La battaglia di una famiglia: «Verità sulla morte di nostro padre»
Ospite di una struttura per anziani di Monza, è arrivato in ospedale disidratato e con un’infezione

A chiamare l’ambulanza, dopo averlo trovato estremamente debilitato, era stata la figlia, accortasi che qualcosa non andava nel momento stesso in cui è entrata nel salone della struttura per anziani di Monza in cui il padre era ospite. E al San Gerardo, così come poi sarebbe emerso dalle analisi, era arrivato disidratato, con una forte polmonite e un’importante infezione in corso. I medici hanno fatto di tutto per salvarlo, ma le sue condizioni sono precipitate, fino al decesso.
La battaglia di una famiglia
Antonietta e il fratello Fabio Castronovo chiedono sia fatta chiarezza sulla morte del loro papà, Giuseppe, ex operaio metalmeccanico della Breda in pensione e residente a Vimercate, scomparso a 87 anni.
Molte le domande a cui vorrebbero dare una risposta, tanto che si sono affidati a una legale.
«Nostro padre era orgogliosamente siciliano - hanno esordito ricordandolo con commozione - Era un uomo deciso, gioioso e rispettoso delle altre persone. Ha lavorato duramente per garantirci una vita serena e piena. Fino a qualche anno fa era in buona salute, poi, con l’avanzare dell’età, hanno cominciato a emergere le patologie ad essa correlate».
Il ricovero in struttura
Fino a che ha potuto, Antonietta Castronovo si è presa cura di lui, facendolo vivere a casa sua. Poi, dopo il 2021, anche per via del lavoro su turni, ha ritenuto opportuno, suo malgrado, di affidarsi a una struttura.
«Purtroppo era insorta anche la demenza senile, patologia che essendo degenerativa, aveva cominciato ad aggravarsi - ha ricostruito - Nonostante ciò continuava a essere autosufficiente. E così abbiamo deciso di rivolgerci a una casa famiglia».
I figli, inizialmente, avevano provato con strutture nella zona di Pavia, per via di un rapporto qualità-prezzo che hanno rilevato essere migliore rispetto a quello offerto da realtà brianzole.
«Ha cambiato tre strutture, tutte nella zona di Pavia e in nessuna di esse abbiamo riscontrato criticità - hanno spiegato ancora - Solo che la distanza era notevole e non riuscivamo ad andarlo a trovare con la frequenza che avremmo voluto osservare. Anche lui soffriva della lontananza e allora abbiamo capito che avremmo dovuto riportarlo più vicino a noi».
La casa famiglia a Monza
Di qui la decisione di cercare una soluzione in Brianza. Una ricerca che li ha portati a individuare una comunità alloggio per anziani che si trova Monza. «Era settembre dello scorso anno, il 2024 e, dopo aver preso contatti con i gestori, abbiamo concordato una visita». Visita che Antonietta Castronovo ha effettuato con sua mamma.
«Ed è stato in questa occasione che abbiamo incontrato per la prima volta la donna che si è presentata come titolare della società - ha proseguito - Dopo averci mostrato la struttura, che mi è apparsa ordinata e pulita, nonché dotata di ampi spazi, ci ha rassicurato circa la presenza di personale specializzato, ma anche del fatto che il marito era un ex medico in pensione».
Requisiti indispensabili considerato che l’anziano, cateterizzato qualche anno prima, necessitava di accortezze particolari.
L’impressione positiva ha spinto la famiglia a trasferire Castronovo a Monza. «Nostro padre è entrato ufficialmente il 15 ottobre - ha evidenziato - Inizialmente non abbiamo rilevato anomalie».
Le prime avvisaglie
Dopo circa un mese, però, hanno iniziato a notare un calo di peso. La famiglia ha provato più volte a chiedergli se mangiasse adeguatamente «e lui ci diceva di sì, anche se poi, quando lo andavo a prendere per portarlo a casa, cosa che accadeva tutte le domeniche, lo vedevo sempre più magro».
