A distanza di una manciata di minuti, ieri, lunedì 8 settembre, a Monza un padre di famiglia è morto e un altro operaio a Desio è rimasto ferito in modo grave. Episodi che non possono passare inosservati. Per questo giovedì 11 settembre 2025 alle 18 da piazza Castello, davanti alla stazione FS di Monza, partirà un corteo organizzato dalla Rete Lotte Sociali Mb per dire basta alle morti sul lavoro.
“Basta omicidi sul lavoro”
Uno slogan forte quello scelto dagli organizzatori del corteo, tra cui si annoverano Rete Lotte Sociali MB, che riunisce Arci Scuotivento, Cub, Foa Boccaccio 003, S.I. Cobas e Usb.
Nella stessa giornata un altro operaio è stato ricoverato in gravi condizioni all’ospedale San Gerardo dopo una caduta in un cantiere a Desio. Sempre l’8 settembre altre tre persone hanno perso la vita nei luoghi di lavoro a Torino, Roma e Catania.
Nel caso dell’incidente accaduto a Monza una barra metallica ha colpito violentemente al volto il 48enne, senza lasciargli scampo. La notizia della sua morte ha scosso profondamente la comunità brianzola.
I dati sconfortanti
Secondo i dati Inail, nei primi sette mesi del 2025 sono stati registrati 432 decessi.
Da qui il duro commento degli organizzatori del corteo: «Il cordoglio di comodo da parte delle istituzioni è complice di una strage le cui responsabilità risiedono esclusivamente nel sistema di sfruttamento capitalista in cui siamo tutti/e obbligati a lavorare e nell’impunità che lo Stato garantisce agli sfruttatori. Una “strage silenziosa” che continua ad alimentare rabbia e dolore».
La manifestazione richiama l’impegno preso il 20 settembre 2024, quando un’analoga protesta si era svolta a Monza con lo slogan “Basta omicidi sul lavoro”. «Ci eravamo promessi che, da lì in poi, nessuna morte sarebbe passata senza mobilitazione – sottolineano gli organizzatori –Un anno dopo manteniamo fede a questa promessa: scendiamo in piazza per non lasciare che queste morti passino nel silenzio, costruiamo percorsi di solidarietà e lotta in un mondo di lavoro sempre più precario e sottopagato e oggi torniamo in piazza per ribadire che a condizioni di morte non si deve lavorare».