La storia

Bloccato in Inghilterra per il Covid, se ne dovrà andare per la Brexit

L'odissea "Inglese" del 25enne brioschese Filippo Arosio

Bloccato in Inghilterra per il Covid, se ne dovrà andare per la Brexit
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Biglietto in mano, sarebbe dovuto rientrare in Italia il 22 dicembre. Due giorni prima, però, il Governo italiano ha bloccato il traffico aereo con il Regno Unito per l’allarme scattato in seguito alla notizia della nuova variante «inglese» del coronavirus ed è così rimasto a terra. Il brioschese Filippo Arosio, 25 anni, dal settembre del 2018 vive a Canterbury dove studia Storia militare all’Università del Kent. Lui è stato uno dei tanti italiani costretti a trascorrere il Natale lontano dalla famiglia. E gli è andata anche bene...

Bloccato in Inghilterra

«Fortunatamente lo “stop” è arrivato due giorni prima della mia partenza. Sono quindi rimasto nell’appartamento del campus; c’è invece chi ha raggiunto l’aeroporto e un’ora più tardi ha visto il proprio volo cancellato. In tanti sono stati costretti a trascorrere lì quattro giorni, fino alla Vigilia di Natale, quando gli aerei hanno ripreso il volo. Persone che contando sul fatto di trascorrere le festività nei propri Paesi d’origine non avevano prolungato gli affitti e quindi non avevano più dove andare a dormire: si sono viste anche immagini di mamme con bambini bloccati in un limbo, senza sapere quando e se si sarebbero mai imbarcati».
«Ciò che più mi ha indispettito è stata la mancata comunicazione da parte del Governo italiano. Il 20 mattina è stata mia mamma ad avvisarmi del blocco aereo, poi ho trovato diverse notizie in rete ma sul sito del Consolato non è apparso nulla fino alla metà del giorno seguente. Ho provato anche a contattare i quattro numeri messi a disposizione per l’emergenza Covid ma niente, non ho ricevuto risposta; a un certo punto una voce registrata mi ha detto che la casella vocale era piena...».
Filippo è riuscito ad atterrare a Malpensa nella serata di martedì 29 dicembre, dopo essersi sottoposto al test del tampone in aeroporto Londra - sborsando 50 sterline, soldi che si sono andati ad aggiungere a quelli già spesi per il primo biglietto inutilizzato («ho chiesto il rimborso ma dalla compagnia aerea non ho ancora ricevuto risposta») e per il secondo acquistato - e a Milano. Ora sta completando i quattordici giorni di quarantena già previsti dal Dpcm del 3 dicembre.

Salta il master a Oxford

Non sa ancora quando farà ritorno in Inghilterra; sa invece bene quando dovrà lasciarla. A luglio, infatti, si laureerà ma sarà costretto a mettere nel cassetto il master che avrebbe potuto frequentare, spronato dai suoi professori, niente meno che nella prestigiosa Oxford. Si, perché con la Brexit, l’uscita del Regno Unito dall'Unione europea divenuta effettiva dall’1 gennaio, la vita degli studenti del Vecchio continente è cambiata. E di molto. A partire dal portafoglio, con le rette universitarie divenute un vero e proprio salasso, equiparate non più a quelle degli inglese ma a quanto richiesto ai ragazzi non europei.
«A Oxford avrei dovuto pagare qualcosa come 27 mila sterline di sole tasse universitarie», ha sottolineato il brioschese. Che non si è perso d’animo: rifarà le valigie e si trasferirà allo University College di Dublino per due anni di «International War Studies» divisi tra l’Irlanda e la Germania.
Piccola nota di orgoglio patriottico. Parlando con Filippo è emerso che gran parte dei residenti nel Regno Unito circola senza indossare la mascherina. Almeno questa volta possiamo andare fieri della serietà degli italiani.

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