Monza

Colpo di scena in Appello: disposta la perizia psichiatrica sui baby killer

Per l’omicidio di San Rocco una nuova svolta sugli esecutori materiali del delitto.

Colpo di scena in Appello: disposta la perizia psichiatrica sui baby killer
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Una perizia psichiatrica per accertare le condizioni di salute mentale di R. E S., i due adolescenti di San Rocco già condannati in primo grado per l’omicidio di Cristian Sebastiano, il 42enne ammazzato a coltellata sotto i portici delle case popolari di via Fiume nella mattinata di domenica 29 novembre 2020.

Colpo di scena in Appello: disposta la perizia psichiatrica sui baby killer

Così ha deciso la Corte d’Appello presso il tribunale minorile di Milano, rinviando l’udienza al prossimo 29 aprile, per discutere il processo sulla base degli esiti di questa perizia. I due ragazzini, all’epoca del fatto avevano 14 e 15 anni, assuntori abituali di stupefacenti. Il tribunale ha accolto la richiesta di sottoporre i ragazzi ad accertamento medico psichiatrico, avanzata dal difensore di R., l’avvocato Maurizio Bono, che già aveva avanzato la stessa richiesta in primo grado. In quella sede, però, il gup aveva respinto tale istanza, e aveva condannato i due a 15 anni e a 14 anni e 4 mesi di reclusione con il rito abbreviato, riconoscendo la premeditazione del delitto, come sostenuto dall’accusa. Ora il medico nominato dal tribunale se la capacità di intendere dei due fosse scemata al momento del fatto, a causa della dipendenza dalla droga, che rappresenta l’elemento portante della vicenda. Era tossicodipendente sin dalla tenera età la vittima, che viveva di piccolo spaccio di "palline" di coca nel quartiere. E trascorrevano le loro giornate ad assumere droga alla "montagnetta", i giardini sotto le case popolari, anche i due killer, che acquistavano proprio dall’uomo che avrebbero ucciso.

«R. seppur giovanissimo, era ormai avvezzo all’uso di sostanze stupefacenti ha dichiarato di aver cominciato a 11 anni con la marijuana, per poi passare alla cocaina», come si legge nei motivi d’appello dell’avvocato Bono. Come detto, il legale ha insistito molto sull’esigenza di una perizia psichiatrica (producendone una di parte): «L’indagine deve essere particolarmente approfondita in quanto la giovanissima età del minore e la situazione di tossicodipendenza sopravvenuta in epoca preadolescenziale e quindi nel pieno sviluppo fisico, psichico e ormonale avrebbero reso necessaria maggiore attenzione cautela», sostiene riferendosi al processo di primo grado. «Serve un accertamento volto a comprendere l’effettiva capacità di intendere e volere in capo a un ragazzino che ha iniziato ad assumere sostanze psicotrope potentissime quando era solo un bambino. Quella di R. non era una mera assunzione, ma una vera dipendenza».

La questione premeditazione

Altro punto è quello relativo alla premeditazione, contestata dalle difese, secondo cui l’intenzione iniziale dei due assassini (usciti di casa con il coltello) non era di uccidere.

Agli atti risultano le dichiarazioni rese da R. ai carabinieri: «Volevo rapinarlo, non ucciderlo. Ho puntato il coltello verso Cristian lui ha urlato il mio nome mi è partito un blackout ho perso un po’ la lucidità quando si è messo a gridare il mio nome». Domani, mercoledì, invece, nuova udienza a Monza a Giovanni Gambino, il 43enne di San Rocco accusato di essere stato «l’istigatore morale» dell’omicidio, a causa del rancore che avrebbe provato verso Sebastiano.

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