Tribunale di Monza

Assolto il carabiniere accusato di aver picchiato un tunisino

Il militare 41enne era finito a processo insieme al collega per lesioni

Assolto il carabiniere accusato di aver picchiato un tunisino
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Assolto perché i fatti non sussistono. Dopo cinque anni di processo, il giudice Roberta Riccio del Tribunale di Monza ha prosciolto il carabiniere che era stato accusato di aver picchiato, insieme al collega, un cittadino tunisino che viveva all’interno della Fossati Lamperti, area dismessa di Monza.

Assolto carabiniere

Accuse che andavano dalle lesioni, alla calunnia fino al falso ideologico e che entrambi i militari hanno sempre respinto.
Il collega aveva scelto di essere giudicato col rito abbreviato e, dopo essere stato condannato in primo grado, era stato assolto in Appello.

Il Carabiniere oggi 41enne, invece, aveva scelto il processo ordinario e dopo cinque anni di udienze (con richiesta di assoluzione avanzata dalla pubblica accusa a fine giugno), è arrivata l’assoluzione.

La moglie: "Ricominciamo a vivere"

"Ho ricominciato a respirare dopo cinque anni", il commento della moglie Aurora che fin dall’inizio della vicenda è stata sempre accanto al marito. "Un sollievo anche per le nostre tre figlie che hanno dovuto anche loro affrontare tutto ciò".

In Aula c’era anche il cittadino tunisino che aveva mosso le accuse e che attualmente si trova in carcere per altri reati.

I fatti risalgono al 2017

I fatti risalgono al 2017 quando entrambi i Carabinieri erano in servizio a Monza. Il giorno dopo aver sorpreso il tunisino rapinare (reato che sarà poi derubricato a furto) un 13enne in via Edison, erano riusciti a rintracciarlo all’interno della ex Fossati-Lamperti, area dismessa di San Rocco divenuta all’epoca rifugio di senzatetto e spacciatori. Secondo quanto riferito all’epoca dal tunisino, durante le fasi dell’arresto, i due militari lo avrebbero minacciato con una pistola e picchiato a suon di manganellate.

Sospesi e reintegrati

Versione che era stata rigettata dai diretti interessati che avevano invece spiegato come lui li avesse "accolti" con in mano una catena. Una vicenda che aveva portato alla sospensione dei due carabinieri, fino al reintegro l’anno successivo ma non più a Monza, bensì in caserme che non ricadessero sotto la competenza del Tribunale di piazza Garibaldi.

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