Il caso

Dodicenne escluso dal Basket Seregno per "evitare frustrazioni" nella squadra. La società replica "Proviamo a far giocare tutti"

Il presidente della società, Roberto Sanfilippo: "L'obiettivo è far giocare più persone possibili a pallacanestro, ciascuna collocata nel massimo livello possibile e sempre entro un orizzonte di agonismo. Più persone possibili, purtroppo, non può voler dire tutti sempre e comunque".

Dodicenne escluso dal Basket Seregno per "evitare frustrazioni" nella squadra. La società replica "Proviamo a far giocare tutti"
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Ragazzino escluso dal Basket Seregno per "evitare frustrazione a tutti", ma i genitori delusi scrivono (anche) al sindaco, Alberto Rossi.

Dodicenne escluso dal Basket Seregno per "evitare frustrazioni" nella squadra

La vicenda, rimbalzata sui social nei giorni scorsi, riguarda un 12enne che si è allenato nel mese di luglio con il Basket Seregno sui campi all’aperto della Porada e al Ceredo.
"In quel momento la società non ha formalizzato l’iscrizione, nonostante l’avessimo chiesto più volte", raccontano i genitori, Raffaele Forte e Marianna, che si sono rivolti al Giornale di Seregno. A settembre è arrivata l’amara sorpresa: "Quando ormai l’entusiasmo di nostro figlio aveva raggiunto l’apice, ci è stato comunicato, quasi per caso dai referenti, che non poteva continuare gli allenamenti - aggiungono i coniugi, entrambi 50enni residenti al Ceredo - Il motivo? A quanto pare non c’erano atleti al suo livello e gli altri erano troppo bravi per lui: parliamo di minibasket".

A giudizio di papà e mamma "il Basket Seregno commercializza illusione: è una società dove un ragazzo qualunque, con un sogno qualunque e delle aspettative di socialità e sportività si trova davanti a un rifiuto perché non sarebbe all’altezza. Durante le Giornate sportive e le settimane di prova gratuite passa il messaggio che lo sport è sinonimo di inclusione, divertimento e competizione. Ma la realtà a quanto pare è diversa e dall’illusione ci si sveglia in un attimo".

A colloquio con il presidente

I genitori hanno avuto un colloquio telefonico con il presidente del sodalizio sportivo, Roberto Sanfilippo.
"Il presidente ci ha comunicato che la società evita di mettere i bambini insieme ad altri di un livello più avanzato, perché questo determinerebbe frustrazione in tutti. Se fossero già bravi, però, non ci sarebbe bisogno di allenarsi. Ora che cosa si può dire a un ragazzino entusiasta che ha visto fallire le proprie aspettative senza preavviso?".

A loro giudizio è mancata una comunicazione trasparente e onesta: "Nonostante i vari scambi di informazioni con referenti e allenatore, non è mai emerso il fatto che ci sarebbero state delle selezioni - puntualizzano - Non si è mai parlato di divisione per età o bravura, oppure del fatto che non erano sicuri di formare una squadra. E in passato nostro figlio ha praticato altri sport senza problemi. Se ci fosse stato detto prima, avremmo potuto prepararlo a un eventuale rifiuto: invece adesso non sappiamo neanche come giustificare il fatto che non potrà continuare a giocare".

Papà e mamma esprimono dispiacere perché "una società dilettantistica e amatoriale si focalizzi così tanto sulla bravura dei giocatori e non sull’inclusività. Sono dei bambini, dovrebbero giocare e divertirsi. Nessuno ha la pretesa che diventino tutti campioni, non sono certo questi i valori che lo sport dovrebbe trasmettere".

Per i genitori "un ambiente troppo competitivo"

La vicenda è stata segnalata affinché non si ripeta: "Alla luce di quanto è successo, non vogliamo che nostro figlio frequenti questo ambiente e cercheremo un’altra società, anche se dovremo andare fuori Comune. Ci siamo fatti avanti perché non vorremmo che la stessa cosa succeda a un altro bambino".
L’impressione dei genitori è quella di un ambiente "eccessivamente competitivo, dove interessa soltanto vincere: l’inclusione esiste solo sui social, mentre nella realtà vige la legge del più forte", concludono non senza amarezza.

