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Bancarotta Bames, reato derubricato e condanna cancellata per i fratelli Bartolini

Per il crac delle aziende di Vimercate in primo grado erano stati condannati a 4 anni e 8 mesi ciascuno, ma ora è scattata la prescrizione.

Bancarotta Bames, reato derubricato e condanna cancellata per i fratelli Bartolini
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In primo grado erano stati condannati, con rito abbreviato, a 4 anni e 8 mesi di reclusione ciascuno per bancarotta fraudolenta. In appello sono stati "assolti".

Questa la decisione della Corte d'Appello che nei giorni scorsi si è pronunciata nel processo a carico dei fratelli Selene e Massimo Bartolini, a processo per la bancarotta delle aziende Bames e Sem, con sede a Velasca di Vimercate, del gruppo Bartolini progetti, società che faceva capo al padre Vittorio Romano Bartolini.

Erano stati condannati a 4 anni e 8  mesi

E se per quest'ultimo e altri imputati a vario titolo per lo stesso reato (si ipotizzano fondi distratti per decine di milioni euro dalle società poi fallite) il processo di primo grado, con rito ordinario, è ancora in corso anche se alle battute finali, per i figli già nel novembre di due anni fa si era arrivati a sentenza di primo grado grazie alla procedura accorciata del rito abbreviato.

Riconosciuta la bancarotta "semplice", reato prescritto

Selene e Massimo avevano impugnato quella decisione che li aveva ritenuti colpevoli. Nei giorni scorsi, dopo una lunga attesa, è arrivata la pronuncia favorevole in appello. I giudici del secondo grado hanno accolto il patteggiamento per bancarotta, che da fraudolenta è stata riqualificata in "semplice" ; reato minore per il quale è scattata la prescrizione. I giudici della Corte d'Appello hanno anche pronunciato l'assoluzione per i reati fiscali.

Chieste pensanti condanne  in primo grado per gli altri imputati

Per il fallimento della Bames, nel processo in corso a Monza con il rito ordinario, sono stati chiesti 40 milioni complessivi di risarcimento dei danni, con una provvisionale immediata di 5 milioni per ciascuno, e 5mila euro per ciascuno dei lavoratori. Settimana scorsa hanno preso parola gli avvocati delle parti civili, al dibattimento per il crac della società vimercatese, ex Ibm poi Celestica, fiore all'occhiello della Silicon Valley brianzola, e finita invece per chiudere i battenti nel 2013 lasciando a casa 850 lavoratori.

Il pm monzese Alessandro Pepè ha già chiesto pesanti condanne parlando di "dissipazioni e distrazioni dolose": 9 anni e 10 mesi per il patron Vittorio Romano Bartolini ritenuto l'amministratore di fatto della Bames;  8 anni per l'ex presidente di Celestica Italia, il monzese Luca Bertazzini e per il manager Giuseppe Bartolini; 7 anni per i membri del collegio sindacale Riccardo Toscano, Angelo Interdonato e Salvatore Giugni e l'assoluzione dell'ex ceo di Telit, l'israeliano Oozi Cats.

Per Interdonato e Giugni la curatela del fallimento ha revocato la parte civile dopo un accordo risarcitorio e ha deciso di non procedere contro l’israeliano. La difesa degli imputati nega il dolo alla base dell'accusa di bancarotta, sostenendo che il piano di reindustrializzazione condiviso anche dal Governo per salvare i dipendenti è stato in parte realizzato. Si torna in aula a dicembre.

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