La beffa

Gli zingari occupano il suo terreno, le denunce arrivano a lui

Il proprietario dell'area si aspettava un supporto dal Comune e invece...

Gli zingari occupano il suo terreno, le denunce arrivano a lui
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Una beffa. Oltre a non avere la disponibilità del suo terreno, occupato abusivamente da una carovana di zingari, rischia di doverne anche rispondere perché le denunce arrivano a lui in qualità di proprietario della vasta area di via dell’Offelera a Monza al confine con Brugherio. Una situazione davvero paradossale che sta seguendo l’avvocato Ares Maringolo.

Terreno occupato dagli zingari

«Il mio cliente è proprietario di una grande area a vocazione agricola su cui ci sono alcuni giudizi pendenti. Lì si è insediato un villaggio di zingari che a quest’ora avrebbe potuto non esserci più se il Comune e la Polizia locale ci avessero aiutato». Il paradosso nel paradosso, infatti, è che quando a giugno il gruppo di rom che aveva occupato il suo terreno con una serie di baracche aveva lasciato di sua spontanea volontà l’area, è mancato il supporto comunale per procedere alla bonifica.
«Il 16 giugno ci siamo accorti che gli occupanti si erano allontanati, abbiamo quindi proceduto subito per quanto possibile a bloccare l’accesso e abbiamo comunicato al Comune l’intenzione di demolire i fabbricati abusivi – spiega l’avvocato Maringolo – E’ a questo punto che avremmo sperato che la Polizia locale ci potesse fornire un supporto, eppure nonostante i continui solleciti il 17 giugno e poi ancora il 21 e il 28, ci hanno risposto che erano sotto organico e di aspettare». Il tempo però scarseggiava e infatti prima che il Comune e la Polizia locale potessero intervenire, una nuova carovana di zingari ha preso possesso delle baracche lasciate dagli occupanti precedenti, facendo perdere un’occasione.

Il campo rom è tornato

E così il campo rom è tornato, con tanto di famiglie con bambini.
«Il mio cliente è a dir poco arrabbiato, di nuovo ci troviamo rifiuti e sporcizia da ripulire, assistiamo a un via vai di macchine senza targa di provenienza sospetta e intanto oltre al danno c’è la beffa: ossia il procedimento penale per l’abuso sull’area, ma come possiamo fare a risolvere senza l’aiuto delle istituzioni? Ci hanno lasciato soli».
Il motivo per cui il proprietario non se l’è sentita di procedere alla demolizione è semplice e si gioca su una grossa falla nella legge. «Il terreno è nostro ma non i beni degli occupanti e quindi teoricamente non avremmo potuto procedere a demolire le baracche anche se illegalmente poste nel terreno di proprietà del mio cliente – ha spiegato l’avvocato – Se la Polizia locale fosse uscita, ci avesse dato l’avvallo e avesse sorvegliato la demolizione sarebbe stato tutto un altro discorso. Cosa sarebbe successo se mentre stavamo sgomberando l’area fosse tornata la carovana? Ci sarebbe stato un rischio di ordine pubblico e a farne le spese poteva essere il mio cliente e gli operai impiegati nelle operazioni di ripristino dell’area. Il Comune avrebbe avuto l’autorità per autorizzarci e farci da tutela».

Nel 2020 si nascondevano i ladri lì

Chi ha un po’ di memoria, oltretutto, ricorderà la maxi operazione delle Forze dell’ordine con tanto di impiego di elicotteri nel luglio 2020. Lì infatti, nella baraccopoli, si nascondevano alcuni membri rumeni di una banda (poi fermati dai Carabinieri) che stavano cercando di nascondere duecento smartphone e tablet, probabilmente il bottino di una spaccata in un centro commerciale.
Da anni i residenti chiedono un intervento di ripristino. E nella disponibilità del suo terreno vorrebbe tornare anche il proprietario. «Il mio cliente aveva acquistato il terreno all’asta anni fa dopo un fallimento, ci aveva fatto un parcheggio e poi il Comune obbligò alla rimozione e infatti lo ha spostato a Concorezzo. Rimuovendo l’area di sosta si è dato il via libera al degrado con l’arrivo degli zingari e quando si sarebbe potuti finalmente intervenire, il Comune ci ha ignorato».

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