Omicidio di San Rocco, Monza

Baby killer, condanna annullata: ecco le motivazioni

Per i giudici della Cassazione «sono state disattese le conclusioni della perizia psichiatrica»

Baby killer, condanna annullata: ecco le motivazioni
Pubblicato:
Aggiornato:

«Sono state disattese le conclusioni della perizia psichiatrica svolta da un esperto nominato dalla stessa Corte minorile», secondo cui le condizioni di disagio psichico dei due baby killer di san Rocco (Monza) «risultano incidere sulla loro capacità di intendere e di volere».

Condanna annullata: le motivazioni

Così i giudici della prima sezione penale della Corte di Cassazione (presidente Monica Boni) hanno motivato la decisione di annullare la condanna a 15 anni di reclusione precedentemente emessa a carico di R. ed S., i due minori che il 29 novembre 2020 hanno ucciso a coltellate il 42enne Cristian Sebastiano per questioni di droga e rancori personali sotto i portici delle case popolari di via Fiume, a San Rocco.

"Da valutare le condizioni psichiatriche"

Provvedimento che ha comportato il ritorno del processo in Corte d’Appello per la discussione di un nuovo processo in cui vengano «valutate le condizioni psichiatriche nel momento in cui il fatto rato è stato commesso».

I due baby killer sono fuori dal carcere

Oggi, i due minorenni (avevano 14 e 15 anni all’epoca dell’omicidio) sono usciti dal carcere per decorrenza dei termini. Secondo quanto appreso, R., assistito dall’avvocato Maurizio Bono, sta seguendo un percorso di recupero in comunità, fuori dalla Lombardia. Nel processo di secondo grado, su richiesta, delle difese, i giudici hanno nominato un perito che valutasse le condizioni di maturità psichica dei due ragazzi di San Rocco, entrambi entrati a contatto con le droghe in età precoce.

"Scemata capacità di intendere e di volere"

L’accertamento aveva concluso per una «immaturità che ha sovrastato la possibilità e il comportamento degli stessi» e una «largamente scemata capacità di intendere e di volere, non solo perché gli imputati hanno commesso il delitto sotto l'uso di più sostanze psicotrope, ma perché erano intossicati da mesi dalle stesse sostanze, con l'uso quotidiano e quindi erano in un totale asservimento allo stato di tossicodipendenti», all’inizio coi cannabinoidi, e successivamente con droghe più pesanti. Abitudine che ha portato a «disturbi relazionali collegati alla loro immaturità psichica e all’abuso di sostanze stupefacenti”.

In Appello condanna confermata

Conclusioni, però, che i giudici di appello, secondo la Cassazione, non hanno tenuto in considerazione, confermando le condanne emesse in primo grado. Secondo la corte milanese, infatti, non risultavano provate «compromissioni psicopatologiche che possono avere avuto incidenza causale sui reati commessi», risultando quindi «pienamente sussistente la capacità di intendere e di volere degli imputati al momento dei fatti».

La Cassazione ribalta tutto

Conclusione censurata dai magistrati romani, secondo cui i colleghi del foro milanese «disattendevano il giudizio diagnostico, proprio delle scienze psichiatriche, riguardante l’esistenza di una relazione causale tra la condizione di disagio psichico patita dagli imputati e i delitti commessi». Per questo la sentenza sarebbe viziata da «manifesta illogicità».

Si attende l'Appello bis

Ora si attende la fissazione della nuova udienza per l’appello bis. Per la vicenda dell’omicidio Sebastiano, nel mese di aprile, la Corte d’Assise di Monza (presidente Maria Letizia Brambilla) ha condannato a 30 anni di reclusione Giovanni Gambino, 43enne di via Fiume. Contro questo provvedimento, in attesa del deposito delle motivazioni della sentenza, la difesa ha annunciato ricorso

Leggi anche
Seguici sui nostri canali
Necrologie