Acceso botta e risposta

Gnima Seck, la mediatrice culturale che ha tenuto testa al generale Vannacci

Di origini senegalesi, è nata e cresciuta a Monza, dove da anni è impegnata a promuovere l'integrazione

Gnima Seck, la mediatrice culturale che ha tenuto testa al generale Vannacci
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Un botta e risposta rapido, serrato. Gnima Seck ha 31 anni, ha origini senegalesi, è nata e cresciuta a Monza dove lavora come mediatrice culturale ed è balzata agli onori delle cronache per avere tenuto testa al generale Roberto Vannacci durante la trasmissione di Rete 4 Dritto e Rovescio di giovedì.

Il botta e risposta col generale Vannacci

"La struttura della società è un qualcosa che muta nel tempo, che cambia in continuazione proprio sotto i suoi occhi, generale - ha esordito Seck, nel momento in cui ha preso la parola a circa metà trasmissione, ricordandogli anche gli attacchi ripetuti riservati alla campionessa di pallavolo Paola Egonu ora in forza al Vero Volley -  Questo vuol dire che non sono solo io, ma siamo in tanti a essere figli di migranti. Sono orgogliosa di essere di origine senegalese, così come sono orgogliosa di essere nata a Monza. Una cosa non esclude l'altra". La parola è quindi passata a Vannacci. "Fa bene a essere fiera delle sue origini, tutti dobbiamo esserlo - ha sostenuto - Ha tutto il diritto di essere cittadina italiana, l'unica cosa che balza agli occhi è che le sue caratteristiche somatiche non rappresentano la maggior parte della popolazione italiana". "La maggior parte fino ad adesso - ha osservato a sua volta la mediatrice culturale". "Fra trecento anni sarà diverso, ma ora è così", ha ribattuto un risentito Vannacci che ha poi portato l'esempio dello Zimbabwe "dove la vittoria della miss, che è bianca, bionda e con gli occhi azzurri, è stata fortemente contestata dalla popolazione che non la riconosce come propria rappresentante". "Sarà forse per il passato coloniale?", ha fatto quindi notare Seck, senza che poi le sia stata data la possibilità di proseguire.

L'intervista a Gnima Seck

"Mi hanno detto che avrei poi avuto modo di replicare, ma così non è stato, ha spiegato Seck con amarezza. "Se mi avessero dato modo di parlare di nuovo avrei fatto presente che non si può paragonare un paese europeo a realtà come quelle dello Zimbabwe, reduce del colonialismo che è finito l'altro ieri. Le persone, in questo caso, sono più reticenti, proprio per tutto quello che hanno subito negli anni". In Italia, spiega ancora la mediatrice culturale - che ha fatto le scuole elementari alla Anzani, le medie alla Confalonieri, per poi frequentare il liceo Porta - manca ancora una piena integrazione. Integrazione che dovrebbe partire anche dalla situazione dei documenti. I giovani nati e cresciuti qui che non hanno i documenti non hanno le medesime opportunità dei propri compagni: non possono partire per l'Erasmus o, come è capitato a me, non possono prendere parte a gare sportive internazionali. Facevo danza e all'epoca fui l'unica a non poter partire per disputare una competizione a livello europeo. Sono limitazioni che, soprattutto perché si concentrano nella fascia adolescenziale, pesano. E tanto anche".

"Il concetto di integrazione è da rivedere"

Il concetto stesso di integrazione, spiega ancora Seck, "è da rivedere.  In  pratica oggi ci si aspetta che per integrarsi, la persona immigrata cancelli se stesso, si dimentichi del proprio passato. Pensare che negli anni Novanta mia madre andava nelle classi in abiti tradizionali per trasmettere le peculiarità della cultura senegalese a tutti...".

Da sempre attenta all’inclusione, Seck è impegnata nell’associazione Mosaico (che vede sua madre tra le fondatrici) e nel 2022 si era candidata alle Amministrative nella lista di Carlo Chierico (lo scorso anno era stata anche purtroppo vittima di una molestia sul treno da Milano a Monza che lei aveva affrontato con grande coraggio, denunciando apertamente quanto accaduto).

"Basta parlare di risorse...siamo persone"

"Nelle persone che la pensano come Vannacci vedo una reazione a un mondo che sta cambiando e che non riescono ad accettare - ha spiegato - Il problema è che Vannacci, ora che è anche candidato alle Europee, fomenta questo tipo di comportamento discriminatorio che, a cascata, genera frustrazione nelle persone immigrate o figli di immigrati che non si sentono integrati nella società. C'è chi arriva in Europa dopo aver subito torture terribili. Una volta giunto in Italia si sente spesso rigettato.  Non può uscire dal centro in cui viene destinato e ha pochi strumenti per far fronte alla nuova realtà in cui si trova: il Governo ha anche praticamente azzerato le ore di lingua italiana per i rifugiati. I risvolti psicologici sono inimmaginabili. E poi si parla di risorse...un termine che fa venire i brividi. Siamo persone, abbiamo un cuore. I miei genitori non mi hanno messa al mondo come risorsa, non siamo prodotti, macchine. E' assurdo dover ricordare che siamo persone".

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