La storia

Insieme fino all’ultimo respiro

La storia dei coniugi Saverio Currà e Felicia Corigliano, uniti in vita e nella morte.

Insieme fino all’ultimo respiro
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«Se muore lei muoio anche io». Sono queste le parole che l’87enne Saverio Currà andava ripetendo da anni in riferimento all’amatissima moglie Felicia Corigliano, morta martedì della scorsa settimana a 82 anni dopo aver combattuto contro una feroce malattia. Una dichiarazione così sentita, la sua, che l’universo deve avere ascoltato, facendogli chiudere gli occhi sabato scorso per non farlo soffrire altrimenti.

Insieme fino all’ultimo respiro

Originari della Calabria, residenti nel quartiere Sant’Alessandro a Monza, i due coniugi si sono amati per oltre 60 anni senza riserve, condividendo stretti stretti ogni minuto della loro esistenza. Una storia, la loro, cominciata quando Currà a 19 anni è venuto al Nord per fare il militare ed è poi giunto a Monza in cerca di fortuna.

Prima l’impiego come muratore, successivamente quello nell’allora rinomatissima Breda, sufficiente per pagarsi la prima casa alle porte del Parco. Una quotidianità fatta di sacrifici ma che pure è stata presto allietata dall’incontro con la bella Felicia. Con la quale dopo essersi innamorato è convolato a nozze nel dicembre del ‘62 e con la quale è andato a vivere prima in via Carlo Alberto e all’inizio degli anni ‘70 nel quartiere Sant’Alessandro, dove il cognome Currà è fra i più conosciuti. Un matrimonio festeggiato nella loro terra natia, fra i profumi del mare e alimentato da tanti sogni, e che ha visto nascere i due figli Nunzia e Michele.

Una favola costruita insieme giorno dopo giorno

Proprio quest’ultimo, parlando della sua infanzia ha raccontato dell’indissolubile legame che legava i genitori: «Lui entusiasta e determinato, lei più accomodante, si completavano perfettamente - ha spiegato - E infatti si muovevano insieme, anche nel tempo libero, fin da giovani. Nei loro primi weekend insieme salivano sulla moto Guzzi, il primo mezzo di locomozione della mia famiglia, e sfrecciavano sulla strada felici e innamorati. Anche perché non sono mai stati troppo pretenziosi e la loro quotidianità è sempre stata piuttosto semplice: mia mamma spesso in cucina o a cucire vestiti, mio papà in mezzo alle botti in cantina per travasare il suo vino o intento a coltivare l’orto. E poi c’era la tradizione della salsa fatta in casa...».

Anni di vita domestica tranquilla e piena d’amore per i coniugi Currà. Che fra i loro tantissimi avi vantano peraltro anche Michele Currà, storico impiegato comunale deputato al ruolo di parcheggiatore per i mezzi di piazza Trento e Trieste e ricordato negli annali degli uffici comunali fra le figure professionali ormai scomparse ma che hanno fatto la storia della città.
«Il nostro trasferimento a Sant’Alessandro è coinciso con l’inizio della mia passione per il calcio - ha raccontato ancora Michele, fra i fortunati ad aver giocato nella squadra dell’Asd San Rocco col famoso calciatore Francesco Antonioli - Ricordo con quanto orgoglio mio padre mi accompagnava agli allenamenti. Ero il suo campione, sempre. Lo sono stato anche quando la mia passione per la musica mi ha spinto a diventare dj. All’inizio era titubante, ma poi l’intervento riparatore della mamma lo ha fatto ricredere. Lei sapeva come farlo ragionare».

Uniti e innamorati fino alla fine

Qualche tempo fa la favola d’amore dei coniugi Currà è stata purtroppo investita dal dolore. Dopo aver lavorato per tanti anni come cuoca al Collegio della Guastalla, stimata per la sua umiltà e il suo impegno indefesso, Felicia è stata colpita da un brutto male.
La sua prima grande battaglia sul fronte della salute, che con grande pazienza quella volta è riuscita a vincere. Ma che è stata poi seguita dal ripresentarsi del nemico: Felicia ha infatti cominciato ad accusare i primi segnali di demenza senile e poco più di un mese fa è stata nuovamente colpita dal cancro.

Una batosta durissima per il suo amato Saverio: «Le è stato vicino fino alla fine, rifiutando anche l’aiuto della badante perché considerava il prendersi cura della mamma suo dovere» ha aggiunto infine Michele.
Un impegno così gravoso quello di Saverio che ha finito per toglierli le forze, e che qualche settimana fa, complice probabilmente la stanchezza, lo ha visto scivolare inavvertitamente in casa e battere la testa sul pavimento.

Lei ricoverata all’Hospice delle Grazie, lui al Policlinico, i due coniugi sono morti a tre giorni di distanza l’uno dell’altro, rispettivamente martedì e sabato scorsi. Pensandosi in continuazione, e dichiarandosi amore eterno, seppure a distanza, fino alla fine.
Un amore indissolubile, forte e delicato insieme, certamente raro, il loro, sottolineato anche don Pierangelo Motta nell’omelia in occasione dei funerali tenutisi nella chiesa di Sant’Alessandro giovedì scorso e martedì. Che hanno richiamato una gran folla di amici e conoscenti. Tristi per la perdita di Saverio e Felicia ma con nel cuore l’esempio di quella che a tutti gli effetti è stato un legame d’amore tanto bello che nemmeno la morte è riuscito a spezzare.

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