Grana per il bar "nostalgico": rimossi dopo una segnalazione il busto e le bottiglie del Duce
A gennaio erano state le bustine di zucchero «nere» a far finire il «Numero 1» nella bufera.
Dopo lo zucchero, nel mirino è finito il busto del Duce. Nuova grana per il bar «nostalgico» di Valle Guidino. A gennaio erano state le bustine commemorative del Ventennio a balzare agli onori delle cronache in seguito alla denuncia social del circolo cittadino del Partito Democratico; settimana scorsa è toccato al busto di Benito Mussolini e ad altro materiale «nero» esposto sugli scaffali del locale di via Don Primo Mazzolari. Materiale che, come il dolcificante, non è certo una novità nell’esercizio della frazione in quanto fa bella mostra di sé da anni ormai.
Grana per il bar "nostalgico"
Mercoledì scorso, però, una segnalazione ha portato le forze dell’ordine a varcare l’ingresso del «Numero 1» per chiedere la rimozione della scultura, di bottiglie di vino e magliette a «tema». Pena il loro sequestro.
"Vederli sequestrati, mai - ha detto il titolare, Erich Motto, raggiunto dalla notizia in Sardegna dove gestisce altri due locali - Ho fatto togliere tutto senza troppe storie. Mi è dispiaciuto più che altro per il busto, era un regalo...". Quest’ultimo è ora finito lontano dagli sguardi dei clienti. In cantina? "Assolutamente no, l’ho sempre curato, toglievo personalmente la polvere".
Lo dice con fare scherzoso perché Motto delle sue idee politiche non fa certo mistero ma di tornare al Ventennio pare proprio non pensare neanche. Tanto che sulla sua pagina Facebook, dopo aver comunicato il «trasloco» del Duce, ha incassato anche lo sfottò di un cliente. "E ringrazia che ti fanno mantenere il nome al cane (quello di Erich si chiama Benita, ndr)".
"Non capisco perché chi segnala il mio bar, non se ne cerchi un altro per il caffè, oppure non parli direttamente con il sottoscritto. Al “Numero 1” è sempre entrato anche chi non la pensa come me: ci confrontiamo senza problemi, ridiamo anche delle diverse opinioni», ha detto il barista che avrebbe anche potuto avvalersi di una sentenza del 2018 del tribunale del Riesame di Ragusa. Esprimendosi sul caso di un bar di Modica dove era esposta la foto di Mussolini, i giudici l'avevano annoverato tra gli atti di manifestazione del pensiero, discutibile ma tutelato da un principio costituzionale, non sufficiente quindi a ipotizzare la ricostituzione del partito fascista, nè a ravvisare «l'astratta considerabilità del reato di apologia del fascismo".