A Carate

Colto da infarto corre all'ospedale ma il Pronto soccorso è chiuso

L’uomo non sapeva della sospensione temporanea dell’attività del reparto per i lavori di ristrutturazione. Il mezzo di soccorso posto a presidio dell’area, inoltre, era impegnato fuori sede

Colto da infarto corre all'ospedale ma il Pronto soccorso è chiuso
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Stava male e, accompagnato dal figlio, ha raggiunto l'ospedale di Carate. Non sapeva però che fosse chiuso. E' successo a un 64enne di Lurago d'Erba.

Il Pronto soccorso è chiuso

Mi sento male? Corro al Pronto soccorso dell’ospedale di Carate. Quasi un riflesso condizionato dall’abitudine, difficile da tenere a bada anche ora che le porte della struttura sono chiuse e lo resteranno fino al 13 settembre per fare spazio ai lavori di riqualificazione.
Per questo quanto è successo nella prima mattinata di giovedì è destinato con tutta probabilità a ripetersi.
Erano circa le 6 quando un 64enne di Lurago d’Erba, accompagnato dal figlio, ha raggiunto in auto l’ingresso del Pronto soccorso cittadino, in via Schweitzer. Avvertiva i sintomi tipici dell’attacco cardiaco: sudorazione e dolore toracico. I due non sapevano della chiusura temporanea del reparto; comprensibilmente sotto stress per la situazione, non devono essersi accorti nemmeno dei cartelli che indicano la serrata (fogli in formato A4 sui pali di via Leopardi e uno di dimensioni maggiori all’ingresso del Pronto soccorso).

"Bisogna chiamare il 112"

Il figlio si è così rivolto alla portineria, dalla quale nessuno sarebbe uscito. Solo una voce che gli avrebbe consigliato di chiedere l’intervento del «112». Operazione che l’uomo ha compiuto. Sul posto è arrivata l’ambulanza di Seregno Soccorso sulla quale è stato caricato il 64enne, trasportato infine in codice rosso, quello di massima gravità, all’ospedale San Gerardo di Monza. Risulta ora ricoverato in Unità coronarica a seguito di un infarto.

L'ambulanza non c'era

Giovedì mattina non era disponibile il mezzo di soccorso che, secondo l’accordo stretto da Azienda ospedaliera e Areu, dovrebbe garantire una presenza costante per il trasferimento presso altri Pronto soccorso dei pazienti che continuano a rivolgersi alla struttura locale; compito affidato a settimane alterne alle diverse associazioni di assistenza del territorio, «costrette» ad operare lontane dalla propria sede. Era impegnato infatti in un altro servizio di «118», in quanto l’autolettiga non è esclusivamente dedicata al presidio del nosocomio caratese.

Il protocollo dell'Azienda ospedaliera

C’è un preciso protocollo a riguardo, come spiegato dall’ufficio stampa dell’Azienda Socio-Sanitaria Territoriale della Brianza, contattato dal giornale.
«La chiusura del Pronto soccorso è ampiamente segnalata ma comprendiamo che la cartellonistica possa non essere stata notata dalle due persone coinvolte nella vicenda, dato la concitazione di quegli attimi».
«La procedura prevede che sia il centralino dell’ospedale, una volta verificato il bisogno del paziente, a contattare il “112” che, a sua volta, affida l’intervento all’ambulanza che staziona all’interno del perimetro dell’ospedale, per il successivo trasferimento nella struttura più adatta. Un’operazione di pochi secondi quindi».
«Nel caso in cui il mezzo sia impegnato altrove, ne viene impiegato un altro».
Non è previsto quindi l’intervento del personale medico attivo all’interno del «Vittorio Emanuele III»: i pazienti vengono dirottati verso i Pronto soccorso della zona, Desio e Monza in testa, «dove sono presenti professionalità e attrezzature in grado di gestire situazioni di emergenza e urgenza», hanno concluso dall’Asst Brianza.

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