Tribunale

Adescavano i clienti nelle chat a luci rosse e poi li rapinavano: condannati zio e nipote

Per i due veranesi nove e sette anni di reclusione

Adescavano i clienti  nelle chat a luci rosse e poi li rapinavano: condannati zio e nipote
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Per i due veranesi Maurizio Piazza, parenti e omonimi, nove e sette anni di reclusione.

Gli appuntamenti in chat e poi le rapine

Organizzavano appuntamenti in una chat dedicata agli incontri frequentata da omosessuali, e poi sorprendevano le vittime in una zona periferica di Verano Brianza, per rapinarli sotto la minaccia del coltello. Stangata in tribunale per i due imputati, zio e nipote di 55 e 36 anni: si chiamano entrambi Maurizio Piazza, e sono residenti in paese.

La condanna

Per loro il tribunale di Monza ha emesso verdetto di condanna a nove e sette anni di reclusione, con l’obbligo di pagare 7mila euro di risarcimento a una vittima. Pena più alta rispetto a quella chiesta dal pubblico ministero Cinzia Citterio, che aveva chiesto cinque anni.
Il collegio giudicante del tribunale di Monza, presieduto dal magistrato Maria Letizia Brambilla, è andato oltre le conclusioni dell’accusa, che contestava ai due imputati due episodi risalente all’anno 2018.

Le indagini

Secondo le indagini condotte dai carabinieri di Verano Brianza, i due Piazza, già coinvolti in varie vicende giudiziarie (lo zio è attualmente in carcere per altre accuse) si fingevano utenti di un sito di incontri gay, e fissavano incontri con altri uomini, dando loro appuntamento alla periferia di Verano, vicino al loro quartiere di case popolari, secondo quanto denunciato.  A quel punto, i malviventi manifestavano le loro intenzioni, mostrando il coltello come minaccia alle vittime, e intimando loro di consegnare denaro e oggetti preziosi. Le rapine avrebbero fruttato in realtà poche decine di euro ogni volta. Assieme ai due Piazza avrebbe agito anche una terza persona, con il volto coperto da passamontagna, ma gli accertamenti dei carabinieri non hanno portato alla sua identificazione.

Le vittime

Il sospetto degli inquirenti, inoltre, è che gli episodi fossero molto più numerosi rispetto ai due casi finiti nel fascicolo del pubblico ministero. Molte vittime, tuttavia, avrebbero avuto timore e vergogna a denunciare l’accaduto. Due parti offese, tuttavia, sono state identificate. Una di loro si è costituita parte civile, e ha fornito la sua versione dei fatti ai magistrati con un certo coraggio, mentre l’altro uomo, nel corso della scorsa udienza, era palesemente intimorito. Ieri lunedì 14 novembre, al palazzo di giustizia di Monza, al termine della requisitoria del pm e delle arringhe da parte delle difese, il collegio si è ritirato per la decisione, e, dopo una breve camera di consiglio.

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