Vimercate

Dieci anni fa il duplice delitto rimasto senza un colpevole

Era il 3 gennaio del 2012 quando Antonio Campanini e la compagna Azucena Laino furono trovati morti in casa.

Dieci anni fa il duplice delitto rimasto senza un colpevole
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Era il pomeriggio del 3 gennaio 2012. A dare l’allarme erano stati il badante la segretaria. Quando i carabinieri e i soccorritori del 118 erano giunti sul posto, poco dopo le 14, in una villetta a schiera di via Adige 23 (un tratto che si affaccia su via Trieste) avevano trovato una scena agghiacciante. I corpi senza vita di Antonio Campanini, 81 anni, titolare di uno studio tecnico immobiliare, e della compagna Azucena Moreno Laino, 78 anni accasciati sul divano. Le teste fracassate da un corpo contundente. Morti sul colpo, uccisi, diverse ore prima del ritrovamento. Un duplice delitto che aveva scosso Vimercate durante le vacanze natalizie 2011-2012.

Dieci anni e nessun colpevole

Da allora sono passati esattamente dieci anni. Eppure l’autore di quell’efferato duplice omicidio non ha mai avuto un nome e un volto. Una vicenda che resta avvolta nel mistero. Un classico «cold case», al momento archiviato. I rilievi effettuati dai Ris nell’abitazione dell’orrore, gli interrogatori, le testimonianze dei famigliari non avevano aiutato nell’individuare l’autore o gli autori.

Indagato il badante

A distanza di un anno dai fatti nel registro degli indagati della Procura della Repubblica di Monza era finito il badante della coppia, Razhap Abykalykov, all’epoca 50enne, originario del Kirghizistan, repubblica ex sovietica. Gli inquirenti avevano vagliato la sua posizione e avevano verificato anche i suoi spostamenti nei giorni e nelle ore precedenti al rinvenimento dei corpi. Avevano anche sequestrato dall’appartamento milanese in cui il 50enne viveva con la compagna e un figlio un computer, i cui file erano stati passati al setaccio. Si era ipotizzato un movente legato ai soldi, ma poi la sua posizione era stata archiviata e l’uomo era tornato nel suo paese d’origine.

La pista famigliare

Era stata presa in considerazione anche la pista dell’eredità. La compagna di Campanini, Azucena Moreno Laino, per tutti Gigliola, di origine argentina, era stata infatti la badante dell’imprenditore. Poi ne era diventata la compagna. I due stavano anche pensando, pare, al matrimonio. Una vicenda che pare avesse creato dissapori in famiglia. Campanini, separato, aveva due figli: Aldo, oggi 55enne, e Laura, classe 1970.
Anche questa pista però aveva ben presto portato ad un nulla di fatto. Da allora il silenzio. Nel frattempo la villetta è passata di mano e proprio in questi mesi sono in corso lavori di ristrutturazione.

La scoperta dei cadaveri

L’allarme era stato lanciato nel primo pomeriggio del 3 gennaio 2012.
Il badante, di ritorno da una breve vacanza, era arrivato sul posto poco dopo mezzogiorno. Aveva trovato il cancelletto del giardino aperto, ma la porta di casa chiusa. Non aveva portato con sé le chiavi. Aveva citofonato e telefonato più volte senza ottenere risposta. Aveva quindi contattato la storica segretaria di Campanini, Anna Pozzoni, sapendo che la donna era in possesso di un altro mazzo.

Una scena raccapricciante

Aperta la porta, i due si erano trovati di fronte una scena raccapricciante: la coppia in un lago di sangue, i volti segnati da ferite lacero-contuse. I soccorritori e i carabinieri di Vimercate, Bernareggio e Monza giunti poco dopo sul posto non avevano potuto fare altro che constatare il duplice decesso avvenuto diverse ore prima, probabilmente la sera precedente.

La dinamica

I due corpi, come detto, erano stati trovati sul divano del soggiorno, davanti alla tv ancora accesa. Si era pensato in un primo momento ad un furto o ad un tentativo di rapina finito male. La porta di casa non forzata e il fatto che i due fossero seduti davanti alla tv aveva però spinto gli inquirenti ad abbandonare subito questa pista. Era infatti evidente che Antonio e Gigliola non si fossero accorti che qualcuno era entrato in caso usando le chiavi. Oppure che fossero stati loro stessi, conoscendolo, a farlo entrare, per poi riaccomodarsi davanti alla tv. Circostanza che lasciava pensare che l’omicida fosse di fatto «uno di casa».

Due colpi terribili

I due erano stati improvvisamente colpiti alla nuca con un solo colpo a testa inferto con un oggetto molto pesante che li aveva uccisi immediatamente. Campanini faticava a camminare, quindi era di fatto impossibilitato a reagire. L’omicida lo sapeva. Aveva quindi probabilmente prima ucciso la donna e poi l’uomo, inerme. L’arma del delitto non era mai stata trovata. I Ris avevano effettuato una serie di rilievi che però non avevano consentito di fare emergere prove schiaccianti nei confronti di qualcuno.
Caso archiviato
L’unico indiziato, come detto, era stato il badante. Indagato ufficialmente, non era più stato rinviato a giudizio. Il caso era stato quindi archiviato.

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