Addio al negozio tradizionale: a Monza chiudono altre due attività storiche

Entro fine anno abbasseranno la saracinesca Biffi Abbigliamento e la Merceria Villa

Addio al negozio tradizionale: a Monza chiudono altre due attività storiche
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Scompaiono uno dopo l’altro. Stretti dalla crisi, trascurati da una clientela che segue i flussi della grande distribuzione.

Dopo l’addio di attività quali la profumeria Saporiti, lo store di biancheria di lusso Frette, il negozio Siam di largo Mazzini e l’antiquario Bergomi, entro fine dicembre altri due storici negozi monzesi chiuderanno i battenti, ovvero Biffi Abbigliamento di Corso Milano e la Merceria Villa di Via Prina.

Non senza una punta di amarezza, sia per i titolari che per la città che, pezzo dopo pezzo, perde parte della sua identità.

Biffi Abbigliamento di Corso Milano

Ha raccontato Giovanni Biffi, titolare dell’omonimo store di abbigliamento per signora:

A fine dicembre chiuderemo.C’è una moltitudine complessa di fattori che sta contribuendo a cambiare il tessuto commerciale della città. Davanti alle politiche di marketing delle multinazionali il negozio a conduzione familiare può fare ben poco. Fagocitano il mercato con strategie in cui il prezzo low cost prevale sulla qualità.

Merceria Villa di via Prina

Andranno invece in pensione le sorelle Rita e Rosanna Favilli che hanno ereditato dalla madre la merceria di via Prina, aperta nel 1915. Un'attività di famiglia che, purtroppo, questa volta, non ha nessuno pronto a rilevarla. Le sorelle Favilli avevano iniziato a lavorare nella merceria da giovanissime, contribuendo, con la loro professionalità, ad arricchire il tessuto economico del quartiere. Tanto che nel 2008 aavevano ricevuto il San Biagino d’oro, il riconoscimento conferito dalla Camera di Commercio. Certo, periodi non facili ci sono stati.

La crisi non ha certo aiutato. Per questo vogliamo ringraziare tutte le clienti che in tutti questi anni non hanno mai smesso di darci fiducia.

L'analisi di Confcommercio

«Non siamo ancora ai livelli del periodo precedente la crisi, ma il rapporto tra il numero di esercizi commerciali che aprono e quello delle attività che chiudono, è quasi alla pari». Domenico Riga presidente della Confocommercio di Monza mostra un cauto ottimismo sull’andamento del commercio in città:

Il trend è positivo rispetto a cinque anni fa, quando c’erano tantissime chiusure a fronte di poche aperture. Rimane il fatto che il mercato dei consumi continua a rimanere fermo. E i primi a subire le conseguenze di questa situazione sono proprio i negozi di vicinato.

La crisi del negozio a conduzione familiare

Le attività a conduzione familiare, dunque, sono quelle che più difficilmente hanno i mezzi per far fronte alla crisi. Soprattutto perché la concorrenza della grande distribuzione è spietata. Aperti 7 giorni su 7 con orari che vanno dalle 9 alle 21 senza l’interruzione della pausa pranzo, i centri commerciali hanno fatto convergere su di sé la fetta più consistente dell’utenza. Prosegue Riga:

C’è da sottolineare, tuttavia, che questa non è una tendenza assoluta. Ci sono realtà (e paradossalmente sono le metropoli), in cui il negozio tradizionale sta riacquistando la centralità che aveva un tempo. Si pensi a Milano, dove sopravvivono botteghe e piccole attività storiche. Probabilmente una fetta della clientela torna a privilegiare un rapporto più diretto col commerciante.

Il servizio completo sul Giornale di Monza in edicola

di Arianna Sala

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