Truffa

Auto acquistate da nullatenenti e rivendute, due imprenditori brianzoli verso il patteggiamento

La decisione di Yuri e Pietro Mottadelli, titolari della concessionaria Top Cars di Bellusco, coinvolti nell'inchiesta della Guardia di Finanza

Auto acquistate da nullatenenti e rivendute, due imprenditori brianzoli verso il patteggiamento

Una dozzina di imputati scelgono il rito abbreviato al processo sulle truffe alle società finanziarie sull’acquisto di auto, anche di lusso, che ha visto coinvolti alcuni rivenditori auto sparsi tra il vimercatese e la provincia di Bergamo.

Auto acquistate da nullatenenti e rivendute, due imprenditori brianzoli verso il patteggiamento

E’ quanto emerso oggi, lunedì 10 novembre, all’udienza celebrata davanti al gup Silvia Pansini. A gennaio scorso i militari della Guardia di Finanza avevano dato esecuzione a 14 ordinanze di custodia cautelare (6 in carcere, altrettante ai domiciliari e due all’obbligo di firma) emesse dal gip Angela Colella con le accuse di truffa, autoriciclaggio, e per quello di associazione a delinquere, dove sono considerati promotori Yuri e Pietro Mottadelli, padre e figlio di 54 e 32 anni, della Top Cars di Bellusco (per loro patteggiamento in vista), ed Anthony Simon Uier, 34 anni, di Capriate San Gervasio, accusato di essere titolare occulto di un autosalone in provincia di Bergamo.

Con loro erano finiti in carcere anche Bartolomeo Arena, Raffaele Iantonio e Luigi Magno. Erano 138 i casi di truffa individuati dagli investigatori, per un valore stimato in 8 milioni di euro (l’equivalente di quanto finito sotto sequestro nel blitz dei militari delle Fiamme Gialle). Tre le finanziarie che vogliono costituirsi parte civile. L’indagine partiva dalla denuncia dei responsabili della casa automobilistica Hyundai, insospettiti da un numero crescente di contratti di finanziamento che, dopo essere stati sottoscritti, non venivano onorati.

L’indagine della Guardia di Finanza

Il lavoro della finanza aveva permesso di scoprire un sistema che vedeva una collaborazione molto intensa tra Uier, esponente di una nota famiglia di origine Sinti e i proprietari di rivendite automobilistiche, in particolare quella di Bellusco.

Il più delle volte era proprio nella comunità Sinti che venivano “reclutate” persone nullatenenti (pagate per l’incarico con cifre mai superiori a mille euro), alle quali veniva aperto un conto corrente con una buona provvista di denaro all’attivo, e che venivano fornite di falsa documentazione, per far apparire una situazione economica florida alle finanziarie. Queste ultime stanziavano il denaro per l’acquisto dei veicoli: da semplici utilitarie a macchine di lusso, come Lamborghini Urus da 350mila euro.