Arcore piange il "compagno" Gennaro... che accolse Berlusconi alla festa dell'Unità

Tutto il mondo della sinistra arcorese piange Gennaro D'Agostino, storico militante del Pc, Pds, Ds e ultimamente del Pd

Arcore piange il "compagno" Gennaro... che accolse Berlusconi alla festa dell'Unità
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Tutto il mondo della sinistra arcorese piange Gennaro D'Agostino. Una presenza fatta di passione e incrollabile fede politica che l'ha portato ad abbracciare fin da subito gli ideali del Pc, poi Pds, Ds e ultimamente del Partito democratico.

Ma per tutti D'Agostino, classe 1942, era un esempio di dedizione, generosità e umanità. Insomma un vero punto di riferimento della sinistra. Durante la sua vita ha lavorato come operaio in una ditta di carrelli elevatori ad Agrate Brianza prima di mettersi in proprio e di aprire una propria azienda ad Arcore.

Tantissimi i messaggi di cordoglio arrivati in queste ore ai famigliari di D'Agostino e postati sui Social. Le esequie verranno celebrate lunedì mattina alle ore 10 nella chiesa di Sant'Eustorgio, ad Arcore.

Il ricordo di Roberto Sala, Carlo Zucchi e Luciano Ballabio

"Ciao Gennaro, compagno Gennaro hai accompagnato la storia della sinistra comunista, ma non solo, in Arcore, segnandola di una presenza fatta di grande passione e incrollabile fede politica - il ricordo di Roberto Sala, volto noto del mondo della sinistra arcorese - Rimarrai nel cuore di tutti noi perché hai lottato per un mondo più giusto, in difesa dei più deboli. Grazie Gennaro, ciao".

"Gennaro D’agostino era un uomo coraggioso - ha scritto il consigliere comunale di ImmaginArcore Carlo Zucchi - trasgressivo, felice, libero, libero di vivere il meglio delle tanti stagioni che ha vissuto. Fu uno dei primi ad insegnarmi la straordinarietà di un uomo che emigra, il significato del lavoro come strumento per capire il senso di una esistenza, era umile, mai ipocrita, rincorreva il futuro e non ne aveva mai paura. Grazie per quello che mi hai lasciato".

"Apprendo solo ora e ringrazio chi ha pubblicato questa, triste, notizia - ha ricordato Luciano Ballabio, fratello di Valentino, quest'ultimo capogruppo del comunisti nel parlamentino cittadino -  Abbiamo militato insieme nel PCI, fianco a fianco, per molti anni. Gennaro è stato un esempio di dedizione, di generosità e di umanità, per me e per tutti noi. È stato un compagno e un amico, un riferimento, sempre sensibile, disponibile, comprensivo e collaborativo. Davvero una bella persona. Indimenticabile. Un grande e forte abbraccio a tutti i suoi cari".

Il cordoglio del Pd nelle parole del segretario Michele Calloni

"Ho appreso questa mattina la pessima notizia e sono rimasto senza parole, in un attimo ho ripensato ai tanti, tantissimi momenti vissuti in questi decenni insieme, si decenni perché ti conoscevo da una vita, fin da bambino - ha sottolineato il segretario cittadino Michele Calloni - Eri una persona sempre disponibile, se avevo bisogno un favore potevo sempre contare su di te, ad ogni evento del Partito eri presente, Feste, assemblee, manifestazioni, presidi. Ciao Gennaro ci mancherai!"

Il ricordo del sindaco Rosalba Colombo

"Gennaro era prima di tutto un grande amico  e con lui avevamo un bellissimo rapporto - ha sottolineato il primo cittadino - Lui era la nostra colonna, pieno di coraggio e tanta passione. Nelle assemblee era sempre pronto a dire il suo parere, anche quando qualcosa non andava. Era un grande appassionato di lettura ed io me lo ricordo sempre con un libro in mano e quando ci vedavamo mi diceva: Rosalba hai letto?. Ci mancherà davvero tanto".

Berlusconi alla Festa dell'Unità raccontato da Gennaro D'Agostino

Proponiamo di seguito un articolo testimonianza, pubblicato sul Giornale di Vimercate il 12 agosto del 2008 a firma di Daniele Pirola. Un racconto tra cronaca e leggeda  che ripercorre una serata di fine anni '70, quando Berlusconi uscì da Villa San Martino per recarsi alla Festa dell'Unità. Che allora si svolgeva proprio davanti a Villa San Martino, dove oggi ci sono i campi da calcio.

