subito gravissime.

I soccorsi tempestivi non sono bastati

Alcuni passanti hanno dato l’allarme. E sul posto poco dopo sono giunte un’ambulanza in codice rosso, un’automedica, una pattuglia dei Carabinieri e un mezzo dei Vigili del fuoco che ha dovuto estrarlo dalla zona boschiva dove ha rimbalzato e impattato violentemente. Già privo di conoscenza, è stato caricato sul mezzo di soccorso e trasportato a sirene spiegate al San Gerardo di Monza dove è rimasto ricoverato nel reparto di Neurorianimazione in gravissime condizioni fino a giovedì, quando è stato dichiarato il decesso
Sulla strada non ci sono tracce di frenata e la moto non presenta i segni di una collisione con un altro veicolo, purtroppo il tratto in cui si è verificato l’incidente è molto buio, completamente privo di illuminazione e di telecamere.
Secondo quanto aveva riferito Paola l’ipotesi di un malore sembrava esclusa, ma sicuramente l’esame autoptico disposto dai magistrati potrà fornire maggiori dettagli anche su questi aspetti.
«Cesare era un motociclista esperto, era donatore Avis e proprio il giorno prima dell’incidente – aveva spiegato Paola – si era sottoposto alla visita medico sportiva e stava bene». Poi, la tragedia.