Barista alla sbarra per violenza sessuale, la madre: «Mio figlio è innocente»
Il 34enne montesirese Graziano Rigamonti è ai domiciliari, rischia una pena fino a 24 anni di carcere
«E’ mio figlio, lo conosco, ha fatto sì le sue cavolate, perché è troppo buono come gli abbiamo sempre rimproverato in famiglia, ma violentare una ragazzina no, non l’avrebbe mai fatto. Non l’ha fatto».
La testimonianza
Giovanna a Besana la conoscono un po’ tutti perché è la storica collaboratrice scolastica del Comprensivo «Giovanni XXIII». E’ la mamma di Graziano Rigamonti, il 34enne di Montesiro finito in manette lo scorso febbraio. Anche lui volto noto tra i besanesi e non solo per l’impegno in banda, in politica e da frontman della «The Italian Blues Brothers Band», unica band tributo ai Blues Brothers riconosciuta ufficialmente in Italia dalla Warner Music Italy. A suo carico accuse gravissime, tra le quali violenza sessuale ai danni di una minorenne e sfruttamento della prostituzione minorile.
Rischia ventiquattro anni di carcere
L’indagine era partita nell’agosto del 2023, dalla denuncia sporta dal padre e dal nonno di una sedicenne trovata semi nuda e sotto l’effetto di sostanze stupefacenti all’interno del «Bar dello Zoo» di Beverate, frazione di Brivio, nel Lecchese, di cui Rigamonti è stato titolare dal 2022 e fino al settembre del 2023. Diciotto giorni di carcere tra la casa circondariale di Monza e San Vittore a Milano, poi gli arresti domiciliari che continuano ancora oggi. Il 16 maggio scorso l’avvio del processo con rito immediato in Tribunale a Lecco che ha unito i due filoni dell’inchiesta (la violenza sessuale da una parte, lo sfruttamento della prostituzione minorile dall’altra): nove capi di imputazione e il concreto rischio di una pena fino a ventiquattro anni di reclusione.
Detto che sarà la Giustizia a stabilire le eventuali responsabilità del 34enne montesirese, mercoledì mattina abbiamo raccolto lo sfogo di Giovanna convinta dell’innocenza del figlio.
«La vita di Graziano e quella di tutta la nostra famiglia è stata distrutta ingiustamente», dice subito. In mano una cartelletta di plastica gialla piena di documenti, alcuni dei quali già prodotti in giudizio.
«Mio marito è gravemente malato e ha dovuto chiedere un prestito per pagare gli avvocati. Graziano è disoccupato: chiuso il bar, aveva trovato un lavoro a Milano, guidava i pullman. Lavoro che ha però perso con tutto quello che è successo. Una volta ottenuti gli arresti domiciliari, aveva la possibilità di iniziare una nuova occupazione, purtroppo però non gli è stata concessa l’autorizzazione...».
Le difficoltà economiche da una parte, dall’altra la «gogna» pubblica: lo sguardo delle persone che pesa come un macigno.
«Ormai per tutti Graziano è un mostro. Nonostante si sia sempre dato da fare per gli altri e lo continui a fare ora, per quanto gli è possibile: qualche settimana fa, grazie alla sua esperienza di volontario del “118”, ha soccorso un ragazzo vittima di un incidente a Villa Raverio, salvandolo dal rischio di una paralisi... Non si merita l’inferno che sta vivendo».
«Ecco perché è innocente»
Giovanna ci mostra un corposo faldone di documenti che provano, sostiene, che «mio figlio non ha violentato quella ragazza» (sulle accuse di sfruttamento della prostituzione, invece, «non possiamo ancora rilasciare nulla»). Due in particolare. Ci sono i referti degli ospedali nei quali la 16enne è stata presa in cura dopo l’aggressione denunciata.
«Gli esami dicono chiaramente che, a differenza di quanto dichiarato nelle querele sporte ai Carabinieri, dai contenuti spesso discordanti, Graziano non le aveva fatto ingerire ansiolitici perché non ce n’era alcuna traccia nel sangue. Né tantomeno l’aveva presa a sberle: non emergono lesioni sul corpo, se non legate a episodi pregressi che nulla hanno a che fare con la serata trascorsa nel bar di Graziano». Bar nel quale quella «maledetta sera», continua la mamma, «nonno e papà della giovane sono entrati (a tarda notte, in cerca della 16enne non rientrata a casa, ndr) dalla porta sul retro, che era aperta. Se mio figlio fosse stato davvero intento a fare qualcosa di illegale, avrebbe lasciato libero l’accesso?».
E poi un altro referto: questo riguarda il 34enne. Datato 14 aprile di quest’anno e sottoscritto da un andrologo, certifica la sua impossibilità ad avere una «normale vita sessuale» a causa di un eccesso di tessuto adiposo a livello dell’addome conseguente alla perdita di circa 70 chili di peso dopo un’operazione di chirurgia bariatrica alla quale si era sottoposto nel 2022.
«Graziano da due anni non riesce ad avere rapporti sessuali: come potrebbe violentare qualcuno? Ammetterlo pubblicamente in Aula per lui è stato difficilissimo - ha assicurato Giovanna - Nonostante tutto questo e l’impegno dell’avvocato Roberta Cardinetti, che ringrazio, il rischio di una condanna è più che concreto. Lui ci ha detto che non andrà mai in prigione da innocente, che piuttosto si toglierà la vita, che vorrà essere sepolto nel cimitero di Montesiro e che sulla sua lapide venga scritto “Qui riposa Graziano Rigamonti, vittima della Giustizia Italiana - La libertà è la mia vita”». «Noi non sappiamo più dove sbattere la testa... - conclude - Da madre sapere di poter perdere un figlio fa male. I giudici sanno tutto ma non fanno nulla. Perché, come dico sempre, abbiamo uno Stato forte con i deboli e debole con i forti».