Giudiziaria

Carate, l'incubo delle assistenti sociali in prova con Legambiente

E’ il progetto di 14 mesi stabilito per il 36enne, nell’ambito del processo che lo vede imputato di resistenza ai Carabinieri.

Carate, l'incubo delle assistenti sociali in prova con Legambiente
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In prova per la durata di 14 mesi, con gli operatori di Legambiente. E’ il progetto stabilito per il 36enne L.A., l’incubo delle assistenti sociali del comune di Carate Brianza, nell’ambito del processo che lo vede imputato di resistenza ai carabinieri.

Terrorizzava le dipendenti del Comune di Carate

Questa mattina, lunedì, l’udienza in tribunale a Monza, dove l’uomo ha chiesto la messa in prova, istituto che consente di sospendere il procedimento ed estinguere il reato. Presterà servizio con l'associazione che si occupa di tutela ambientale.

L’uomo, lo scorso dicembre, era stato raggiunto da divieto di avvicinamento quattro operatrici dei servizi alla persona del comune di Carate Brianza: misura restrittiva ancora in essere. Dopo nemmeno una settimana dall’esecuzione di quel provvedimento della magistratura, si era fatto arrestare per minacce e resistenza nei confronti di carabinieri prima di una perquisizione del suo appartamento.

Indagato per stalking

 Il 36enne rimane indagato per stalking nei confronti delle funzionarie dei servizi sociali, «colpevoli», a suo dire, di avergli portato via i figli, in un procedimento per presunti maltrattamenti in famiglia. 

Il Tribunale dei minori, un anno fa, aveva disposto che venisse allontanato dalla compagna, e dai loro quattro figli minori, incaricando l’ufficio comunale brianzolo di condurre un’indagine sul nucleo familiare in merito ai maltrattamenti, e quindi di programmare eventuali incontri protetti tra l’indagato e i ragazzi.

Ma l’uomo aveva cominciato a imperversare negli uffici, pretendendo di ottenere colloqui con le addette a suo piacimento, facendo valere le proprie ragioni con la violenza e l’intimidazione («ti faccio perdere il lavoro, potete andare a morire tutti», una delle frasi riportate dalle vittime ai carabinieri), irrompendo tra urla e bestemmie e, una volta, mostrando un coltello da cucina lasciato su un tavolo.

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