L'atteso abbraccio

Dopo 46 anni Adelia e Maria sono riuscite a riabbracciare la loro madre biologica: erano state strappate da lei nel Cile di Pinochet

Grazie al dna Adelia e Beatrice Mereu avevano ritrovato la madre che 46 anni fa le aveva "abbandonate" in Cile quando avevano pochi mesi di vita. Ieri sera, mercoledì, hanno potuto riabbracciarla all'aeroporto di Santiago del Cile

Dopo 46 anni Adelia e Maria sono riuscite a riabbracciare la loro madre biologica: erano state strappate da lei nel Cile di Pinochet

Una storia incredibile, nata per caso da un test del dna e che in queste ore ha avuto il suo compimento, come una delle più belle favole uscite dalla penna di Walt Disney. E così la lesmese Adelia Mereu e la sorella Maria Beatrice (che invece vive ad Anzio, sulla costa laziale) ieri sera, mercoledì, all’aeroporto di Santiago del Cile, hanno ritrovato a abbracciato per la prima volta Maria Veronica Soto Soro, la madre che 46 anni fa le aveva “abbandonate” in Cile quando avevano pochi mesi di vita.

Un abbraccio carico di emozione e lacrime, che ha riempito un vuoto di 46 anni e che è stato ripreso in un video diventato virale, avvenuto proprio in aeroporto, a Santiago del Cile, dove Adelia e Maria Beatrice sono atterrate dopo un lungo viaggio iniziato martedì sera da Milano.  Ad accoglierle, però, non c’erano solo i loro parenti ma anche  molte televisioni cilene che avevano seguito la loro storia.

La storia

Qualche mese fa, precisamente ad aprile, Adelia, che abita a Lesmo, aveva voluto raccontare in esclusiva la sua storia al Giornale di Vimercate e a PrimaMonza.it. Una vicenda che ben presto attirò anche l’attenzione dei media nazionali che le dedicarono interviste e puntate nei vari speciali in tv.

Dunque dopo 46 anni, grazie al test del dna effettuato casualmente da suo figlio Alessandro, è riuscita a rintracciare la madre biologica Maria Veronica Soto Toro 64 anni, che mise al mondo lei e sua sorella gemella. La stessa donna che poi, dicevamo, le “abbandonò”, in Cile, nel lontano 1979, prima che venissero adottate da una famiglia sarda in circostanze ancora oggi misteriose e da chiarire. Le due donne, a seguito del nostro articolo, lanciarono anche una raccolta fondi per poter pagare le spese di viaggio e riuscire a raggiungere il Cile per riabbracciare la madre. Sogno realizzato.

Una vicenda che fa riflettere

La storia di Adelia, Maria Beatrice e Maria Veronica è una vicenda carica di amore: una mamma che non si è mai arresa all’idea di incontrare le due gemelle di pochi mesi, portatele via in una clinica, senza che lei potesse opporsi e due figlie, diventate italiane, “figlie del silenzio”, come quelle centinaia di bambini adottati illegalmente tra fine degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta nel Cile di Pinochet. Sottratti ai loro affetti, alle loro famiglie povere e prive di mezzi economici, grazie anche alla complicità di medici, ostetrici e infermieri, e finiti in Europa, in particolar modo in Sardegna.

“Io e mia sorella siamo nate nel 1979 nella città di Concepción, in Cile – aveva raccontato Adelia – Fino a quando avevamo 8 mesi siamo stati con lei. Successivamente, anche a causa della povertà in cui viveva mamma e alle nostre condizioni di salute, siamo state allontanate e, dopo qualche mese adottate da una famiglia sarda che aveva fatto richiesta di adozione in Cile. Ancora oggi non sappiamo come andarono veramente le cose e cioè se davvero mamma ci abbandonò a causa delle condizioni economiche oppure fu l’allora dittatore Pinochet ad ordinare il nostro allontanamento”.

Adelia e Maria Beatrice arrivarono in Italia nel 1980

Nel 1980 e Adelia e Beatrice arrivarono in Italia, in Sardegna, nel comune di Escalaplano e rimasero con Maria Antonietta Chessa e Luciano Mereu, i loro genitori adottivi, fino all’età di 16 anni.

“Purtroppo papà Luciano morì giovane, quando avevamo dieci anni – ha continuato Adelia, impiegata alla Lega del Filo D’Oro – Una morte prematura che purtroppo fece cadere mamma in depressione. All’età di 16 anni, a causa di problemi famigliari, io e mia sorella, grazie all’aiuto degli assistenti sociali, decidemmo di lasciare l’appartamento e di proseguire i nostri studi in collegio, a Santu Lussurgiu. Appena entrai in istituto incontrai Riccardo Cauli, il mio attuale marito. Ci siamo innamorati fin da subito e, agli inizi degli anni duemila arrivammo prima a Desio, ospitati da amici e successivamente a Lesmo, dal 2004. Con lui ho realizzato il mi sogno di costruire una bellissima famiglia composta da 4 figli: Gianluca di 23 anni, Alessandro di 21, Christian di 18 e Matteo di 16 anni”.

Il merito del “ritrovamento” è del figlio Alessandro

Se le due sorelle hanno riabbracciato la loro mamma il merito… è di Alessandro, figlio di Adelia.

“Qualche mese fa Alessandro ha voluto sottoporsi ad un test del dna per capire meglio le sue origini etniche e trovare parenti sparsi per il mondo al fine di riuscire a ricostruire l’albero genealogico della nostra famiglia – ha continuato Adelia – Ha spedito il tampone attraverso il sito internet “myheritage” e quando abbiamo ricevuto la risposta siamo rimasti senza parole. In pratica grazie al test abbiamo scoperto una corrispondenza genetica del 35% tra mio figlio e una donna che aveva effettuato lo stesso tampone in Cile qualche anno fa. Ci è stato fornito anche il suo nome. Ho cercato questa donna su Facebook e quando l’ho trovata le ho scritto un messaggio in privato. Dopo qualche minuto, anche grazie ad alcune domande che ci siamo sottoposte a vicenda, ho scoperto che era mia mamma biologica e che anche lei si era sottoposta all’esame perchè era alla ricerca di me e di mia sorella. Inizialmente Beatrice dubitava ma, successivamente , si è convinta che era la nostra vera mamma. In quel momento sono scoppiata a piangere, non ci credevo, avevo il cuore che batteva forte. Ora ci sentiamo praticamente ogni giorno, anche attraverso le videochiamate. Parlando con lei, in questi giorni, ho anche scoperto di avere due fratelli, Alexis e Pedro e una sorella non di sangue dato che mia madre poi si era risposata. Quando la vedrò la prima cosa che le chiederemo è quella di spiegarci come andarono le cose”.

Un abbraccio desiderato tutta la vita

Una pagina oscura, dicevamo, quella dei “figli del silenzio”

“Poter riabbracciare mamma è stata una emozione indescrivibile, che io e mia sorella ci porteremo nel cuore per tutta la vita – ha sottolineato Adela – Ci tengo però a dire che se i miei genitori adottivi avessero saputo che eravamo state sottratte con l’inganno a nostra madre naturale, non avrebbero mai accettato l’adozione. Da quando ci siamo ritrovate ci siamo sentite ogni giorno. Chissò magari un giorno riusciremo ad abbracciare anche gli altri due fratelli che ho scoperto di avere in Sudamerica, Alexis e Pedro, oltre a mia sorella acquisita Darlin. Per il momento ci sentiamo sulla chat di famiglia”.