Operazione "Divani e sofà"

Droga nascosta dentro ai divani: nei guai tre artigiani lissonesi

Sequestrati complessivamente 134 chili di hashish, 673 chili di marijuana e numerose dosi di cocaina

Droga nascosta dentro ai divani: nei guai tre artigiani lissonesi
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Nascondevano la droga dentro ai divani che poi, convinti di non essere beccati, trasportavano con i mezzi aziendali. Nei guai ci sono finiti tre artigiani di Lissone coinvolti nella maxi operazione antidroga "Divani e sofà".

La droga imbottita nei divani

Mercoledì è stata data esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari nei confronti di cinque uomini, emessa a conclusione dell’indagine denominata "Divani e sofà", condotta dai Carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Massa e coordinati e diretti dalla Direzione distrettuale antimafia e Antiterrorismo della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Genova.

L’operazione è scattata dopo un anno e mezzo di indagini tecniche particolarmente approfondite che hanno permesso di smantellare una vera e propria associazione per delinquere impegnata nel traffico illecito di sostanze stupefacenti, operante nelle Province di Massa Carrara e di Monza-Brianza.

Cinque le persone coinvolte (di cui appunto tre lissonesi) a carico delle quali sussistono gravi indizi in ordine alla costituzione di una vera a propria organizzazione criminale composta da massesi e brianzoli ed impegnata nell’approvvigionamento - anche dall’estero - di ingenti quantitativi di hashish, marijuana e cocaina, che venivano successivamente smerciati in diverse Province d’Italia, con particolare riferimento a quelle di Massa, Lucca, Milano, Monza, Como, Varese e Ravenna.

L’organizzazione operava attraverso un rodato sistema di importazione, stoccaggio e smercio - nascondendo la droga in divani e imbottiture - grazie ad una minuziosa suddivisione dei ruoli e dei rispettivi compiti tra i diversi sodali.

Indaga la Direzione distrettuale antimafia

La faccenda, ricostruita dal sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Genova Federico Manotti e da Alessia Iacopini della Procura di Massa, ha trovato riscontro nel provvedimento cautelare del Tribunale di Genova, confermato anche dalla Corte di Cassazione ed eseguito mercoledì.

Ai cinque indagati è stata contestata la suddivisione dei ruoli tra i diversi sodali, la disponibilità da parte dell’organizzazione di luoghi nei quali occultare e confezionare lo stupefacente, la capacità di disporre di un parco auto strumentale al traffico di droga e di un’attività imprenditoriale di copertura ed infine sulla possibilità di movimentare ingenti quantitativi di droghe.

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Destinatari del provvedimenti, come confermato dai Militari dell'Arma, un 36enne massese, il fratello di 45 anni e residente a Lissone (colpiti entrambi da misura cautelare della custodia in carcere) e il padre 73enne per cui invece sono stati previsti gli arresti domiciliari, sempre a Lissone.

Nei guai anche un altro lissonese di 63 anni e sottoposto alla misura dell’obbligo di dimora in città e un 58enne, residente a Montignoso in Provincia di Massa Carrara, per il quale si sono aperte le porte del carcere.

Sequestrati chili di stupefacenti

Le condotte contestate ai cinque principali indagati sono infatti quelle di "associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti", oltre ad altri diversi episodi di traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti con particolare riferimento ai territori di Massa e della Brianza, sulla cui direttrice era stata di fatto istituita una vera e propria "rotta della droga", in grado di foraggiare facilmente l’intera Provincia massese e le aree limitrofe. Base logistica era proprio l'azienda lissonese.

Nel corso dell’intera indagine i militari del Nucleo investigativo hanno tratto in arresto in flagranza di reato altre nove persone e sequestrato complessivamente 134 chili di hashish, 673 chili di marijuana e numerose dosi di cocaina.

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