La replica del Seregno Basket

"Sul caso particolare, chiudo con il rammarico di non essermi spiegato bene e con l’amarezza per aver avuto un interlocutore che non ha fatto il minimo sforzo per provare a comprendere la filosofia del progetto che portiamo avanti da dieci anni".
E’ la replica del presidente del Basket Seregno, Roberto Sanfilippo, interpellato a margine della questione sollevata da Raffaele Forte sul nostro Giornale.
"L’obiettivo della nostra società è far giocare più persone possibili a pallacanestro, ciascuna collocata nel massimo livello possibile e sempre entro un orizzonte di agonismo. Più persone possibili, purtroppo, non può voler dire tutti sempre e comunque".

Quindi, giocano solo i campioni e i campioncini?
"Assolutamente no. Proviamo a far giocare tutti, purché condividano il progetto e vi siano le condizioni oggettive per farlo in un modo adeguato. La pallacanestro, in Italia, è organizzata in due fasi: fino agli undici anni (l’età, scolasticamente, della prima media) c’è il minibasket, dopo c’è il basket. Il minibasket è aperto a tutti e, tendenzialmente, non competitivo. I corsi di minibasket sono aperti a tutti, senza limitazioni: i campionati sono strutturati in maniera tale da consentirci di garantire a tutti un certo numero di partite giocate ogni anno. E, poi, come società proponiamo a tutti un torneo giocato a Seregno, un torneo giocato in zona e un torneo fuori regione. Con il basket, invece, inizia il momento di lavorare di più sulla dimensione agonistica, quindi orientata fornire ai ragazzi gli strumenti per diventare giocatori senior di qualunque categoria. Noi individuiamo gruppi squadra di 15/16 atleti, a cui proponiamo tre allenamenti settimanali e due campionati, in modo che tutti trovino spazio. Per ogni annata, quindi, attiviamo un gruppo o due, secondo gli atleti disponibili. I gruppi sono costituiti per omogeneità di livello, ma questo nell’interesse del ragazzo. Inserire ragazzi in gruppi squadra non proporzionati alle loro capacità non è positivo in primo luogo per loro: non avrebbero nessuna possibilità di sentirsi protagonisti. Se non abbiamo un numero sufficiente, non attiviamo un gruppo squadra, come nel caso che è all’origine di questa chiacchierata. Non sarebbe serio proporre situazioni in cui ci si allena in gruppi di oltre 20 atleti… Ovviamente, nella scelta dei gruppi, un elemento importante è la storia del ragazzo: comprenderà che facciamo uno sforzo in più per tenere ragazzi che hanno fatto con noi il percorso del minibasket".

Parlava di gruppi omogenei, immaginiamo che questo comporti il rimescolamento dei gruppi…
"I genitori dei bambini più piccoli del minibasket, gli Scoiattoli, guardano il gruppo con cui gioca il loro figlio e, naturalmente, sognano che quel gruppo possa camminare unito e compatto fino alla maggiore età. Ma l’esperienza insegna che non succede. E’ il percorso della vita, capita anche con la scuola: siamo alle elementari, siamo tutti contenti e felici, ma poi andiamo alle medie. E dopo alle superiori… Perché i bambini sono persone ed evolvono come tutte le persone: cammin facendo qualcuno dedicherà più energie allo sport, qualcuno meno. Alcuni svilupperanno maggiori capacità, altri meno… Il modo migliore per vivere l’esperienza sportiva è trovare, in ogni fase della vita, la collocazione più adeguata alle proprie capacità e inclinazioni".

Non deve essere sempre facile spiegare questo concetto ai genitori
"Non sempre. Un po’ è comprensibile, perché ciascuno ha necessariamente uno sguardo particolare verso il proprio figlio. Un po’ è necessario che tutti facciano esercizio di responsabilità. La vicenda da cui parte questa telefonata è rimbalzata sui social in una misura e in una modalità che non so quanto giovi ai ragazzi e al dibattito. Una cosa, però, la posso dire con soddisfazione: in risposta a questa vicenda, ho ricevuto molti attestati di stima per il lavoro che svolge il Basket Seregno".

(nella foto di copertina Raffaele Forte)

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