"Fateci lavorare"

Educatori cinofili in protesta: “Bloccati dal Dpcm. Ci sono padroni in quarantena che non possiamo aiutare”

"I bisogno fisiologici degli animali non vanno in lockdown", spiegano.

Educatori cinofili in protesta: “Bloccati dal Dpcm. Ci sono padroni in quarantena che non possiamo aiutare”
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Quattro educatori cinofili in protesta, di cui uno di Seveso. Dopo l’entrata in vigore del nuovo Dpcm, che ha reso la Lombardia zona rossa, tutte le loro attività sono state costrette a fermarsi. Eppure, come sottolineano loro “i bisogno fisiologici degli animali non vanno in lockdown”.

Educatori cinofili in protesta: “Padroni in quarantena che non possiamo aiutare”

A far emergere il problema è Sheila Casati, originaria di Cabiate, che ha un’attività avviata con grande amore a Perticato. “Abbiamo dovuto fermarci dopo l’entrata in vigore del nuovo Dpcm. Ci sono padroni, bloccati in casa per via della quarantena, che non possono portare fuori i loro cani. Eppure gli animali hanno dei bisogni fisiologici che non vanno in lockdown”. Gli educatori cinofili si occupano dell’addestramento, anche in casi particolari dove i cani hanno dei disturbi comportamentali: “Bloccare questa attività, con animali che magari hanno problemi di aggressività, può essere un problema. E’ stata tolta anche la possibilità ad asili e dog sitter di esercitare. Eppure avevamo tante persone che si rivolgevano a noi per avere un aiuto. Pensiamo anche a chi sta continuando a lavorare e non può badare ai suoi animali”.

Durante il primo lockdown, dopo un primo periodo di incertezza, era stato dato l’ok per le attività di questa categoria. Col nuovo Dpcm però non c’è stato spazio per altre interpretazioni. “Per noi questa è una vocazione e siamo dispiaciuti per il fatto di non poter aiutare chi è in difficoltà, ma c’è anche un aspetto economico da non sottovaltuare con gli stipendi che per noi al momento non ci sono”. La richiesta quindi è quella di poter tornare a svolgere le proprie attività, in massima sicurezza (visto che si svolge all’aperto) e nel rispetto di tutte le normative.

“Mi sento male sapendo di cani in difficoltà”

Tra gli educatori cinofili in protesta c'è anche Ivana Zuccon,  di Ivi for Pets di Seveso.

Ivana Zuccon

“Sto male, mi sento male, si mi sento male sapere di lasciare soli certi binomi in difficoltà, certi cani con problematiche comportamentali importanti. Noi non vorremmo e sappiamo come vi sentite, credeteci! Chiediamo alla regione di intervenire e di fare un allegato per noi cinofili perché facciamo un mestiere che è necessario per molte famiglie. Con rammarico aggiungo inoltre che è inaccettabile che famiglie con cani potenzialmente pericolosi o in recupero comportamentale debbano essere lasciati a sè stessi e senza poter continuare un percorso.
Speriamo si muovano le acque per poter continuare quei percorsi di modificazione comportamentale per la tutela e benessere psicofisico del cane, tutela della famiglia e tutela di incolumità pubblica, visto che noi educatori lavoriamo all’aperto, con distanze ben superiori al metro e fin da subito abbiamo messo in atto tutti i protocolli necessari. Consapevole della gravità della situazione sanitaria nazionale, ma anche consapevole e a conoscenza di famiglie che hanno in casa un amicò a 4 zampe che necessita’ del nostro aiuto”.

“Massimo rispetto per il Covid, ma chiediamo di poter aiutare cani e padroni”

Sheila‘s DogWorld, Attività Cinofile Perticato, Noemi, DoggyZen Mariano Comense e Marco Benaglia

“Siamo stati per tre giorni nella più totale incertezza, abbiamo pensato di essere una falla burocratica dell’ultimo decreto. Per tre giorni non abbiamo saputo se ci sarebbe stato permesso lavorare. Dopo tre giorni abbiamo avuto notizia dall’allegato 24 che specificava le attività del gruppo “servizi alla persona” e non ci è stato concesso offrire i nostri servizi. Noi ci occupiamo di animali, le cui necessità come si può ben capire vanno al di là di questo terribile momento, del quale per altro capiamo e rispettiamo la gravità; noi ci occupiamo di cani non di persone, aiutiamo le persone occupandoci dei loro amici pelosi.  Noi ci occupiamo, o meglio dovremmo occuparci, di animali con proprietari a cui magari è permesso lavorare e quindi fuori casa per ore, che magari hanno l’impossibilità di portarli a fare una passeggiata.  Si è fatto un gran parlare di diritti “a quattro zampe”, e adesso? Ce ne siamo dimenticati? Che colpa hanno loro di questa triste situazione? Per noi è anche una questione morale, oltre che, è inutile negarlo, economica, sapendoli magari chiusi in casa da mattina a sera, senza poter fare una scorrazzata all’aria aperta, perché probabilmente dai più non è considerato ma questa per noi è prima una vocazione e poi un impiego.
Siamo indignati per un post che è stato pubblicato sui social da un sindaco di uno dei paesi dove esercitiamo, dove chiedeva la possibilità di avere dei volontari per portare a passeggio di cani delle famiglie in quarantena, quando ci siamo noi che non chiediamo altro che poter lavorare. Con il massimo rispetto di questa terribile malattia, chiediamo di poter aiutare voi per aiutare i vostri amici cani, con tutte le precauzioni che la situazione prevede, anche perché dal punto di vista “tecnico” il contatto fisico con il cliente è praticamente nullo, prendendo in consegna il cane manteniamo la distanza e comunque facendo indossare sempre i dispostivi di protezione e ovviamente indossandoli a nostra volta, annullando quindi ogni possibilità di eventuale contagio; siamo senz’altro meno a rischio contagio di altre attività cui è permesso esercitare. Chiediamo solo che degli esseri viventi vengano considerati “prima necessità” e che ci si renda conto che hanno dei bisogni naturali, fisiologici che non vanno in lockdown”.

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