La sentenza

Allevamento Amadori condannato per maltrattamento

Per il Tribunale i responsabili perseveravano nel mantenere "condizioni di allevamento tali da ingenerare negli animali inutili sofferenze"

Allevamento Amadori condannato per maltrattamento
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Un allevamento intensivo Amadori è stato condannato per maltrattamento e abbandono. Si è concluso con due condanne l'esposto - denuncia presentato da Enpa e Animal Equality nei confronti dell'azienda Amadori nell'agosto del 2016.

Allevamento Amadori condannato

Maiali in fecondazione e in gestazione tenuti in gabbie minuscole, non adeguate alla stazza, senza che gli animali riuscissero a coricarsi o a difendersi da mosche e topi. Ma anche assenza di spazi asciutti e puliti per il riposo. Insomma quelle che sono state riscontrate in un allevamento intensivo di proprietà della ditta Amadori in Emilia Romagna, erano condizioni "insopportabili - così si legge nell sentenza emessa dal Gip del Tribunale di Forsì a seguito della denuncia Enpa e Animal Equality - tali da cagionare sofferenze non necessarie e in alcuni casi anche la loro morte". Per il Tribunale, dunque, i responsabili di tale situazione dovranno pagare il conto con la Legge. Il rappresentante legale della società, infatti, è stato condannato per il reato di uccisione e maltrattamento di animali, mentre il custode e responsabile dell'allevamento intensivo in questione è stato condannato per il reato di abbandono di animali. Nel primo caso, dunque, è stata comminata una pena di 3 mesi di reclusione e 22mila 500 euro, mentre il custode dovrà pagare una sanzione di 1600 euro. I due hanno patteggiato.

Una lunga attesa

L’esposto-denuncia da parte di ENPA nei confronti dell’azienda Amadori era nato a seguito delle immagini della trasmissione televisiva di Rai Tre “Report”, andate in onda il 29 maggio 2016, relative ad uno degli allevamenti principali di animali destinati al consumo umano di proprietà dell’azienda Amadori, sito in Emilia Romagna. Nel corso della trasmissione, la conduttrice Milena Gabanelli aveva mostrato un servizio nel quale si vedeva la giornalista Sabrina Giannini entrare in tale allevamento dove apparivano evidenti le terribili condizioni di detenzione degli animali. A seguito del servizio, la denuncia è stata poi integrata con le immagini raccolte da Animal Equality in alcuni allevamenti circostanti legati ad Amadori, un’integrazione che ha permesso di continuare con il procedimento e che, nel 2019, ha portato su specifico ricorso presentato dall’Enpa anche l’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato (AGCM) a chiedere ad Amadori di modificare la propria comunicazione circa i polli allevati a scopo alimentare, perché considerata infatti potenzialmente ingannevole.

Una sentenza storica

"Siamo molto soddisfatti per il risultato ottenuto grazie alla denuncia che abbiamo presentato per conto di ENPA e grazie all’eccellente lavoro svolto dalla Procura di Forlì - dichiara Manuela Giacomini, Avvocato di ENPA – In particolare, ritengo di fondamentale importanza il fatto che siano stati contestati determinati reati anche in relazione a condotte criminose poste in essere nei confronti di animali da allevamento quali scrofe e suinetti, i quali devono ritenersi a tutti gli effetti esseri senzienti e, pertanto, capaci di provare dolore sia fisico che psicologico". Per Carla Rocchi, presidente Nazionale ENPA, "si tratta di una sentenza importantissima che mette finalmente sotto i riflettori della giustizia i reati che ogni giorno si compiono nei confronti degli animali negli allevamenti intensivi". Le fa eco Alice Trombetta, General Manager di Animal Equality Italia, che spera che la sentenza "funga da campanello d’allarme per tutti quegli allevatori che si ostinano a trasgredire le pur scarse leggi vigenti in materia di benessere animale, infliggendo agli animali ulteriori e inutili sofferenze, come il taglio preventivo della coda oltre a quelle già derivanti dalla detenzione in strutture intensive".

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