Coronavirus, da 65 a 36 anni: ecco come è cambiata (e perché) l’età media dei positivi al tampone

Nessun cambiamento nel virus: l'età è mutata con il mutare della fascia di popolazione sottoposta ai tamponi.

Coronavirus, da 65 a 36 anni: ecco come è cambiata (e perché) l’età media dei positivi al tampone
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Trent’anni in pochi mesi. A tanto ammonta il calo dell’età media dei positivi al Coronavirus dall’inizio dell’epidemia ad agosto. A rendere noti i dati è il Servizio Epidemiologico Aziendale (SEA) di Ats Bergamo che ha elaborato un documento in grado di illustrare come sia cambiata, in media nel tempo, l’età delle persone risultate positive al tampone diagnostico per il Covid 19 e ne spiega le ragioni.

Coronavirus: come è cambiata l’età media dei positivi

Il grafico evidenzia una prima fase, quella acuta dell’epidemia tra fine febbraio e metà aprile: in quel periodo il tampone veniva effettuato sui soggetti ospedalizzati (persone fragili, con patologie croniche, quasi sempre con età molto avanzata), con un’età media intorno a 65 anni.

Da metà aprile a metà maggio, l’attività di tampone si è prevalentemente concentrata sulle RSA e l’età media si è innalzata a 66 anni, con una fase centrale di picco sui 72 anni.

Quando, da metà maggio a metà luglio, è stata sottoposta ad attività di screening sierologico (e al successivo tampone nei casi di positività) la popolazione attiva (dai 18 ai 65 anni) l’età media è scesa a 53 anni, per poi risalire debolmente a 58 anni quando, dalla metà di luglio alla metà di agosto, l’attività di screening ha interessato la popolazione adulta (over 18 senza limiti) con le varie campagne sierologiche (tra cui quella della città di Bergamo e quella della Bassa Valle Seriana).

Infine, dalla metà alla fine di agosto, l’età media è bruscamente calata a 36 anni con i tamponi di rientro dai paesi a rischio che hanno interessato una fascia più giovane della popolazione.

L’età muta con il mutare delle fasce sottoposte a tampone

“Dall’analisi si evince come l’età media dei positivi al tampone è mutata coerentemente con il mutare della popolazione prevalentemente sottoposta al tampone: non ci sono quindi evidenze per cui l’età media sia mutata in ragione di un cambiamento nelle caratteristiche del virus – spiega il dottor Alberto Zucchi, direttore del SEA di Ats Bergamo – Alla luce di quanto accaduto nella quinta fase, con il coinvolgimento di persone che con ogni probabilità si sono trovate in situazioni di allentamento delle misure preventive, è necessario ribadire la necessità di un atteggiamento di prudenza. Un’esigenza corroborata anche dagli attuali limiti conoscitivi sul Coronavirus, dalla mancanza di terapie completamente efficaci e dall’assenza di vaccini”.

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