A quel punto Castronovo ha cominciato a prestare ancora più attenzione al suo stato di salute, «anche perché ciò non era mai avvenuto nelle precedenti strutture in cui aveva trovato ospitalità».
Interpellata in merito, «la responsabile della struttura mi ha risposto che si trattava di una cosa normale, dovuta all’età».
Intanto i fatti «inusuali» cominciavano ad aumentare. «Quando mi presentavo in struttura per vedere mio padre mi facevano attendere una decina di minuti prima di aprire - ha spiegato ancora Castronovo - Altre volte ho trovato che i dispositivi sanitari di cui necessitava erano posizionati male. O ancora, è capitato che indossasse abiti non suoi e che fosse abbigliato in maniera del tutto inadeguata alla stagione».
Il malore
Dopo aver trascorso il Natale insieme, a gennaio Giuseppe Castronovo ha cominciato ad accusare un certo malessere. «Il 13 gennaio, vedendolo provato, ho preso appuntamento al San Gerardo per una serie di accertamenti - ha ricostruito - Quel giorno mi sono presentata in struttura alle 15.30 per portarlo a effettuare le visite e l’ho trovato nel salone, seduto sul divano. Sembrava che dormisse e dunque ho chiesto a un dipendente di aiutarmi a svegliarlo e a farlo alzare. Sollevandolo, si è accasciato per terra».
La donna si è quindi avvicinata immediatamente al padre, «che era quasi privo di sensi», chiamando il 118. «Il fatto grave è che il dipendente mi ha detto che era in quelle condizioni dalla mattina. Possibile che nessuno abbia pensato di avvisarmi e di chiamare l’ambulanza?», si è chiesta - e si chiede tuttora - Castronovo.
L’infezione e la disidratazione
«Mio padre, a quel punto, è stato trasportato al Pronto soccorso del San Gerardo, dove è stato ricoverato in quanto, così come si evince anche dai referti rilasciatimi, disidratato, con la polmonite e con un’infezione alle vie urinarie».
Sottoposto a una forte cura antibiotica, inizialmente sembrava potesse manifestare segni di miglioramento. «Nel frattempo, visto l’accaduto, avevo fatto richiesta per un’altra casa famiglia. Mi ero appena accordata per il suo trasferimento, quando dall’ospedale mi hanno chiamata dicendomi che le sue condizioni si erano aggravate e che non sarebbe potuto uscire».
Dopo il terzo ciclo di antibiotico - che non è riuscito a debellare l’infezione in corso - dal nosocomio le hanno comunicato che sarebbe stato opportuno accompagnarlo all’hospice. Una notizia che ha profondamente addolorato la famiglia. «Significava che per nostro papà non c’erano più speranze».
Il decesso
Giuseppe Castronovo è entrato all’hospice il 18 febbraio. Il 26 dello stesso mese la famiglia ha sporto querela nei confronti della casa famiglia per lesioni personali presso la Stazione dei Carabinieri di Concorezzo. Il 3 marzo l’anziano è deceduto.
«Vogliamo chiarezza sulla sua morte - hanno detto Antonietta e Fabio Castronovo, ribadendo quanto messo nero su bianco nella denuncia - Anche perché abbiamo pure riscontrato come, nella casa famiglia in cui era ospite, il catetere non gli fosse stato sostituito entro il limite previsto: gli hanno fatto tenere il medesimo per quaranta giorni, ben venti in più del consentito. Inoltre, se il giorno del ricovero versava in condizioni preoccupanti già dal mattino, perché nessuno è intervenuto o ha chiamato i soccorsi, nonostante anche la direzione ne fosse stata informata?». Chiarimenti che potrebbero emergere in fase di eventuale esame autoptico. La famiglia, tramite l’avvocato a cui si è affidata, sta anche cercando di recuperare la retta dell’ultimo mese (corrisposta nonostante il ricovero dell’anziano), nonché la caparra, così come previsto nel contratto. A oggi il legale della famiglia ha inviato la richiesta di rimborso, senza tuttavia ricevere alcuna risposta.