Varedo

Dedicato a chi… piace “mangiare” e non solo

E' il titolo della lettera aperta scritta da Isabella Maffeis (ex presidente del CdA della Fondazione Versiera 1718) insieme al Consiglio direttivo dei V.V.V. e i Volontari tutti

Dedicato a chi… piace “mangiare” e non solo
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Dedicato a chi… piace “mangiare” e non solo. E' il titolo della lettera aperta scritta da Isabella Maffeis (ex presidente del CdA della Fondazione Versiera 1718) insieme al Consiglio direttivo dei V.V.V. e i Volontari tutti

Il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini insieme al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, così scrive: «Il cibo è parte integrante del patrimonio culturale italiano e dell’immagine del nostro Paese nel mondo». Lo è per la sua capacità di rappresentare il Paese e la sua cultura, per la sua riconoscibilità e attrattività internazionale, per la capacità di generare condivisione, relazione e narrazione; porta di accesso di un territorio, la più immediata, la prima esperienza, con la quale l’ospite cerca un riferimento con il patrimonio socio-culturale e le tradizioni di un luogo. Il cibo è attrattività, il cibo è insegnamento, il cibo è esperienza, il cibo è condivisione.

Nel 2003, l’UNESCO inserisce la nozione di patrimonio “immateriale” applicata all’alimentazione, volta alla tutela e alla valorizzazione di ciò, che appunto, è patrimonio. In ogni epoca storica e contesto geografico, il cibo trasmesso di generazione in generazione, non è mai stato soltanto la materia prima volta a soddisfare la necessità fisica della sopravvivenza, piuttosto ha rivestito un ruolo sostanziale nella genesi delle identità comuni e oggi, costituisce una forma oggettiva e tangibile di memoria storica, di sistemi di potere, di testimonianze e stili di vita, di riti e credenze religiose, di tecnologie. In virtù di queste connessioni con la cultura e con la storia, il cibo è considerato come un bene culturale; frutto “pensato”, risultato di una attività umana, che l’ha reso tale.

Ecco come l’osservazione delle evoluzioni sociali connesse all’alimentazione, sollecitata anche da Expo 2015 e dall’approvazione della Carta di Milano, dimostra come in differenti contesti territoriali nazionali, regionali o comunali che siano, i beni culturali da tempo incoraggino le istituzioni a politiche volte alla valorizzazione di questo patrimonio “immateriale” che, negli anni, si è andato via via definendo come palcoscenico ricco di molteplici attori, sia per l’eterogeneità dei manufatti alimentari prodotti, sia per i soggetti legittimati a porli in essere, sia per gli utenti finali che ne fruiscono.

Il cibo diventa così un altro modo di riportare il concetto costituzionale di “forma della Persona”, come il paesaggio e l’ambiente sono considerati la “forma del Paese”; (Francesca Polacchini, Il diritto al cibo come diritto (anche) culturale). L’approccio culturale al tema dell’alimentazione, mutuato dalle scienze sociali, e dai luoghi dove esso si compie, consente di aggiungere proprio tramite il riferimento al cibo, il concetto di cultura e di patrimonio storico di cui all’art. 9 della Costituzione («La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione») e di ricondurre il cibo all’ambito di quei beni che, secondo le parole della Corte costituzionale, lo Stato deve tutelare «sia per il loro valore culturale intrinseco sia perché rappresentano una testimonianza materiale della storia della civiltà anche locale» (Corte Costituzionale, sentenza n. 118/1990). Luoghi, appunto.

Durante la scorsa primavera-estate in piena emergenza epidemiologica, per altro ancora in atto, Villa Bagatti Valsecchi è riuscita a offrire l’opportunità, attraverso il cibo e non solo, di ritrovarsi in un luogo unico e incantevole: finalmente di nuovo insieme; la dimora vissuta come spazio privilegiato di incontro, di crescita, di aggregazione, di formazione e di conoscenza culturale, nella sua più ampia accezione.

Cibo sì, ma non solo: oltre duecentocinquanta visitatori hanno preso parte alle tre serate di osservazione astronomica con gli interventi educativi, e a volte giocosi, del Gruppo Astrofili di Villasanta; decine e decine gli utenti che hanno partecipato alle visite guidate in costume - accompagnate da performance musicali e canori - tratte dai più interessanti brani classici e grazie alla collaborazione dell’Associazione Culturale Streghe & Fate; centinaia le visite tradizionali alla villa e al parco in programma tutte le domeniche pomeriggio fino a fine settembre, hanno fatto conoscere la storia e gli aneddoti della famiglia Bagatti Valsecchi, storia legata indissolubilmente alla storia di Varedo; e poi ancora mostra/mercato sulla cultura tibetana, lezioni di yoga e tanto altro…

Tutto questo è stato possibile grazie all’impegno assunto dalla Fondazione La Versiera 1718, in sinergia con i V.V.V. Volontari Versiera Varedo, dai professionisti del settore Cibo & Bevande ViaAudio con la manifestazione “A Cielo Aperto” e dall’Amministrazione Comunale – Assessorato alla Cultura; un impegno che ha permesso l’accesso alla villa di quasi ventimila persone stimolate forse dalla “voglia” di cibo, ma soprattutto dal desiderio di ritrovare parte di quella serenità negata dal lockdown e di emozionarsi nel prendere parte e condividere un progetto. Tanti hanno risposto all’unisono all’apertura della villa e del suo parco, numerosi gli attestati di stima dai varedesi e da tutto il territorio.

Chi ha nel cuore il futuro della Villa Bagatti Valsecchi esorta le istituzioni di ogni fede politica, i cittadini, le associazioni, i commercianti, le scuole, a farsi promotori di una ritrovata consapevolezza rivolta a questo inestimabile bene: la villa è viva nel momento in cui è amata da tante anime altruistiche che, a vario titolo, senza clamore, senza slogan propagandistici e con l’umiltà gratuita di un solo gesto sono presenti, anche oggi. Tutto il resto appartiene a coloro che per opportunismo, analfabetismo morale e intellettuale o solo negligenza, non hanno mai varcato il cancello della villa per dare il proprio contributo, ma proseguono a gettar scredito laddove, c’è solo impegno e affezione.

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