Emulo di Totò, affitta ai cinesi un immobile... di altri
L'attore comico in un famoso film riuscì a vendere la fontana di Trevi, i truffatori nostrani si sono limitati a un immobile di Vimercate. Processati e condannati.

Emulo di Totò, affitta ai cinesi un immobile... di altri. L'attore comico in un famoso film riuscì a vendere la fontana di Trevi, i truffatori nostrani si sono limitati a un immobile a Vimercate. Processati e condannati.
Emulo di Totò finisce male, così come il complice
In un famosissimo film Totò, con la complicità di Nino Taranto, riesce a vendere all'ingenuo italo-americano Decio Cavallo - Caciocavallo nientepopodimeno che la fontana di Trevi. Un brianzolo e un milanese hanno pensato di mettere in atto qualcosa di simile ai danni di un ricco cinese, ma alla fine è andata loro male. Sono stati scoperti e sono così finiti a processo in Tribunale a Monza. Accusati per truffa in concorso hanno rimediato una pena di otto mesi di carcere.
I fatti risalgono al 2014
I due, come accennato, avevano affittato un immobile di grandi dimensioni che non era di loro proprietà, intascando decine di migliaia di euro a sbafo. Come sperassero di farla franca non è ben chiaro, tant'è che il loro gioco è stato scoperto e la truffa in concorso è stata sanzionata dal giudice monocratico del tribunale di Monza, Giovanni Gerosa, con 8 mesi per entrambi. Anche la Procura di Monza, rappresentata in aula dal vice procuratore onorario, Paola Suglia, aveva chiesto fossero condannati.
Secondo la ricostruzione dell'accaduto, a raggirare la società cinese sono stati un 62enne di Milano, in qualità di amministratore unico di una società che gestiva il contratto di locazione dello stabile poi affittato, spalleggiato da un 49enne di Paderno Dugnano, agente immobiliare. L'immobile, che si trova a Vimercate, era stato individuato dalla società cinese come ideale per portare avanti la propria attività. Nel 2014 erano quindi state avviate le trattative per l'affitto, "inquinate" dal fatto che sull'immobile in questione già esisteva un contratto di locazione da parte del primo imputato, il quale aveva oltretutto nascosto la circostanza di mancati arretrati pagamenti di quote di locazione pari a 45.000 euro circa.
Sempre secondo la ricostruzione del tribunale di Monza, l'uomo aveva fatto intendere a agli affittuari che l'edificio fosse di sua proprietà, inducendo così in errore la parte offesa. Una truffa ben confezionata, anche grazie all'appoggio dell'agente immobiliare. Prima di essere scoperti, i due si erano procurati "un ingiusto profitto" per 4.871 euro quali provvigioni per la mediazione, 50.000 euro come canone di locazione pattuito, oltre a 2.000 euro come corrispettivo per le spese condominiali. Con le aggravanti dell'aver abusato di relazioni di prestazioni d'opera e dall'avere "cagionato alla persona offesa un danno patrimoniale di elevata entità".
Scoperta la truffa, il giudice li ha recentemente condannati entrambi. Morale: certe "genialate" meglio lasciarle fare agli attori nei film, per il divertimento di chi va al cinema.