Casa vacanze "fantasma", vimercatese a processo

Il dibattimento è in corso in Tribunale a Monza.

Casa vacanze "fantasma", vimercatese a processo
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Casa vacanze "fantasma", vimercatese finisce a processo. Il dibattimento è in corso in Tribunale a Monza.

Casa vacanze "fantasma", vimercatese a processo

Casa vacanze "fantasma" e festa di Natale rovinata. Il soggiorno natalizio in montagna è andato di traverso a una famiglia ligure che aveva scelto la località di San Martino di Castrozza, nel Trentino orientale, per trascorrere il periodo natalizio in totale relax in un paesaggio da favola. Ma l'annuncio su internet era farlocco, se ne sono resi conto  quando hanno raggiunto la meta della loro vacanza.

Secondo la Procura di Monza, rappresentata in aula dal vice procuratore onorario, Luigi Pisoni, ci sarebbe proprio un 45enne di Vimercate  dietro il raggiro. Una truffa che lascia l'amaro in bocca soprattutto pensando al periodo dell'anno in cui è accaduto.

L'anno incriminato è il 2015. I due coniugi liguri in cerca di un soggiorno in montagna, tra le nevi del Trentino, in una località molti rinomata, avevano mirato una villetta singola su due piani. Un alloggio molto gradevole dal quale era possibile apprezzare uno strepitoso panorama. Ma l'incanto del posto è durato pochissimo. Via internet la coppia aveva mostrato interesse per l'offerta economica del settore in questione: soggiorno per 1.200 euro, con il pagamento di una caparra da 600 euro. Entusiasti della richiesta e della pregevolezza della villa, i due hanno versato come da accordi l'acconto da 600 euro. Soldi finiti su un conto intestato a una terza persona, diversa dall'imputato. La coppia, peraltro, non aveva avuto motivi per pensare a una truffa. Anche perché dopo aver accreditato i soldi, avevano ricevuto una rassicurante telefonata da parte di una donna che li ringraziava,  informandoli su come comportarsi una volta giunti in montagna. Ma era tutta una clamorosa sceneggiata. Una montatura per guadagnare tempo.

L'arrivo in montagna e la sgradita sorpresa

Pochi giorni prima di Natale, i due avevano raggiunto la località turistica e non trovando nessuno ad attenderli per la consegna delle chiavi, iniziarono a tempestare di telefonate il numero dal quale erano stati contattati dalla voce femminile. Ma dall'altra parte era stata inserita la segreteria telefonica. Parlando con un passante, erano venuti a conoscenza del fatto che la casa, non singola, ma doppia, era di proprietà di una famiglia abruzzese. A quel punto ebbero conferma della truffa, alla quale sono poi seguite le indagini che hanno portato al processo. Si procede davanti al giudice monocratico di Monza, Letizia Brambilla.

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