Ilaria Salis a processo in catene, lo sdegno del padre
Salis, la maestra monzese 39enne accusata di lesioni ai danni di due neonazisti, si è dichiarata innocente all'udienza in cui è imputata in Ungheria
Il tintinnio delle catene è risuonato nell'Aula del Tribunale in cui è stata portata Ilaria Salis per il processo in Ungheria che la vede imputata per le lesioni a due neonazisti. Stamattina c'è stata la prima udienza per la maestra monzese 39enne che si è dichiarata innocente.
Iniziato il processo a Ilaria Salis
Come papà Roberto Salis si aspettava Ilaria è arrivata in Aula in catene, scortata da un agente in mimetica con il passamontagna sul volto, come è prassi in Ungheria.
Già qualche giorno prima la famiglia si era preparata psicologicamente a questa brutta immagine: "Sarà emotivamente molto difficile per me e mia moglie vedere Ilaria trascinata in catene in tribunale! Devo canalizzare questa energia e questa rabbia per aumentare ancora la determinazione!", aveva detto il papà Roberto che sta combattendo la sua battaglia per riportare in Italia Ilaria. «Portarla a casa è l’unica cosa che conta», ripete alle telecamere che lo hanno seguito a Budapest.
Sdegno che è cresciuto poche ore prima del processo iniziato stamattina, lunedì 29 gennaio 2024. "Ilaria è attualmente in catene chiusa in una cella senza aperture (cellette di transito) 90x120 con solo una bocca di lupo per l'areazione posta in alto, dove starà fino a quando sarà portata nell'aula di tribunale! E davanti all'ingresso espongono senza vergogna la bandiera europea!", aveva aggiornato il Comitato Ilaria Salis su Facebook.
Udienza rimandata, ecco cosa rischia
Salis è entrata in aula in catene assieme ai due tedeschi con cui era stata arrestata (si trovava in taxi con loro quando è stata fermata). Tra gli spalti la famiglia, alcuni amici e gli avvocati italiani. Salis ha ribadito la sua innocenza e il processo è stato poi rinviato a maggio.
Intanto, mentre la società civile si mobilita, l’Italia si indigna dopo le conferme delle condizioni disumane in cui è tenuta la monzese, coi racconti choc resi dalla compagna di cella di Ilaria per diversi mesi, liberata pochi giorni fa. «Ci racconta oggi le condizioni in cui lei è stata costretta a vivere per oltre 6 mesi e alle quali Ilaria è sottoposta da 11 mesi. Che queste cose possano avvenire in un paese della Comunità Europea e che avvengano senza che le Istituzioni Italiane facciano nulla per impedirle è inammissibile!», tuona papà Roberto.
Salis rischia dai 16 ai 24 anni di carcere perché la accusano di aver aggredito due uomini vestiti da SS durante una manifestazione neonazista a Budapest e ora si trova detenuta in un carcere in Ungheria in condizioni che il padre non ha esitato a condannare in quanto «disumane».
La diplomazia al lavoro
Intanto anche la politica si è unita alla battaglia per far tornare in Italia la Salis e la diplomazia è al lavoro per dialogare con l'Ungheria.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani sembra abbia incontrato a Bruxelles il suo omonimo ungherese, al quale avrebbe consegnato una nota con le richieste relative alla detenzione della cittadina italiana con l’obiettivo di farle ottenere almeno gli arresti domiciliari.
Il papà Roberto che ha lanciato l’appello raccontando le condizioni disumane in cui la figlia è tenuta in cella tra topi e scarafaggi senza le più basiche condizioni igieniche, sarà per tre giorni a Budapest, con televisioni al seguito, numerosi amici di Ilaria e le organizzazioni per la difesa dei diritti civili. E sulla pagina creata per sostenere la liberazione della figlia aggiorna: «Sono contento che qualcosa si stia muovendo. Inizia a vedersi un po' di luce in fondo al tunnel! Io e mia moglie siamo veramente commossi per la solidarietà mostrata dagli ex compagni di Ilaria del Liceo Zucchi di Monza ed anche dagli altri ex alunni della scuola di anni successivi o precedenti. Barra dritta e avanti tutta».
Intanto domani, martedì, la famiglia di Ilaria avrà diversi incontri con gli avvocati, mentre mercoledì ci sarà l'incontro mensile in carcere.
Mobilitazione e raccolta firme
Intanto martedì 23 gennaio c'è stata anche una manifestazione in piazza Missori, nella via del Consolato dell’Ungheria per chiedere la liberazione di Ilaria. Una battaglia a cui si è unita anche Più Europa che dice: «L’Ungheria di Orban continua a violare le più basilari regole dello stato di diritto. Le reazioni del Governo italiano sono state finora a dir poco timide. Le accuse sono fragilissime, chiediamo il trasferimento in Italia sulla base della Convenzione di Strasburgo».
La petizione chiede quindi al «Governo Italiano e al Presidente della Commissione per i diritti umani del Parlamento Europeo che la cittadina italiana possa affrontare in Italia il processo per i reati che le vengono contestati e si giunga, quindi, alla sua immediata liberazione in virtù della palese violazione del Diritto internazionale e dei diritti umani che la sua lunga e sofferta carcerazione evidenzia».
Ilaria è accusata di aver aggredito due neonazisti a febbraio del 2023 (ferite guaribili in 5-7 giorni) che non hanno però sporto denuncia, durante una manifestazione e lei si dichiara estranea. «In Italia non sarebbe nemmeno indagata e lì è detenuta da 11 mesi», ha ribadito il papà.