Cosa va cambiato nel sistema sanitario dopo l'emergenza Covid
Del tema si è discusso nel corso di un convegno a Lissone a cui hanno partecipato sindaci, medici ed esponenti della sanità di diverse regioni.
Cosa va cambiato nel sistema sanitario dopo l'emergenza Covid. Del tema si è discusso nel corso di un convegno a Lissone a cui hanno partecipato sindaci, medici ed esponenti della sanità di diverse regioni.
Cosa va cambiato nel sistema sanitario dopo l'emergenza Covid: il convegno
“Cosa va cambiato nel sistema sanitario di Monza e Brianza - Ripartire dal territorio per superare l’emergenza Covid”, questo il titolo del convegno che si è tenuto a Lissone ed è stato organizzato dal Partito democratico. Durante la serata si sono ascoltate le testimonianze dei sindaci, che si sono sentiti abbandonati durante l’emergenza sanitaria, dei medici, in difficoltà davanti al Coronavirus, degli esponenti della sanità delle altre regioni, dove le esperienze positive possono essere d’esempio.
E davanti a questa sintesi degli ultimi tre mesi una certezza: "La legge 23 di riforma della sanità lombarda ha mostrato assolutamente la corda. È stata proprio l’occasione per verificare sul campo quanto il principio ospedalocentrico non regga da solo: la sanità deve essere territoriale, diffusa", ha tirato le fila Gigi Ponti, consigliere regionale del Pd, che ha presentato per la prima volta i dati verificati e ufficiali della pandemia in provincia di Monza e Brianza.
Riorganizzazione e trasparenza
Per il consigliere Pd è stata anche l’occasione per una precisazione: "Sono rimasto deluso dalla risposta dell’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera alle lettere con le quali chiedevo di conoscere i contenuti del lavoro svolto nella cabina di regia che sta lavorando sulla riorganizzazione dei confini della sanità in Brianza. Non se ne sa nulla e questo è un problema serio perché l’opportunità di migliorare la gestione della sanità in Brianza è un’occasione da non sciupare. È arrivato il momento di chiedere che all’interno della cabina di regia venga inserita una figura che sia garante per gli amministratori brianzoli e per il nostro territorio".
Le Unità speciali di continuità assistenziale sono troppo poche
Infine, un aggiornamento: «Regione Lombardia ha investito poco nelle Usca, le Unità speciali di continuità assistenziale volute dal Governo nazionale e nate per garantire assistenza domiciliare ai lombardi affetti da Covid e non ricoverati negli ospedali - fa sapere Ponti -. In Lombardia ne erano previste 200 e ne sono state attivate solo 55. In provincia di Monza e Brianza, in base alla popolazione, cioè oltre 870mila abitanti, e a quanto stabilisce il decreto nazionale, va attivata una Usca ogni 50mila abitanti, quindi, per quanto ci riguarda, dovrebbero essere 17. Invece, sono solo 7, cioè 4 nell’area territoriale di Monza e 3 in quella di Vimercate".
(foto archivio)