Sentenza

Condannato per associazione camorristica giocatore del Monza

Cinque anni di reclusione per Armando Izzo. La vicinanza del club biancorosso

Condannato per associazione camorristica giocatore del Monza
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Il calciatore del Monza Armando Izzo è stato condannato in primo grado a cinque anni di reclusione.

La sentenza

Armando Izzo era imputato nel processo davanti ai giudici della VI Sezione penale del Tribunale di Napoli a seguito di una inchiesta su criminalità organizzata e calcioscommesse. In particolare, secondo gli inquirenti quando giocava nell'Avellino in Serie B durante la stagione 2013-2014, il difensore biancorosso avrebbe "pilotato" la sfida tra Modena e Avellino (finita poi 1 a 0 per gli emiliani) assieme ai compagni di squadra Luca Pini e Francesco Millesi: in particolare, secondo gli inquirenti, i tre giocatori si sarebbero messi a disposizione del clan per corrompere giocatori al fine di influenzare i risultati delle gare e favorire così le giocate vincenti dei clan
E oggi è arrivata la sentenza di primo grado con i giudici che hanno condannato a cinque  anni Izzo per concorso esterno in associazione mafiosa e frode sportiva, una pena addirittura superiore (di due mesi) rispetto alla richiesta del pm  Maurizio De Marco.

La posizione del Monza

"AC Monza ha appreso che il proprio tesserato Armando Izzo è stato condannato in primo grado per concorso esterno in associazione camorristica e frode sportiva - si legge nel comunicato diramato dalla società biancorossa - AC Monza esprime totale vicinanza e supporto ad Armando, convinta della sua estraneità all’ambiente criminale. Gli avvocati del calciatore sono delusi dalla sentenza e attendono di leggerne le motivazioni; dopodiché presenteranno appello".

L'intervento del giocatore

Sulla vicenda è intervenuto direttamente Izzo

"Sono molto deluso dalla sentenza di primo grado. Sono stato assolto per non aver commesso il fatto nella partita Avellino - Reggina del 25 maggio 2014 ma vengo accusato di aver combinato la partita Modena - Avellino del 17 maggio 2014, una partita che non ho neanche giocato.
Leggerò le motivazioni con i miei avvocati e presenteremo appello. Credo nella giustizia e sono sicuro che verrà dimostrata la mia assoluta estraneità all’ambiente criminale. Ringrazio AC Monza e la mia famiglia, che mi sono sempre vicini".

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