Infarto in carcere, muore un detenuto

A dare la notizia è stato il sindacato autonomo polizia penitenziaria che ha poi commentato: "C'è emergenza salute tra le sbarre".

Infarto in carcere, muore un detenuto
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Infarto in carcere, muore un detenuto. A dare la notizia è stato il sindacato autonomo polizia penitenziaria che ha poi commentato: "C'è emergenza salute tra le sbarre".

Infarto in carcere

Un detenuto straniero di 50 anni è morto ieri sera per un probabile infarto nel carcere di Monza. A dare la notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, per voce del Segretario regionale della Lombardia Alfonso Greco. “Nella serata di ieri, nel carcere di Monza, è morto un detenuto straniero di circa 50 anni per arresto cardiaco. Dopo un primo soccorso in istituito è stato trasportato d'urgenza in ospedale ove è poi deceduto. Il pur tempestivo intervento dei nostri Agenti di Polizia Penitenziaria di servizio non ha purtroppo impedito la morte del detenuto”. Greco evidenzia che “in Lombardia vi sono 18 istituti penitenziari sui 190 nazionali. La capienza regolamentare regionale stabilita per decreto dal ministero della Giustizia sarebbe di 6.199 detenuti, ma l’ultimo censimento ufficiale ha contato 8.618 reclusi, che ha confermato come la Lombardia sia la regione d’Italia con il maggior numero di detenuti. La regione Lombardia presenta una caratteristica: qui la salute penitenziaria resta in carico alle Aziende Ospedaliere, mentre nelle altre ragioni italiane è gestita dalle ASL”.

I numeri della situazione sanitaria

“La situazione sanitaria nelle carceri resta allarmante, come hanno anche confermato gli esperti nel corso del XX Congresso Nazionale SIMSPE, Agorà Penitenziaria 2019: altro che emergenza superata”, commenta Donato Capece, segretario generale SAPPE. “Secondo il rapporto del 2019 "Salute mentale e assistenza psichiatrica in carcere" del Comitato Nazionale per la Bioetica, osservando le tipologie di disturbo prevalenti sul totale dei detenuti presenti, al primo posto troviamo la dipendenza da sostanze psicoattive (23,6), disturbi nevrotici e reazioni di adattamento (17,3%), disturbi alcol correlati (5,6%). A seguire piccole percentuali per i disturbi affettivi psicotici (2,7%), disturbi della personalità e del comportamento (1,6%), disturbi depressivi non psicotici (0,9%), disturbi mentali organici senili e presenili (0,7%), disturbi da spettro schizofrenico (0,6%). Analizzando le diagnosi per genere, prevale tra gli uomini la diagnosi di dipendenza da sostanze psicoattive (50, 8% degli uomini e 32,5% delle donne), e tra le donne la diagnosi di “disturbi nevrotici e reazioni di adattamento” (36,6% delle diagnosi femminili e 27,1% delle diagnosi maschili). Arrivano dopo, fra gli uomini, i “disturbi alcol correlati (9,1 % degli uomini e 6,9% delle donne), e fra le donne i disturbi affettivi psicotici (10,1% delle donne e 4,1% degli uomini), i disturbi della personalità e del comportamento (2,4% degli uomini e 3,4% delle donne), disturbi depressivi non psicotici (1,3% degli uomini e 2,8% delle donne)”.

Per il Sappe le carceri sono moderni "lazzaretti"

“Le carceri, dunque, assomigliano sempre più a “moderni lazzaretti” di manzoniana memoria”, conclude Capece. “Ed allora va detto una volta di più, con chiarezza e fermezza, che la tutela e la sicurezza del personale in servizio presso gli istituti detentivi devono sempre rappresentare il fondamento di qualsivoglia riforma penitenziaria, atteso che la Polizia Penitenziaria svolge una funzione essenziale per conto della comunità, prodromica alla sicurezza dei detenuti e di quanti altri sono presenti negli istituti: e ciò rafforza la denunzia di cui da sempre il SAPPE si fa portatore in ogni contesto istituzionale (ovvero, proprio la trasfigurazione in moderni lazzaretti che hanno assunto, ormai da molti anni, le nostre carceri per le costanti e continue emergenze sanitarie).

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