Il 2018 è il quarto anno più caldo del pianeta
Record in Europa ed Italia dove il clima sposta gli ulivi al nord e fa arrivare banani e avocado.
Il 2018 anno più caldo del pianeta: è record in Europa ed Italia, dove il clima sposta gli ulivi al nord e fa arrivare banani e avocado.
2018 anno più caldo del pianeta
Con l’ultima bolla di calore di settembre, il 2018 si classifica fino ad ora al quarto posto tra gli anni più bollenti del pianeta facendo registrare una temperatura media sulla superficie della Terra e degli oceani, addirittura superiore di 0,76 gradi rispetto alla media del ventesimo secolo. È quanto emerge dalle elaborazioni Coldiretti relativa ai primi otto mesi dell’anno sulla base della banca dati Noaa, il National Climatic Data Centre che rileva i dati dal 1880.
Cambiamento climatico in atto
Si tratta – sottolinea la Coldiretti – della conferma del cambiamento climatico con gli ultimi quattro anni (2015- 2018) che nel periodo considerato si classificano tutti tra i quattro più caldi da quando è iniziata la rilevazione. In Europa – continua la Coldiretti – la temperatura è stata la più alta mai rilevata da oltre un secolo con valori di 1,83 gradi sopra la media ma anche in Italia è stato raggiunto il record dal 1800 con la colonnina di mercurio che è stata di 1,49 gradi sopra la media, secondo Isac Cnr.
Nella classifica degli anni interi più caldi nella Penisola ci sono nell’ordine – precisa la Coldiretti – il 2015, il 2014, il 2003, il 2016, il 2007, il 2017, il 2012, il 2001, poi il 1994, il 2009, il 2011 e il 2000.
Cambia la distribuzione delle coltivazioni
Una evidente tendenza al surriscaldamento che – sostiene la Coldiretti – ha cambiato nel tempo la distribuzione delle coltivazioni e le loro caratteristiche con l’ulivo, tipicamente mediterraneo, che in Italia si è spostato a ridosso delle Alpi mentre in Sicilia ed in Calabria sono arrivate le piante di banane, avocado e di altri frutti esotici Made in Italy, mai viste prima lungo la Penisola. E il vino italiano con il caldo – continua la Coldiretti – è aumentato di un grado negli ultimi 30 anni ma si è verificato nel tempo un anticipo della vendemmia anche di un mese rispetto al tradizionale mese di settembre, smentendo quindi il proverbio “ad agosto riempi la cucina e a settembre la cantina”, ma anche quanto scritto in molti testi scolastici che andrebbero ora rivisti. Il riscaldamento provoca anche – precisa la Coldiretti – il cambiamento delle condizioni ambientali tradizionali per la stagionatura dei salumi, per l’affinamento dei formaggi o l’invecchiamento dei vini.
Prodotti tipici a rischio
Una situazione che di fatto – continua la Coldiretti – mette a rischio il patrimonio di prodotti tipici Made in Italy che devono le proprie specifiche caratteristiche essenzialmente o esclusivamente all’ambiente geografico comprensivo dei fattori umani e proprio alla combinazione di fattori naturali e umani. L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli” afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “i cambiamenti climatici impongono una nuova sfida per le imprese agricole che devono interpretare le novità segnalate dalla meteorologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio.