Confiscato alla criminalità, accoglierà famiglie fragili: ma è polemica
Il sindaco replica: "Dovrebbe essere una cosa bella pensare che un bene, sottratto all'illegalità, inizia un percorso per fini sociali"

Un capannone di circa 65 metri quadrati sottratto alla criminalità organizzata nel centro di Lissone e con l’obiettivo di trasformarlo in un servizio per l’intera comunità.
Sottratto alla criminalità
La scelta dell’Amministrazione comunale, quella di chiedere all’Agenzia nazionale per i beni confiscati alle mafie di essere l’assegnataria del capannone che sorge all’interno del complesso residenziale di via Solferino (nell'immagine lo stabile al cui interno si trova anche il magazzino), però è stata accolta tiepidamente tanto che qualcuno (commentando la notizia rilanciata dal nostro portale) ha commentato in maniera ironica la scelta portata avanti dal Comune.
E’ stato lo stesso sindaco Concetta Monguzzi a comunicare l’intenzione di entrare in possesso di un’unità immobiliare sequestrata nel cuore del centro storico e che ora è in carico all’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (più nota come Anbsc).
«Una scelta di rilievo sociale che contribuisce a riaffermare sul nostro territorio i principi di legalità e democrazia nella comunità locale» aveva commentato il primo cittadino, annunciando la novità.
Si tratta di un magazzino
Nel dettaglio si tratta di un magazzino di circa 65 metri quadrati, situato in via Solferino 53 all’interno di un complesso residenziale di corte. L’immobile ha un valore commerciale stimato di poco superiore ai 40mila euro.
L’Amministrazione comunale ha però previsto un diverso utilizzo (quindi non sarà utilizzato come magazzino o deposito) nel momento in cui ne entrerà in possesso. I locali, infatti, risultano dotati di altezza e punti luce adeguati ai canoni di abitabilità previsti dai regolamenti edilizi e quindi saranno ristrutturati e destinati al sollievo dell’emergenza abitativa.
Più precisamente al loro interno potranno trovare alloggio nuclei familiari fragili o in situazione di difficoltà economica. Una scelta che però, leggendo alcuni commenti alla notizia, pare non essere stata accolta positivamente.
C’è scetticismo
Sui social, da più parti, sono arrivate invece aspre critiche sulla decisione che (e accade in tutta Italia) ha preso l’Amministrazione di ridare vita a un bene confiscato alla criminalità organizzata. Molti commenti criticano apertamente la posizione del sindaco sulla scelta di avanzare la richiesta di assegnazione dell’immobile.
«Tanto spende sempre soldi dei cittadini lissonesi, mica i suoi. Quindi per lei si pulisce la coscienza sistemando una famiglia» e ancora «Quando saranno le prossime elezioni? Lissone sta diventando una città spazzatura in tutti i sensi», oppure «Tutta sta menata per 65 metri quadri di roba» e anche «Una persona altruista lo fa con i propri risparmi, non con i soldi degli altri».
Il protocollo firmato con la Prefettura
Il percorso, che è una prassi consolidata nella riassegnazione di centinaia di beni (immobili, appartamenti, palazzi, attività commerciali e anche terreni agricoli in tutte le Regioni d’Italia), si concluderà con un riutilizzo per scopi sociali di un bene «definitivamente confiscato alla criminalità organizzata all’esito di procedimenti penali e di prevenzione».
Così cita la nota trasmessa dalla Prefettura di Monza e Brianza agli uffici di via Gramsci.
A tutela delle parti coinvolte durante i processi e i procedimenti penali non sono stati inseriti il riferimento né al tipo di reato né alla tipologia di associazione criminale che era legata all’immobile prima sequestrato e poi definitivamente confiscato. Un percorso a «costo zero» per le Amministrazioni richiedenti.
L’amarezza del sindaco
Commenti, quelli a margine dalla notizia dell’assegnazione del bene confiscato, che hanno lasciato l’amaro in bocca al primo cittadino.
E’ stato avviato un percorso che ha una finalità sociale, leggere certe parole e certe posizioni fa riflettere e in certi casi anche arrabbiare - ha sottolineato Monguzzi - Siamo stati convocati al Demanio e il 15 dicembre insieme ad altri sindaci siamo stati contattati dalla Prefettura per chiederci se eravamo interessati all’assegnazione (a costo zero per il Comune, Ndr) di un bene confiscato. Ovviamente abbiamo accettato la proposta che ha un grande valore simbolico.
Il sindaco, infatti, ha poi proposto la soluzione alla Giunta che l’ha approvata senza riserve.
Era un magazzino e il Pgt vigente prevede il cambio di destinazione d’uso, così abbiamo proceduto - continua - Il bene non sarà acquistato dal Comune, bensì sarà “donato” dallo Stato. Poi spetterà all’Amministrazione riqualificarlo e riadattarlo alle nuove esigenze per cui è stato indirizzato, l’assegnazione andrà ad aggiungersi al patrimonio della città.
Monguzzi, poi, ha voluto precisare l’importanza di questa operazione.
Dovrebbe essere una cosa bella pensare che un bene, sottratto alla criminalità e che è stato magari oggetto di percorsi di illegalità, ora sarà ricollocato in un percorso di legalità per fini di carattere sociale - conclude - Abbiamo carenza di alloggi da affidare ai nuclei familiari in difficoltà. Questo passaggio è importante soprattutto per famiglie o anziani che si trovano sotto sfratto e che chiedono aiuto. Questo nuovo spazio servirà per qualcuno che ha bisogno di un tetto sopra la testa.
(in copertina lo stabile all'interno del quale si trova il deposito confiscato dall'Agenzia nazionale)
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