Il caso

Informatico fa causa a Lenovo: da un rimborso di 42 euro a un risarcimento di 20mila

Luca Bonissi di Brugherio ha trascinato in Tribunale la casa produttrice di pc e ha vinto. Due volte.

Informatico fa causa a Lenovo: da un rimborso di 42 euro a un risarcimento di 20mila
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Informatico fa causa a Lenovo: da un rimborso di 42 euro a un risarcimento di 20mila. Luca Bonissi di Brugherio ha trascinato in Tribunale la casa produttrice di pc e ha vinto. Due volte.

Il consumatore che fa causa a Lenovo e vince (alla grande)

Come riportano i nostri colleghi di PrimaLaMartesana.it, Lenovo prima ha perso davanti al Giudice di pace. Non contenta ha presentato ricorso in Appello, ma anche in secondo grado è andata male. Anzi, malissimo, visto che opponendosi a riconoscere un rimborso di 42 euro alla fine ne ha dovuti sborsare ben 20mila, oltre le spese di giudizio. La vicenda ha avuto inizio quando il brugherese, appassionato di software libero, ha deciso nel 2018 di acquistare un nuovo pc. Non voleva utilizzare il sistema operativo Windows preimpostato, così ha contattato la casa produttrice per capire come ottenere il rimborso di un servizio che non aveva intenzione di sfruttare. E qui è arrivato il primo no.

Il primo no di Lenovo al rimborso. E parte la causa

L’azienda si è opposta, non riconoscendo il rimborso. Da qui la decisione coraggiosa di Bonissi di bussare alle porte del Giudice di pace per veder riconosciuto un suo diritto. Nel giugno 2019 la prima vittoria, solo che Lenovo non si è voluta arrendere, presentando ricorso con un voluminoso atto di citazione. Il processo bis al Tribunale di Monza (seguito dall’avvocato monzese Michele Beretta) si è aperto a dicembre 2019 e si è concluso un anno esatto dopo, ancora con una sconfitta per l’azienda. I giudici l’hanno condannata a un maxi risarcimento da 20mila euro per danno punitivo. L’azienda pare che abbia capito la lezione, visto che ha deciso di non ricorrere in Cassazione.

La soddisfazione dell’avvocato

“Possiamo dire che la sentenza si inserisce nel solco di due pronunciamenti della Corte di Cassazione del 2014 e del 2016, che abbiamo preso in considerazione nel procedimento – ha spiegato Beretta – Quello che fa più specie è l’ammontare della liquidazione, pari al 5.000% del primo grado. Il danno punitivo, di stampo anglosassone, è stato introdotto recentemente in Italia. Credo che il giudice abbia voluto dare un segnale forte. Devo ammettere che leggendo la sentenza e l’importo del risarcimento sono saltato sulla sedia”.

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