Coronavirus, addio a Cordero, tra i fondatori del 118

Coronavirus, addio a Cordero, tra i fondatori del 118. Era anestesista al Policlinico di Monza. E' stato anche uno dei precursori dell'elisoccorso

Coronavirus, addio a Cordero, tra i fondatori del 118
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Coronavirus, addio a Cordero, tra i fondatori del 118. Era anestesista al Policlinico di Monza. E' stato anche uno dei precursori dell'elisoccorso.

Coronavirus, addio al dottor Cordero

Anestesista, tra i fondatori del 118, tra i precursori dell'elisoccorso, impegnato in passato in numerose spedizioni umanitarie. Il Policlinico di Monza e più in generale il mondo della sanità ha detto addio oggi al dottor Davide Cordero. Dopo una battaglia di settimane contro il coronavirus non ce l'ha fatta. La sua morte ha provocato sconforto e tristezza tra medici e infermieri dell'ospedale di via Amati. Ma tanta la commozione anche in Piemonte, dove Cordero era nato e dove era conosciutissimo per la sua attività sanitaria e nel campo della solidarietà.

Coronavirus, chi era Cordero

Sessantatré anni, medico anestesista torinese, Cordero si era ammalato di coronavirus a inizio aprile ed era stato ricoverato proprio all'interno del Policlinico dove era in terapia intensiva da ormai tre settimane. Il medico era conosciutissimo anche per essere stato uno degli storici fondatori del 118 in Piemonte e uno dei pionieri del servizio di elisoccorso. Ma non solo. Era un medico dal cuore d'oro: è stato infatti vicepresidente di "Rainbow4Africa", organizzazione non governativa piemontese.

Cosa ha fatto

Nella sua carriera di medico era stato addirittura in Iraq durante la guerra del Golfo con la divisa della Croce Rossa, ma è stato anche in Africa in occasioni di spedizioni umanitarie in Paesi segnati da povertà, guerre civili, calamità naturali, epidemie. Un continente che gli era rimasto nel cuore e l'aveva segnato professionalmente e umanamente: triste ironia del destino, Cordero aspettava infatti di andare in pensione proprio per poter tornare in Africa. Ma la sua generosità e deontologia professionale l'aveva caratterizzato anche in queste ultime settimane in Brianza: quando è scoppiata l’emergenza coronavirus,  ha continuato a lavorare al Policlinico battendosi per la sicurezza dei medici impegnati nella fase cruciale e più acuta della Pandemia. Tanto che attraverso Facebook fino all'ultimo non aveva mancato di lanciare appelli ad amici e conoscenti per la ricerca e donazione di mascherine.

La "carta d'identità"

Laureato in medicina nel 1979 a Torino, Cordero si era specializzato in anestesia e rianimazione in Emilia Romagna, a Ferrara. Poi ha lavorato in Piemonte, alle Molinette, al Martini e a Chivasso. Come detto, la sua esperienza professionale è stata a lungo segnata anche dagli interventi di emergenza: Cordero aveva lavorato a lungo anche sulle ambulanze aeree per il recupero  e l’assistenza dei pazienti durante i trasporti sanitari.

Il ricordo

Tristezza e commozione oggi al Policlinico. "Medici come lui sono rarissimi da trovare - il ricordo dei colleghi - Cordero aveva un'umanità e un'umiltà che oggi non si trovano facilmente. Del resto, il fatto che fosse legato alle missioni in Africa la dice lunga sulla sua bontà d'animo". Commosso e toccante il ricordo del direttore sanitario del Policlinico, Alfredo Lamastra: "Quando i colleghi gli hanno detto che dovevano intubarlo, Davide si è guardato intorno osservando per l'ultima volta quella terapia intensiva dove aveva trascorso tanti anni di lavoro, poi con gli occhi lucidi chiudendo e aprendo i palmi delle mani protese verso di loro li ha salutati dicendo "vi ringrazio tutti", mentre il Propofol in vena lo lasciava andare verso un sonno dal quale non si sarebbe più risvegliato. Il Policlinico di Monza ha versato il suo contributo di vittime al coronavirus che ha ghermito e si è portato via una Persona perbene, un Professionista eccellente, un Uomo non comune".

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