Hanno versato la caparra per un appartamento in affitto a Monza che poi è risultato inesistente. O meglio l’appartamento esisteva eccome, ma il reale proprietario non sapeva nulla di un contratto stipulato con almeno 15 persone diverse, tutte incappate nello stesso raggiro.
Decine di truffati
La vicenda è stata denunciata ai Carabinieri di Monza da diverse persone che dopo mesi di ricerche pensavano di aver trovato finalmente la casa dei loro sogni in città, in via XX Settembre 3 a Monza. Peccato che tutto si sia dimostrato una maxi truffa. Anche l’annuncio, pubblicato su Idealista, sembrava regolare: un bilocale di circa cinquanta metri quadrati con box, in una zona comoda per la stazione, in affitto a 700 euro al mese.
«Il presunto proprietario diceva di chiamarsi Roberto e di vivere a Bormio – spiegano le persone che sono state fregate – Ci ha detto che l’immobile era gestito da un’amica, una certa Sara. Comunicava solo via WhatsApp, mai al telefono, e sosteneva che l’indirizzo lo avrebbe fornito soltanto il giorno della visita, per evitare che la gente andasse a suonare. Mi sembrava strano, ma dopo mesi che cercavo casa a Monza ne avevo viste di peggio».
Tra i truffati c’è anche Erika, 47 anni, impiegata monzese, una delle tante ad essere cascata nel tranello orchestrato ad arte da veri professionisti della truffa, ma sono almeno 15 persone che sono cadute nel medesimo raggiro e che ora si sono unite in un gruppo per cercare di smascherare i colpevoli e riavere i loro soldi.
Un bottino da almeno 40mila euro per i truffatori
La maxi truffa (da almeno 40mila euro di bottino) ha comportato per tutti un copione simile. «La casa era molto carina – racconta anche Teresa, specializzanda del San Gerardo, 32 anni – Il prezzo era molto onesto, ma non tale da insospettire. Pensavo di essere stata fortunata, invece…».
A vedere l’appartamento c’erano andati in tanti. «C’erano altre persone, una ogni quarto d’ora, tutte per visionare la stessa casa in affitto», racconta anche Erika. Pochi giorni dopo, tutti hanno ricevuto i contratti di locazione e hanno versato 2.100 euro di caparra.
Alcuni su un conto intestato a un presunto Annunziato Morabito, acceso presso il Banco di Bilbao, altri a Iban italiani intestati a Salvatore D’Oria o ancora a Giuseppe Petito aperti alla Bbva, una banca spagnola che in Italia è online, ma che ha scrupolosi controlli per l’apertura del conto, tra cui il riconoscimento facciale. Nella casa di via XX Settembre 3 ci avrebbero dovuto entrare l’1 novembre, ma – inutile dirlo – nessuno ci ha poi mai messo davvero piede e nessuno aveva capito che esistevano altre persone che avevano firmato lo stesso contratto, lasciando la cauzione delle prime tre mensilità.
«Oltretutto il contratto era fatto benissimo, sembrava tutto in regola, c’era la visura camerale, la classe energetica dell’edificio, solo dopo ho iniziato a collegare i pezzi e ho capito che era una truffa», continua la dottoressa che – come altri – si è trovata dall’oggi al domani a dover cercare in fretta e furia un altro alloggio e senza 2100 euro in tasca. Come lei, tantissimi altri giovani lavoratori, che poi si sono uniti per andare a fondo alla vicenda, denunciandola alle autorità.
Indagano i Carabinieri
«Tramite Internet abbiamo scoperto di essere stati in molti a finire nel tranello e abbiamo creato un gruppo WhatsApp, tutti abbiamo presentato denuncia ai Carabinieri e confidiamo di poter avere giustizia», aggiunge anche Lara, 30 anni, commerciale milanese per un’azienda di certificazioni, che a metà ottobre, quando ha iniziato a fare domande sulle volture, ha capito che qualcosa non quadrava.
I truffati intanto, qualche indagine l’hanno fatta per proprio conto e hanno scoperto che la casa di via XX Settembre 3 era effettivamente affittabile, ma con la piattaforma Airbnb e con il vero proprietario (che era all’oscuro dei contratti di locazione).
I presunti truffatori devono aver avuto così l’occasione di affittarla loro, scattare le foto per l’annuncio fingendosi i proprietari, ottenendo le chiavi per poi mostrare il bilocale ai potenziali affittuari, il tutto all’insaputa del reale titolare dell’immobile. Lui, che viaggia per lavoro e ora si trova in Mozambico, si è dimostrato completamente ignaro del fatto che qualcuno avesse affittato la sua casa solo per orchestrare questa truffa e ha scoperto cosa fosse accaduto solo quando le persone hanno iniziato a recarsi al suo domicilio a chiedere spiegazioni.
Il proprietario era all’oscuro di tutto

I truffatori hanno creato documenti del tutto verosimili descrivendo il malcapitato proprietario (con tanto di suoi riferimenti e codice fiscale) come nudo proprietario dell’immobile e asserendo che con un atto notarile era stato lui a dare mandato a queste due persone – Roberto Matzeu e Salvatore D’Oria (ma anche questi nomi potrebbero essere falsi o usati all’insaputa dei «titolari») – di poter agire in sua vece.
Lo stesso proprietario era caduto in un tranello: dalle verifiche è emerso che la prenotazione su Airbnb era stata effettuata dai truffatori utilizzando una carta d’identità intestata a una cittadina ucraina. Tuttavia, la foto sul documento non corrispondeva affatto alla donna che aveva mostrato l’appartamento ai potenziali affittuari, una certa Sara, chiaramente italiana.
«Il proprietario, una volta contattato, si è dimostrato collaborativo, ci ha confermato che si trattava di una truffa e che anche lui ne era vittima – racconta Irene, 28 anni, un’altra delle persone incappate nella truffa – Mi ha spiegato che quelle persone si erano presentate già una prima volta ad agosto, poi erano tornate a fine settembre, ma nulla gli aveva fatto intendere si trattasse di truffatori. Ci ha detto che tornerà in Italia il 12 novembre per chiarire la propria posizione».
Ora chiedono giustizia
«Anche il racconto fatto dai truffatori però era verosimile: ci hanno annunciato l’intenzione di passare a una nuova modalità di affitto, lasciando Airbnb appunto dall’1novembre 2025, data in cui sarebbe dovuta diventare disponibile la casa secondo il contratto che abbiamo firmato», aggiunge Irene. «So che qualcuno è andata a vederla, ma poi non si è fidato ed è scampato al raggiro».
Su Idealista intanto, emersa la truffa, il profilo del falso Roberto è stato bloccato e l’annuncio è sparito. La denuncia è ora al vaglio dei Carabinieri, che indagano per truffa aggravata commessa tramite strumenti informatici.
Nel frattempo Lara, attraverso Internet, è riuscita a rintracciare numerose altre vittime. «Persone di ogni età, molti trentenni, lavoratori e laureati che volevano andare a vivere da soli. Tutti attenti e in buona fede: questa truffa poteva colpire chiunque. C’erano anche papà separati con figli, giovani famiglie, persone che avevano già dato disdetta di casa e si sono trovate senza alternativa. Confidiamo nelle forze dell’ordine per avere giustizia».
Resta anche un grosso timore per le vittime. «Ci è anche venuto il dubbio che i nomi e i documenti usati per truffare noi potessero essere quelli di altri raggirati in precedenza in altre zona d’Italia – ha chiosato Lara – Per questo siamo preoccupati. Queste persone hanno nostri dati personali e potrebbero usarli per altre truffe…».