"Ad Arcore è ormai quasi una leggenda. Tutti, prima o poi, hanno sentito parlare di quella volta in cui Silvio Berlusconi andò a far visita ai comunisti in festa accampati sotto alle finestre di Villa San Martino. Passata di narratore in narratore, la storia del «compagno Cavaliere» si è comprensibilmente trasformata nel tempo, enfatizzata, colorita di bizzarrie, distorta fino ad assumere una dimensione quasi «mitologica», a cavallo fra realtà e favola. Eppure è una storia vera, che siamo riusciti minuziosamente a ricostruire nei dettagli grazie alle testimonianze di chi, quella sera, era presente.
Siamo alla fine degli anni Settanta (impossibile risalire esattamente all'anno, forse il 1977 o il 1978). A quell'epoca Berlusconi è un nome già noto nel panorama dell'imprenditoria meneghina. Ancora non ha varcato la soglia del mondo della televisione e dell'editoria, del Milan è ancora solo un semplice tifoso, ma è un costruttore intraprendente, capace di clamorose operazioni come quella che ha condotto alla nascita di Milano 2. E' famoso, ma a livelli ancora lontani anni luce dal boom mediatico che lo farà emergere con impeto negli anni Ottanta.
Ha da qualche anno stabilito la propria residenza in città, nell'antica dimora dei conti Casati Stampa acquistata (era il 1973) grazie all'intermediazione di Cesare Previti (tutore della marchesina Annamaria). Davanti alla successivamente ribattezzata Villa San Martino, dove ai giorni nostri sorgono un giardinetto per i bimbi e un campo da calcio, in quegli anni c'era solo un ampio terreno agricolo: proprio lì, d'estate, la sezione cittadina del Partito comunista organizzava una delle più grandi e partecipate feste dell'Unità della zona.
Una sera di luglio accade l'imprevedibile. Forse a causa del gran caldo, il Cavaliere, insonne, decide, infatti, di uscire dal suo «castello», attraversare la strada e intrufolarsi nel capannello dei «rossi». «Era da poco passata la mezzanotte, ma c'era ancora un'afa incredibile - racconta Gennaro D'Agostino, storico tesserato del Pc, poi del Pds, dei Ds, e ora del Pd - Era una sera infrasettimanale, quindi non c'era in giro molta gente: anzi, a dire il vero stavamo quasi per chiudere tutto e tornare a casa. A un tratto, accompagnato da Fedele Confalonieri, che però se ne stava qualche metro più indietro, quasi avesse un certo timore di noi, è arrivato Berlusconi. Senza alcun a esitazione si è piazzato in mezzo a noi e ha cominciato a parlare del più e del meno per un paio d'ore».
«Il pretesto era quello di lamentarsi perchè con la nostra musica facevamo troppo rumore - rievoca l'allora segretario del Pci, Ambrogio Riboldi - ma abbiamo capito subito che era solo una finta... giusto per cogliere l'occasione di scambiare quattro chiacchiere. Probabilmente era semplicemente curioso. Comunque aveva già aveva tutto il carisma che oggi ben conosciamo, non risparmiava battute e catalizzava su di sè l'attenzione di tutti».
«E, infatti, anche in quell'occasione ha dato vita a uno degli "show" che ogni tanto gli vediamo fare ancor oggi - ricorda Fausto Perego, storico esponente della sinistra arcorese, oggi consigliere comunale in quota al Pd - Me lo ricordo benissimo: camicia azzurra, pantaloncini corti chiari... Venne sotto al tendone ristorante e rimase lì a dissertare di politica a tutto campo».
«Eravamo come incantati, talmente era stata la sorpresa», è stato il ricordo di Valentino Ballabio, allora capogruppo dei comunisti nel parlamentino cittadino (poi avrebbe lasciato Arcore per diventare, per il Pci, sindaco di Cologno Monzese; negli ultimi anni ha scelto invece di estraniarsi dalle logiche dei partiti, pur rimanendo attivo nell'associazionismo e nei movimenti d'opinione della sinistra milanese). «Avendo visitato Mosca quando ancora faceva l'accompagnatore turistico - ha continuato - voleva sorprendere i comunisti di paese raccontando loro come fosse la "vera" Russia... Io, che ero già stato in Unione sovietica, inviato dal partito a seguire corsi di formazione politica nelle scuole leniniste, e che avevo visitato città, paesi, kolkos e fabbriche, me ne stavo zitto e lo lasciavo parlare... La sua era una visione davvero idilliaca di Mosca (della quale però aveva probabilmente conosciuto solo il volto più turistico), che decantava in ogni suo aspetto. Ogni tanto lo stuzzicavo con qualche domanda-trabocchetto, ma lui non si scomponeva e andava avanti come un treno nel suo eloquio. Era ad ogni modo davvero affabile e alla mano: la capacità di sapersi inserire negli ambienti più differenti che oggi ben conosciamo si coglieva già nettamente».
«Sono un compagno come voi, sono cresciuto sulle ginocchia di Nenni», giura addirittura di averlo sentito raccontare Gennaro D'Agostino. «In realtà - puntualizza Fausto Perego - era convinto che il Pci, dopo il compromesso storico firmato da Berlinguer, stesse sbagliando su tutta la linea: la vera risposta, secondo lui, erano i socialisti. "Io sì che sono un vero riformista, voi siete degli stalinisti", ammiccava sorridendo, mentre già tesseva le lodi di Bettino Craxi, a suo dire il vero uomo nuovo della politica italiana».

 

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