Neolaureati in prima linea

Coronavirus, giovani medici a casa dei malati

Due 25enni di Cesano Maderno impegnati nelle Unità specializzate di continuità assistenziale.

Coronavirus, giovani medici a casa dei malati
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Coronavirus, due giovani medici di Cesano Maderno in prima linea nella lotta al Covid-19.  Fanno parte delle Usca di zona.

Sono conosciute ai più con l’acronimo Usca, che sta per Unità specializzate di continuità assistenziale, squadre finalizzate alla gestione domiciliare dei pazienti affetti da Covid-19 , quelli che non necessitano di ricovero ospedaliero e non possono essere visitati dal loro medico di base. Di quelle di zona fanno parte due cesanesi, Alberto Fascì e Alessandra Inzoli, entrambi giovani neolaureati in Medicina che si sono messi a disposizione con la loro indiscussa conoscenza clinica e tanta voglia di fare.

"Mai pensato di partecipare ad un servizio simile"

Alessandra, 25 anni, rientrata a Cesano dopo gli studi all’Università di Pavia, è stata destinata all’Usca di Monza: "Non avrei mai pensato di partecipare a un’azione simile ma sono contenta di farlo, è un buon modo per iniziare la professione e rendersi utili - racconta - Siamo divisi in team e abbiamo come responsabile un collega più esperto. Subentriamo ai medici di base in presenza di Covid sospetti o accertati, dotati di tutti i dispositivi sanitari necessari". A chi le chiede se ha mai paura, Alessandra risponde così: "Ero spaventata prima di iniziare ma la verità è che siamo molto tutelati: può sembrare assurdo ma è più sicuro andare a casa di un malato con tutte le protezioni piuttosto che lavorare in un ospedale solo con la mascherina".

Alessandra Inzoli
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Alessandra Inzoli

Alberto Fascì
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Alberto Fascì

"Mi sento tutelato"

Alberto, coetaneo ed ex-compagno di scuola di Alessandra, è stato invece assegnato all’Usca di Concorezzo per il territorio del Vimercatese: "Mi sento tutelato perché abbiamo tutti i dispositivi necessari. La vestizione e soprattutto la svestizione sono fasi delicate, ogni gesto deve essere controllato, efficiente e automatizzato: c’è una lunga procedura da imparare e replicare per evitare ogni contatto con i dispositivi contaminati". Una singola disattenzione può compromettere tutto il processo. "Ho trascorso i primi giorni a imparare come proteggermi" spiega.

La gratitudine dei malati

Entrambi i giovani medici stanno ricevendo tante attestazioni di stima e gratitudine dai pazienti, per la maggior parte più preoccupati per i familiari con cui abitano che per se stessi. «Quasi ogni visita - racconta Alessandra - termina con qualcuno che ci offre qualcosa: chi il caffè, chi un bicchiere d’acqua, chi i limoni appena raccolti nell’orto. Ovviamente non possiamo accettare nulla ma è bello vedere questi gesti di generosità e riconoscenza accompagnati da un sorriso».

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