Rissa violenta

La "guerra del kebab" a Giussano, spedizione punitiva: cinque arresti

Violenze e minacce per il controllo del territorio. L'agguato nei confronti di padre e figlio che stavano aprendo un ristorante in via Lecco

La "guerra del kebab" a Giussano, spedizione punitiva: cinque arresti
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Lotta per il controllo del territorio a Giussano con minacce, rissa botte e cinque persone arrestate.

Violenta rissa a Giussano

Entrano con le mazze da baseball in mano. Rompono tutto e picchiano duro. Spedizione punitiva, quella del 13 maggio ai danni del «Turkish kebab pizza», locale in fase di ristrutturazione al numero 2 di via Lecco, a Giussano, preceduta da varie minacce telefoniche, del tipo: «Giussano è il mio territorio, e qui lavoro solo io, se apri un ristorante qui, ti faccio ammazzare i figli dai terroristi curdi».
Il bilancio finale è di due persone ferite, e cinque cittadini turchi incensurati arrestati, dopo la denuncia delle vittime e le indagini dei carabinieri, con l’accusa di estorsione. Farebbero tutti parte di un gruppo più numeroso composto da una decina di persone, la metà delle quali (in attesa di eventuali sviluppi da parte degli investigatori dell’Arma) è ancora sconosciuta, protagonisti di un’irruzione nel locale di via Lecco, dove hanno picchiato duro coi bastoni altri loro connazionali.  Lo scopo era impedire ai rivali di aprire un’attività di pizzeria-kebab concorrente alla lor.
Sono tutti immigrati turchi regolari in Italia, a parte uno con il permesso di soggiorno scaduto l’anno scorso. Hanno tra i 22 e i 46 anni.

Padre e figlio stavano allestendo il nuovo ristorante

Il più giovane vive a Solaro. Altri due in provincia di Varese, nei comuni di Uboldo e Gallarate. Gli altri sono di Giussano. Nessuno di loro ha precedenti penali, e lavorano nella ristorazione, impegnati nella gestione di due negozi di kebab, uno a Solaro e l’altro a Giussano.
Sono finiti tutti in carcere a Monza, indagati per il reato di estorsione consumata, poi riqualificato in «tentata». Avrebbero provato, per l’accusa, a procurarsi un «ingiusto profitto» attraverso «l’eliminazione di una attività commerciale loro concorrente».
Il gip di Monza Gianluca Tenchio ha disposto nei loro confronti, dopo l’interrogatorio di garanzia, la misura dell’applicazione del braccialetto elettronico, con il divieto di avvicinarsi alle parti offese. L’indagine dei carabinieri parte proprio dopo l’assalto del 13 maggio, nel quale restano ferite due persone, padre e figlio di 50 e 26 anni, turchi con residenza a Cinisello Balsamo, dimessi dall’ospedale con prognosi tra i 20 e i 25 giorni per lesioni alla testa.
Gli aggressori mazze da baseball, spranghe di ferro, sassi. Usano le armi per picchiare e fare danni. Colpiscono anche a mani nude, e scagliano pietre. Le indagini dei militari riescono a individuare cinque persone.

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