Anziana muore per aver bevuto sapone liquido, condannata a tre anni la figlia
L'accusa è di “abbandono di persone incapaci”, il figlio ha scelto invece il rito abbreviato.

Condannata a tre anni per non aver garantito adeguata assistenza alla madre colpita da morbo di Alzheimer. L’accusa per Laura T., 57enne residente in provincia di Trento, è quella di “abbandono di persone incapaci”, reato dal quale è derivata la morte dell’anziana, deceduta l’8 febbraio 2022, a Desio, per aver ingerito del sapone liquido mentre era in casa senza nessuno che si prendesse cura di lei.
Figlia condannata per “abbandono di persone incapaci”, stessa accusa per il figlio
Il Tribunale ha ora condannato la figlia, ma della stessa accusa, "“abbandono di persone incapaci”, deve rispondere anche il fratello dell’imputata, Stefano T., brianzolo di Lissone, che ha scelto di essere giudicato con il rito abbreviato. Il primo responso l’hanno dato però i giudici della Corte d’assise di Monza, presieduta da Stefania Donadeo, davanti ai quali, venerdì 21 marzo, il pubblico ministero Francesca Gentilini aveva chiesto la pena a cinque anni, considerando la "bassa intensità del dolo", ma senza concessione delle attenuanti generiche. A trovare la pensionata, di mattina, assetata e sofferente a letto, fu la colf, un’immigrata del Ghana. L’intervento dei soccorritori non fu sufficiente a salvare la vita alla donna, che nel momento in cui aveva bevuto il sapone (il cui contenitore venne trovato sotto il letto) era sola in casa con il marito, anch’egli afflitto da demenza senile.
I due figli avrebbero mancato negli obblighi verso la mamma 80enne e malata
Secondo l’accusa, all’ottantenne non venne garantita assistenza adeguata, che invece era necessaria, a causa della sua situazione di assoluta incapacità, dovuta a un decadimento cognitivo conclamato. I due figli avrebbero mancato, dunque, negli obblighi verso la madre. L’unica forma di assistenza era data da una collaboratrice domestica che prestava lavoro saltuario: un servizio insufficiente a garantire, per esempio, il decoro dell’appartamento, che veniva spesso trovato sporco e infestato dagli insetti con i due inquilini in evidente stato confusionario.
Ai due fratelli era stato chiesto di incaricare una badante giorno e notte
Della condizione della vittima vennero avvisati i Servizi sociali del Comune di Desio, anche per iniziativa dei vicini di casa dei coniugi. "La figlia dell’anziana ci aveva chiesto la presenza di nostri operatori, in particolare due ore per la madre e una per il padre alla settimana, un servizio per cui si paga un contributo in base all’Isee", ha raccontato in aula l’assistente sociale, a sua volta indagata e poi archiviata per la stessa vicenda. La coop che inviava le operatrice a domicilio aveva segnalato più volte una situazione di trascuratezza estrema. Ai due fratelli era chiesto di incaricare una badante giorno e notte o di trasferire entrambi in una struttura sanitaria. Secondo la pm, insomma, l’imputata era stata messa al corrente in tutti i modi della situazione, ma non avrebbe agito di conseguenza, e anzi di sarebbe mostrata "piccata e risentita" con gli altri inquilini del palazzo, che si interessavano alla situazione in cui versavano i suoi genitori.