Arcore, Giunta a Corinaldo per ricordare Alfonso Casati VIDEO

Presenti alla cerimonia il vicesindaco Valentina Del Campo e l'assessore Roberto Mollica Bisci

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La Giunta arcorese in trasferta per ricordare Alfonso Casati.

Si è celebrata come ogni anno ieri sera, venerdì 10 agosto, nelle Marche, la cerimonia della Liberazione di Corinaldo avvenuta nel 1944 ad opera del Corpo italiano di liberazione con il sacrificio di tante giovani vita tra cui spicca quella del sottotenente Alfonso Casati, figlio dell'allora ministro della guerra, che volle e ottenne di combattere in prima linea contro l'occupante nazista e proprio alle falde del centro storico della cittadina trovò eroica morte.

Nella memoria del giovane combattente si sono gemellati ben undici anni fa i comuni di Corinaldo e Arcore, le cui Amministrazioni sono solite incontrarsi proprio in occasione del solenne anniversario.

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L'intervento dell'assessore Mollica Bisci

Ecco le parole pronunciate dall'assessore Roberto Mollica Bisci durante il suo intervento di ieri sera.

"Ecco una citazione di Pier Paolo Pasolini del mio intervento nel quale ho ribadito un concetto: la libertà di oggi è frutto delle battaglie, del sangue, della vita di chi ha lottato per l’Italia e per il suo futuro. Guai a dimenticarsene, saremmo senza speranza - ha sottolineato Mollica Bisci - "Noi siamo un paese senza memoria.  Il che equivale a dire senza storia. L’Italia rimuove il suo passato prossimo, lo perde nell’oblio dell’etere televisivo, ne tiene solo i ricordi, i frammenti che potrebbero farle comodo per le sue contorsioni, per le sue conversioni. Ma l’Italia è un paese circolare, gattopardesco, in cui tutto cambia per restare com’è. In cui tutto scorre per non passare davvero.Se l’Italia avesse cura della sua storia, della sua memoria, si accorgerebbe che i regimi non nascono dal nulla, sono il portato di veleni antichi, di metastasi invincibili, imparerebbe che questo Paese speciale nel vivere alla grande, ma con le pezze al culo, che i suoi vizi sono ciclici, si ripetono incarnati da uomini diversi con lo stesso cinismo, la medesima indifferenza per l’etica, con l’identica allergia alla coerenza, a una tensione morale".

Il 10 agosto del 1944 Casati liberò Corinaldo

Settantaquattro anni fa l’arcorese Alfonso Casati strinse per sempre con il suo nome, in un abbraccio simbolico, le città di Arcore e Corinaldo.
Era infatti il 10 agosto del 1944 quando il paese, in provincia di Ancona, venne liberata dall’occupazione tedesca ad opera dei combattenti del battaglione «San Marco», inquadrati nel Corpo Italiano di Liberazione.

Quel manipolo di uomini era comandato dal sottotenente Alfonso Casati, morto eroicamente il 6 agosto: aveva da poco compiuto 26 anni.
I giovani del Battaglione San Marco arrivarono fin sotto le mura di Corinaldo, ma la controffensiva dei tedeschi ebbe il sopravvento e il sottotenente Alfonso Casati alla testa dei suoi uomini, benché ferito a morte, continuava ad incitarli al combattimento.

Medaglia d’oro al Valor Militare per Casati

Al sottotenente Alfonso Casati, figlio del Ministro della Guerra, venne concessa alla memoria la medaglia d’oro al Valor Militare.

Questo il ricordo di Casati sul sito internet della Marina militare.

"Volontario della nuova guerra di redenzione contro il tradizionale nemico, durante arduo ciclo operativo dava ripetute prove di altissima abnegazione e di costante sprezzo del pericolo. Comandante di un plotone mitraglieri, Casati, nel corso di un aspro combattimento, si lanciava alla testa dei propri uomini in ripetuti attacchi e contrattacchi contro importanti posizioni tenacemente difese da forti nuclei tedeschi, riuscendo dopo una strenua e cruenta lotta ad eliminare la resistenza avversaria. In una successiva azione si offriva volontariamente di partecipare ad una rischiosa impresa per la conquista di un importante centro abitato saldamente presidiato dal nemico. Determinatasi una sosta nell’attacco a causa dell’intensissimo fuoco della difesa, non esitava a portarsi con un esiguo nucleo di animosi in zona dominante e scoperta allo scopo di attirare su di sé l’attenzione del nemico ed agevolare col fuoco delle proprie armi i movimenti dei reparti attaccanti. Benché fatto segno alla micidiale reazione tedesca e conscio dell’inevitabile sacrificio non desisteva dal nobile intento ed ergendosi fieramente in mezzo al fragore della battaglia continuava la propria efficace azione infliggendo perdite notevoli all’avversario mentre il successo coronava l’azione. Colpito a morte, continuava ad incitare con la parola e col gesto i propri uomini alla lotta, offrendo a tutti il nobilissimo esempio di un eroico trapasso".

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