Arcore

Coronavirus, don Giandomenico ai fedeli: "Ci mancate"

Lettera aperta alla comunità pastorale arcorese firmata a preti e suore

Coronavirus, don Giandomenico ai fedeli: "Ci mancate"
Pubblicato:

"Cari fedeli ci mancate, il nostro celibato vive di un rapporto unico e intenso con il Signore Gesù e – insieme – vive dei vostri volti; siete voi la nostra famiglia!". Con queste parole, nei giorni scorsi,  il parroco di Arcore don Giandomenico Colombo, insieme ai sacerdoti e alle suore della comunità pastorale, ha scritto una lettera a tutti i parrocchiani durante questo periodo di emergenza legata al Coronavirus.

Il messaggio integrale

Carissimi parrocchiani,
come tutti sappiamo purtroppo fin troppo bene, sta continuando l’emergenza legata al Coronavirus e con essa le limitazioni richieste dalle autorità; come, ad esempio, l’impossibilità di celebrare la Messa con il popolo e la chiusura degli oratori, con la relativa sospensione di tutte le attività pastorali.
In questi giorni nei quali, giustamente, le autorità sanitarie, il governo, i mezzi di comunicazione ci rivolgono parole che invitano ad essere prudenti, anche noi vogliamo raggiungervi con qualche pensiero. Non abbiamo competenze specifiche in merito a questa emergenza, ma desideriamo condividere con voi le parole della fede, facendo riecheggiare nelle menti e nei cuori le parole con cui termina il noto inno alla carità di San Paolo: “Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!” (1Cor 13,13).

La fede

La fede. Possiamo pensare alle forti e doverose limitazioni di questi giorni semplicemente come a un peso, augurandoci che passino il prima possibile. Oppure, ed è l’atteggiamento che ci sentiamo di suggerire, come un urto, un urto provvidenziale, che ci porta a renderci conto con verità di come noi cristiani senza la Messa, senza la comunione, davvero non possiamo vivere. Proviamo allora a vivere questi giorni come un’occasione preziosa; l’occasione per risvegliare il nostro desiderio di Dio, per renderlo sempre più intenso, per divenire più avveduti contro ogni forma di banalizzazione o abitudinarietà. Ci piace a tal proposito fare nostre le parole di S. Agostino: “La vita di un buon cristiano è tutta un santo desiderio. Dio, con l'attesa, allarga il nostro desiderio, con il desiderio allarga l'animo e dilatandolo lo rende più capace. Viviamo dunque, fratelli, di desiderio, poiché dobbiamo essere riempiti".
E, mentre siamo privi del nutrimento eucaristico, siamo al contempo invitati a riscoprire altre forme di preghiera: quella personale e silenziosa davanti al tabernacolo; la lettura e la meditazione quotidiana della Parola di Dio; la recita personale delle Lodi, dei Vesperi, del rosario.

La speranza

Cosa significa avere speranza, in questo momento? Certo, in ciascuno di noi c’è il desiderio che questa epidemia termini, al più presto; che al più presto si possa intraprendere di nuovo la nostra vita quotidiana, fatta di tutte quelle abitudini che, dando sicurezza, danno anche ordine al vivere. Insieme a questa siamo però chiamati a coltivare anche una speranza più gande; la speranza che la fatica che stiamo tutti attraversando ci renda più uniti, più credenti, in definitiva che ci renda più umani. In questo interceda per noi Maria, donna del Sabato Santo, che – mentre tutti vedevano solo le tenebre della morte – già intravedeva nella speranza l’alba della Risurrezione.

La Carità

La carità. È bello vedere in questi giorni come, incontrandosi per strada, spesso la gente si sorrida, reciprocamente. Quasi a dire … “Siamo tutti sulla stessa barca”; e proprio per questo ci riconosciamo fratelli, con le stesse gioie, con le stesse fatiche, con le stesse paure. Non lasciamo che questo virus ci privi della nostra umanità! Rispettiamo le norme di sicurezza date dalle autorità, evitiamo assembramenti, ma continuiamo a incontraci! Abbiamo bisogno di affrontare questa situazione insieme, per poi ritrovarci più uniti di prima! Anche noi sacerdoti, che stiamo vivendo questi giorni con una preghiera più abbondante, restiamo sempre a disposizione per incontri personali.
Da ultimo, vogliamo dirvi … che ci mancate! Il nostro celibato vive di un rapporto unico e intenso con il Signore Gesù e – insieme – vive dei vostri volti; siete voi la nostra famiglia! Ecco perché ci manca tanto il chiasso dei bambini, il sorriso dei giovani, la tenace operosità degli adulti, il desiderio di raccontarsi degli anziani.
Ci mancate, e vi vogliamo bene! Per questo ognuno di voi continui a sentirsi accompagnato dal nostro affetto, dalla nostra preghiera, dalla nostra benedizione.

Torna alla home

 

Seguici sui nostri canali
Necrologie